James Hillman: Contemplare il sintomo.

Il sintomo vuole essere contemplato, non solo analizzato.

Risultati immagini

Per cambiare il modo di vedere le cose, bisogna innamorarsi. Allora, la stessa cosa sembra del tutto diversa.

Al pari dell’amore, il cambio di prospettiva può avere un effetto di riscatto, di redenzione, non nel senso religioso di salvare l’anima per il paradiso, ma in senso più pragmatico. Come al banco dei pegni, ci è dato qualcosa in cambio, il nostro pegno non era privo di valore, come credevamo.

I fastidiosi sintomi quotidiani possono godere di una rivalutazione, è possibile reclamarne l’utilità.

Sintomo, nella nostra cultura, significa qualcosa di negativo. In sé, il termine indica semplicemente una combinazione (syn) di eventi accidentali, né positivi né negativi, che fonde in un’immagine più cose. Come il giudizio sul loro valore non deve necessariamente essere morale, così il loro campo non deve necessariamente essere la medicina.

In quanto eventi accidentali, il luogo dei sintomi non è anzitutto la malattia, bensì il destino. Una volta che i sintomi, anche se esprimono sofferenza, non siano più considerati in primo luogo come qualcosa di negativo, qualcosa che non va nel bambino, allora possiamo liberare la mente dalla sua fissazione di eliminare i sintomi in un bambino.

Possiamo porre fine al pervertimento dell’adagio terapeutico «Il simile cura il simile» che ci spinge a fare del male al bambino per liberarlo da quel male che è il sintomo. Se il sintomo non è una cosa cattiva, non dobbiamo più usare cattivi metodi per farlo andare via.

Il terapeuta raffinato e superstizioso spesso si domanda che fine faccia il sintomo, una volta andato via. È scomparso davvero? Ritornerà sotto altra forma? E, adesso che non c’è più, che cosa avrà cercato di esprimere, in realtà?

Questi dubbi danno la vaga sensazione che ci sia «dell’altro» nei sintomi, oltre alla loro negatività asociale, disfunzionale e penalizzante. E predispongono a cogliere nel sintomo una intenzionalità nascosta, sicché lo possiamo considerare, meno ansiosamente (meno moralisticamente), non più come qualcosa che non va, bensì, più semplicemente, come un fenomeno (e fenomeno in origine significava qualcosa che appare, splende, si accende, si illumina, si offre alla vista).

Il sintomo vuole essere contemplato, non solo analizzato.

Tratto da: “Il codice dell’anima”, di James Hillman.

Fonte: https://www.facebook.com/groups/meditare.it/permalink/1478893975455948/

WooshDe7Torna Su