Jean Klein: Estinguere questa sete.

Estinguere questa sete.

In certi momenti, soli con noi stessi, sentiamo una grande carenza interiore. Questa è la motivazione-madre, che genera le altre. Il bisogno di colmare questa carenza, di estinguere questa sete, ci spinge a pensare, ad agire.

Senza neppure soffermarci a interrogarla, fuggiamo da questa insufficienza, cerchiamo di ammobiliarla, talora con un oggetto, talora con un progetto e poi, delusi, corriamo da una compensazione a un’altra, di fallimento in fallimento, da un dolore ad un altro, da una guerra all’altra. È il destino al quale son votati i mortali comuni, coloro i quali si rassegnano a questo stato di cose e che lo ritengono inerente alla condizione umana.

Vediamolo un po’ più da vicino. Ingannati dalla soddisfazione che ci forniscono gli oggetti, constatiamo che finiscono col darci sazietà e persino indifferenza, che ci fanno contenti un istante, ci portano alla non-carenza, ci fanno tornare a noi stessi e, infine, ci stancano; essi hanno perduto la loro magia evocatrice.

La pienezza che abbiamo sentito non si trova dunque negli oggetti, ma in noi e noi concludiamo a torto che essi siano stati gli artefici di quella pace. L’errore sta nel considerare questi ultimi come condizione “sine qua non” di quella pienezza.

In quei momenti di gioia, questa esiste di per se stessa, null’altro è là. In seguito, rievocando quella felicità, le sovrapponiamo un oggetto che crediamo ne sia stato la causa e così facendo oggettiviamo la gioia.

Se constatiamo che questa prospettiva che ci siamo costruiti non può portarci altro che una felicità effimera, che essa è incapace di darci quella pace durevole, che si trova in noi stessi, finiremo col capire che, nel momento in cui saremo pervenuti a quell’equilibrio, esso non è stato provocato da alcun oggetto; e che la contentezza definitiva, gioia ineffabile e inalterabile, senza motivo, è da sempre presente in noi. Essa ci era soltanto velata.”

Jean Klein

Fonte

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