Può esserci soltanto la sensazione senza il pensiero?
La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione.
«Ora, la questione è se possa esserci un intervallo, uno spazio; avere cioè soltanto la sensazione, senza lasciare che il pensiero intervenga a controllarla. Questo è il problema. Perché il pensiero crea l’immagine e si aggrappa a quella sensazione? E’ possibile guardare una camicia, toccarla, averne la sensazione e finirla lì, senza che il pensiero intervenga? Avete mai provato a farlo?
Quando il pensiero entra nel campo della sensazione – e anche il pensiero è una sensazione – allora ne prende il controllo e ha inizio il desiderio. E’ possibile osservare soltanto, avere il contatto, la sensazione e nient’altro? E in questo la disciplina non c’entra, perché quando cercate di disciplinarvi, si tratta di un’altra forma di desiderio di ottenere qualcosa.
Quindi bisogna scoprire il principio del desiderio e vedere che cosa accade. Non comprate immediatamente quella camicia, guardate quello che succede. Potete osservarlo; ma siamo talmente desiderosi di ottenere qualcosa, di possedere una camicia, un uomo, una donna o una posizione, che non abbiamo mai il tempo e la tranquillità di osservare tutto questo.»
Jiddu Krishnamurti
Esperimenti di meditazione: la sensazione senza il pensiero.
A tu per tu con il vuoto – l’assenza – di pensieri. Gli accadimenti si susseguono, ma li rifletto come se la mia mente fosse solo uno specchio.
Le auto si avvicendano sul viale prospiciente, poi subentra il silenzio. Gli intervalli – che dapprima ti travolgono con il trambusto del traffico, ma poi ti soccorrono con una quiete perfino suggestiva – si alternano a iosa.
Una lieve brezza mi sfiora la pelle, quindi la sensazione si attenua, finché la mia caviglia non s’imbatte in un insopportabile insetto. Ed ecco il giudizio, l’aggettivo di merito – l’attributo insopportabile – che interpreta e altera – meccanicamente quanto inconsapevolmente – la sensazione. Lo rilevo e procedo.
Ho l’impressione che le circostanze galleggino tutt’intorno, finché la mia attenzione non muta d’improvviso prospettiva. Se dapprincipio era rivolta pressoché esclusivamente all’esterno, ora si riconverte e s’indirizza nel profondo, verso un punto che sembra indefinito, ma che sale, sale e focalizza il centro di tutto ciò che presuppongo sia – l’essere – la mia stessa qualità di coscienza.
Un centro che, tuttavia, non mi appartiene, giacché non corrisponde che al nucleo della vita, del mondo. La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione.
Franco Megali