Jim Newman: Al di là delle parole.

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L’ io nasconde ciò che è al di là delle parole.

[…] La parola descrive “questo” come un qualcosa di solido, concreto, ma che cosa sia “questo”, in realtà, nessuno può dirlo. E’ impossibile dirlo, è troppo immediato, troppo reale, è ciò che è.

La non-dualità, o liberazione, non è cercare di riconoscere, o vedere, o rendere reale che “questo” è ciò che è, la non-dualità è entrambe le cose: sia “questo” come “tazza”, che come “ciò che è”, non nominabile. Una tazza intesa anche come “ciò che è”, una tazza non più intesa solo come un aggregato, un oggetto, ma come un’apparenza di tutto ciò che è.

Quello che accade, quando l’io compare, è che il corpo è il centro dell’esperienza e questo centro sembra avere una sorta di gravità, come un peso, una pressione, e questa pressione è sperimentata anche dal cervello; da questo si origina una drammatica incomprensione, perchè quello che il cervello comunica è che se qui accadono certe cose e il corpo è il centro, allora questo deve avere a che fare con “me”. “Io sono il centro dell’esperienza”, quindi c’è una localizzazione, un “qui” e tutto ciò che accade sembra accadere “qui”, al centro e il cervello afferma: “Oh, sono qui”.

Quando “io sono qui” è presente, ciò che accade è che questa è una tazza, è solo un oggetto, un nome, e la realtà di questa apparenza bianca, che non ha passato, nè futuro, va completamente persa. L’io vede solo la “tazza”, e poi dice: “io so cos’è questo”, “so com’è fatto”, “so da dove proviene”, “so come si usa”, “so a cosa serve”, “so a cosa non serve”, eccetera. Conoscendo tutte queste cose, tutto diventa noioso, perchè ora “conosco la tazza”, “conosco che cos’è” e quello che va perduto è che nessuno sa davvero che cos’è “questo”, ciò che è… è sorprendente. […]

Non mi resta che augurarti una “sorprendente” visione del video.
Con affetto, Sid… Love.

Fonte

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