Jon Kabat-Zinn: Momento per momento.

Momento per momento.

Ascoltare il corpo: Sintomi.

I farmaci per alleviare sintomi di vario genere sono un’industria da molti miliardi di dollari. Il più lieve mal di testa, mal di stomaco o raffreddore basta a far sì che la gente si precipiti in farmacia alla ricerca della pillola magica per fare sparire il disturbo. Ci sono farmaci per rallentare l’attività dell’intestino, altri per accelerarla, altri per neutralizzare l’acidità di stomaco, altri ancora per sedare l’ansia e per dormire.

Tutte queste medicine servono soprattutto a ridurre il disagio prodotto da vari sintomi e spesso sono abbastanza efficaci. Ma il problema è che le cause all’origine dei sintomi non possono venire affrontate sopprimendo temporaneamente i sintomi.

L’abitudine di ricorrere immediatamente a farmaci per alleviare i sintomi, riflette un atteggiamento mentale che li considera come puri inconvenienti, inutili ostacoli che si frappongono fra noi e le cose che vogliamo fare o il modo in cui vogliamo vivere.

Ma i sintomi sono spesso messaggi del corpo e ci dicono che qualcosa è fuori equilibrio. Sono dei feedback di sregolazione. Ignorando questi messaggi o, peggio, sopprimendoli, corriamo il rischio di incorrere in squilibri più gravi in seguito. E, cosa forse ancora più importante, facendo questo non impariamo ad ascoltare il nostro corpo e a fidarcene.

La maggior parte dei pazienti arriva alla clinica per lo stress con un numero notevole di disturbi e sintomi. In media, durante le otto settimane del corso, il numero di sintomi che la gente riferisce decresce di circa un terzo. È una riduzione notevole in un periodo tanto breve. Eppure, durante il corso, ci occupiamo pochissimo dei sintomi e quando lo facciamo non è nella prospettiva di attenuarli o mandarli via.

In primo luogo, in un gruppo di venti-trentacinque persone, quasi tutte ansiose e preoccupate dei propri disturbi e desiderose di liberarsene, concentrarsi sui problemi di ciascuno tenderebbe a incoraggiare un atteggiamento molto focalizzato su di sé e un comportamento malato.

Essendo la nostra mente quel che è, un contesto del genere produrrebbe interminabili discussioni sulla malattia, anziché sulla trasformazione personale. Nella clinica per lo stress, scegliendo di rivolgere l’attenzione a ciò che funziona nelle persone, anziché a ciò che non funziona, pur senza negare ciò che non funziona, riusciamo a oltrepassare la fissazione sui dettagli della malattia e ad arrivare al centro della faccenda, cioè alla possibilità di contattare la nostra interezza, così come siamo, nel momento presente.

Saggia attenzione.

Invece di discutere i sintomi come disturbi da eliminare, quando ce ne occupiamo lo facciamo per addentrarci nell’esperienza dei sintomi, nel momento stesso in cui dominano la nostra mente e il nostro corpo. Il modo in cui ci accostiamo a essi, potrebbe essere descritto come saggia attenzione.

Saggia attenzione significa portare la stabilità e la calma della consapevolezza ai nostri sintomi e al modo in cui reagiamo a essi. La chiamo ‘saggia’ per distinguerla dal tipo di attenzione che di solito prestiamo ai nostri problemi e disturbi.

Se, per esempio, hai una malattia cronica grave, è comprensibile che tu sia preoccupato e magari anche spaventato e depresso dei cambiamenti che avvengono nel tuo corpo e dei loro possibili sviluppi. Di conseguenza dedichi ai tuoi sintomi molta attenzione, ma di solito non è un’attenzione utile, un’attenzione che aiuta a guarire. Il più delle volte è reattiva, carica di giudizi e di preoccupazioni centrate su di te. È l’opposto della saggia attenzione.

La via della consapevolezza consiste nell’accettarci così come siamo in questo momento, con o senza sintomi, con o senza dolore, con o senza paura. Invece di rifiutare la nostra esperienza come indesiderabile, ci chiediamo: “Che cosa mi dice questo sintomo? Che cosa mi rivela del mio corpo e della mia mente in questo momento?”

Ci permettiamo, almeno per un momento, di entrare nella piena sensazione del sintomo. Questo richiede coraggio, specialmente quando il sintomo è doloroso o quando abbiamo paura della morte. Ma puoi almeno fare un piccolo esperimento, avvicinarti un pochino al sintomo, diciamo per dieci secondi, tanto per guardarlo un po’ più da vicino.

Quando facciamo questo, incontriamo anche le emozioni che il sintomo ci provoca. Se proviamo rabbia, rifiuto, paura, disperazione o rassegnazione, cerchiamo di osservare anche queste cose il più spassionatamente possibile. Perché? Per la sola ragione che è la nostra esperienza in questo momento.

Questo è il luogo in cui ci troviamo. Se vogliamo guarire e muoverci verso un maggiore benessere, dobbiamo partire da dove siamo, non da dove vorremmo essere. Il movimento verso la salute parte dal qui e ora.

Perciò, osservare attentamente i tuoi sintomi e le tue emozioni, accettando entrambi per quello che sono, è della massima importanza. Visti in questa luce, i sintomi e le emozioni che ti suscitano appaiono come messaggeri, venuti a comunicarti cose importanti riguardo al tuo corpo e alla tua mente.

Anticamente, quando un re non gradiva il messaggio che gli arrivava, faceva tagliare la testa al messaggero. Il nostro comportamento verso i sintomi è spesso di questo genere. Ma uccidere il messaggero e ignorare il messaggio non è un modo intelligente per cercare la guarigione.

La cosa più dannosa che possiamo fare è ignorare le connessioni che chiudono i circuiti di feedback cruciali e ripristinano l’autoregolazione e l’equilibrio. La vera sfida, quando abbiamo dei sintomi, è ascoltare veramente il loro messaggio e prendercelo a cuore: vale a dire, realizzare pienamente la connessione.

IO.

Quando nella clinica un paziente mi dice che durante l’esplorazione del corpo o la meditazione seduta ha avuto mal di testa, generalmente la mia risposta è qualcosa come: “Va bene. Dicci anche come hai lavorato con il mal di testa”.

Quel che intendo è: “Hai colto questa occasione per esaminare l’esperienza che chiami ‘mal di testa’, che, magari, è un problema che ti perseguita nella vita di ogni giorno, anche quando non stai meditando? L’hai osservata con saggia attenzione? Hai portato alle sensazioni che hai provato, consapevolezza e accettazione? Hai osservato i tuoi pensieri in quel momento? O la mente è saltata automaticamente nel rifiuto e nel giudizio, magari sentendo di non riuscire a meditare o di non essere capace di rilassarti o che la meditazione non funziona o che i tuoi mal di testa sono incurabili?”

Disidentificazione.

Tutti noi possiamo avere questi pensieri negativi e molti altri. Vanno e vengono. Come ogni altra reazione, la sfida che essi ci propongono è quella di osservarli semplicemente come pensieri. Facendo ciò, puoi anche accogliere il mal di testa nella tua esperienza presente, perché c’è comunque, che ti piaccia o meno.

Riesci a decifrarne il messaggio, ascoltando attentamente come si sente ora il tuo corpo? C’è qualche umore o emozione che ha preceduto il mal di testa? Riesci a identificare un evento che lo ha messo in moto? Che cosa provi ora? Ti senti ansioso, depresso, triste, deluso, scoraggiato, irritato? Riesci a stare con quello che senti in questo momento? Riesci a osservare le tue reazioni con saggia attenzione? Riesci a osservare i tuoi pensieri e le tue emozioni semplicemente come pensieri ed emozioni? Riesci a cogliere l’impulso a identificarti con essi, a viverli come il mio mal di testa, la mia irritazione, i  miei pensieri? Riesci a lasciare andare il “mio” e ad accettare il momento semplicemente per quello che è?

Osservando il mal di testa, esaminando la costellazione di pensieri e di emozioni che lo accompagnano (la reazione, il giudizio, il rifiuto di come ti senti, il desiderio di sentire qualcosa di diverso), magari a un certo punto ti accorgerai che “tu” non sei il mal di testa, a meno che non ti ci identifichi tu stesso. Forse non è il “tuo” mal di testa, ma solo un mal di testa, o forse solo una sensazione nella testa, che non ha bisogno di nessun nome.

Il linguaggio che usiamo è molto rivelatore della tendenza a personalizzare i nostri sintomi e malattie. Per esempio, diciamo: “ho il mal di testa, ho l’influenza, ho la febbre”. Sarebbe più giusto descrivere il mal di testa, l’influenza, la febbre come processi dinamici di cui facciamo esperienza, non stati che ci appartengono.

Legando automaticamente e inconsciamente ogni sintomo a ‘io’ e ‘mio’, la mente già ci sta preparando diversi trabocchetti. Dobbiamo renderci conto di questa tendenza all’identificazione e coscientemente lasciarla andare per potere ascoltare più profondamente il messaggio del sintomo, non oscurato dalle nostre reazioni.

Quando osservi un sintomo con piena consapevolezza, che sia tensione muscolare o palpitazioni cardiache, difficoltà di respirare, febbre o dolore, è molto più facile ricordarti di rispettare il tuo corpo e ascoltarne i messaggi.

Quando non riusciamo a metterci in un vero rapporto di ascolto e neghiamo il sintomo o ce ne preoccupiamo in maniera ossessiva ed esagerata, ci creiamo seri problemi. Di solito il tuo corpo fa di tutto per farti arrivare i suoi messaggi, anche quando non ha una buona connessione con la tua mente cosciente.

Un sacerdote che ha partecipato al corso per la riduzione dello stress ha descritto così la sua esperienza, dopo alcune settimane di meditazione. Si accorgeva ora che per anni il suo corpo aveva cercato di indurlo a rallentare la sua attività frenetica, dapprima facendogli venire dei mal di testa mentre lavorava. Lui non ci aveva fatto caso e i mal di testa erano peggiorati.

Poi il corpo gli aveva creato un’ulcera. Ma ancora lui non lo aveva ascoltato. Allora gli aveva fatto venire un attacco cardiaco. Questo lo aveva spaventato abbastanza da cominciare a prendere sul serio la situazione.

Ora era grato che gli fosse venuto il colpo al cuore e lo considerava un dono. Perché avrebbe potuto ammazzarlo, ma non l’aveva fatto. Gli aveva lasciato un’altra possibilità. E sentiva che forse era per lui l’ultima occasione per cominciare a rispettare il suo corpo e ad ascoltarne i messaggi.

Tratto da: “Vivere momento per momento”, di Jon Kabat-Zinn

Fonte: https://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=21546

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