Karl Renz: Consapevolezza e separazione.

La consapevolezza è la radice della separazione.

Fino a quando “l’io” crede nel “io”, ci sono due. E quando un “io” crede in un ”non-io”, ci sono ancora due. La speranza, l’idea, che possa rimanere un “io” che sia senza “io” è assurda.

Sta di fatto che la coscienza si realizza nell’esplorazione di sé o nella crisi esistenziale che consiste nel volere conoscersi. Questa è la sua motivazione. Dunque, la fonte di tutte le paure di quel “piccolo io” è questa prima consapevolezza dell’esistenza.

Questo non inizia con il corpo, ma molto prima. Già con la prima esperienza esistenziale dell’Essere, della consapevolezza, ha inizio questo essere separato. Poiché già qui, c’è un qualcuno che è cosciente di se stesso. Già ci sono due. È la prima idea di Dio, un Dio Padre – consapevolezza, che diventa l’idea radice. Tutto il resto non sono altro che riflessi, conseguenze di questo primo incidente.

Dunque, attenti agli inizi! O, piuttosto, torniamo all’inizio e così alla prima o ultima cosa che può essere sperimentata, che è la radice di qualsiasi altra esperienza. Dunque ritorniamo al soggetto che appare in quanto “io” della consapevolezza. A quel punto la domanda si pone: la prima consapevolezza soggettiva ha una qualche realtà? E finalmente la domanda neanche più si pone. Più nessun ritorno all’inizio, più nessun ritorno alla fonte. Rimane la fonte, che sgorghi o no.

Togli tutto e rimani in quanto ciò che sempre rimane. Ma di ciò che rimane tu non potrai mai fare l’esperienza. E’ la non sperimentabilità di ciò che sei. Tutto quello che puoi conoscere, puoi anche perderlo. Ma non ciò che ne fa l’esperienza.

Quando dico tu, intendo Tu. Parlo sempre da un io assoluto ad un tu assoluto. Di più non esiste, e allora? E con ciò ? Non c’è né uno, né due. C’è solo l’Essere. E l’Essere non conosce né uno né due. Dunque non è neanche l’essere Uno.

L’essere è perfino quando c’è il due. Allora è l’esser due, essere tre o essere quattro o essere cinque o essere ubriaco o essere sobrietà, o essere bellezza, o essere bruttezza. L’essere è l’essere, poco importa quale sia il suo attributo. Rimane ed è ciò che è. Non ha alcun bisogno di essere uno, sennò sarebbe, di già, un essere condizionato.

Maggioranza, molteplicità, semplicità, complicazione: l’Essere rimane l’Essere.

Karl Renz

Fonte: http://www.non-dualita.it/la-consapevolezza-e-la-radice-della-separazione-karl-renz/

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