Ken Wilber: Dissociazione e Disidentificazione. 1

La Meditazione e l’Ombra. Dissociazione e Disidentificazione.

Trascendenza Sana: dall’Io al Me.

Qui è dove la storia entra in collisione con la meditazione e la contemplazione. Quello che questi “studiosi dell’ombra” occidentali hanno scoperto, come abbiamo osservato, è che nei primi stadi di sviluppo, parti dell’io (parti della soggettività: “io”) possono essere scissi o dissociati.

Quando questo accade, queste parti dell’io appaiono come ombra e sintomi e diventano “essi” (cioè aspetti dell’io appaiono come “essi”, oggetti esterni). Quando c’è repressione, è ancora possibile sperimentare la rabbia, ma non è più possibile sperimentare la proprietà della rabbia.

La rabbia, iniziata come un “io”, è, adesso, un “esso” nella mia consapevolezza e posso praticare la meditazione vipassana su questa rabbia-oggetto quanto voglio, sia che utilizzi la “pura attenzione”, sia che osservi semplicemente che “emerge rabbia, emerge rabbia, emerge rabbia” – ma tutto quello che potrò fare è solo affinare e intensificare la mia consapevolezza della rabbia in quanto “esso”.

Gli sforzi meditativi e contemplativi, di fatto, non riescono a raggiungere il problema originario, cioè il fatto che c’è un fondamentale problema di proprietà-confine. Disfarsi del confine, come aiuta a fare la meditazione, semplicemente nega e sospende il problema sul piano dove esso è reale. Esperienze dolorose hanno dimostrato, spesso, che la meditazione non risolve l’ombra originaria, può invece spesso esacerbarla.

Visti tutti i meravigliosi benefici della meditazione e della contemplazione, è ancora problematico ammettere che persone che meditano da lungo tempo possiedono ancora importanti elementi di ombra. Dopo 20 anni di meditazione hanno ancora quegli elementi di ombra. Forse è perché, come quelle persone rivendicano, non hanno ancora meditato abbastanza. Magari altri 20 anni? O forse il fatto è che la meditazione non riesce a risolvere quel problema…

Qui è dove il modello AQAL (tutti i quadranti, tutti i livelli, tutti gli stati, tutti i tipi) permette di concettualizzare questa importante questione.

Consideriamo uno sviluppo normale o sano. Robert Kegan, riportando quello che in generale sostengono i teorici dello sviluppo, ha sottolineato che il processo fondamentale dello sviluppo può essere espresso come segue: il soggetto di uno stadio diventa l’oggetto dello stadio successivo.

Così, per esempio (e parlo in termini molto generali), se sono allo stadio rosso dello sviluppo (magico/mitico, egocentrico, pre-operativo), questo significa che il mio “io” – il soggetto – è completamente identificato con il rosso, tanto che io non posso vedere il rosso come un oggetto, ma lo uso come soggetto con il quale e attraverso il quale vedo il mondo.

Ma quando passo allo stadio successivo, lo stadio ambra (mitico, convenzionale, conformista, operativo concreto) allora l’io-rosso diventa un oggetto della mia consapevolezza, che è adesso identificata con l’ambra – quindi, il mio soggetto-ambra adesso vede gli oggetti rossi, ma non può esso stesso essere visto.

Se pensieri e impulsi relativi allo stadio rosso emergono nello mio spazio-dell’io, li vedrò come oggetti del mio io (adesso identificato con lo stadio ambra). Quindi, il soggetto di uno stadio diventa l’oggetto del soggetto dello stadio successivo e questo è proprio il processo fondamentale dello sviluppo. Per usare i termini di Gebser: l’io di uno stadio diventa lo strumento dello stadio successivo.

Per quanto questo sia genericamente corretto, non ci racconta tutta la storia. Questo è un modo in terza-persona di concettualizzare il processo; ma nei termini diretti della prima-persona, non accade semplicemente che il soggetto di uno stadio diventa l’oggetto del soggetto dello stadio successivo, ma che l’io di uno stadio diventa il me dell’io dello stadio successivo.

Cioè, in ogni stadio di un sano-sviluppo-dell’io, la prima-persona soggettiva diventa la prima-persona oggettiva (o possessiva) nel mio spazio-io: “io” divento “me” (o “mio”). Il soggetto rosso diventa oggetto del soggetto ambra, che a sua volta diventa oggetto del soggetto arancione, che a sua volta diventa oggetto del soggetto verde, ecc. – ma oggetti che sono posseduti – non solo oggettivi, ma oggettivi o possessivi della prima-persona. Non puramente “oggetti di un soggetto”, ma i miei oggetti del mio soggetto (cioè, io divento me o mio).

Quindi, per esempio, una persona potrebbe dire, “Io ho pensieri, ma io non sono i miei pensieri, io ho sensazioni, ma non sono le mie sensazioni” – la persona non è più identificata con essi in quanto soggetto, ma ancora li possiede come un oggetto – cosa che è sana, perché essi sono ancora posseduti come “miei pensieri”.

La proprietà è cruciale. Se io, di fatto, pensassi che i pensieri nella mia testa fossero i pensieri di qualcun altro, questa non è trascendenza, ma grave patologia. Lo sviluppo sano, dunque, è la conversione della prima-persona soggettiva (“io”) in prima-persona oggettiva o possessiva (“me” o “mio”) nello spazio-dell’io. Questa è la forma propria della trascendenza e della trasformazione sana: l’io di uno stadio diventa il me dell’io dello stadio successivo.

Fine Parte 1

Tratto da: “Integral Spirituality”, di Ken Wilber

Fonte: http://www.rebirthing-milano.it/brani-traduzioni/la-meditazione-lombra-dissociazione-disidentificazione/

WooshDe7Torna Su