La Gnosi e Nag Hammadi.

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La gnosi attraverso la scoperta di Nag Hammadi.

Il sito di Nag Hammadi in Egitto

Dalle sabbie del deserto Nag Hammadi riemerge il fascino di un cristianesimo incredibile e sconosciuto.

La gnosi attraverso la scoperta di Nag Hammadi.

Intorno alla metà del 1945 a Nag Hammadi, località dell’Alto Egitto, furono scoperti, all’interno di una giara sotterrata tra le sabbie del deserto, 52 antichissimi codici risalenti al III – IV secolo d.C. e contenenti documenti composti, probabilmente, intorno al II-III secolo d.C..

Nag Hammâdi, Egitto - Wikipedia

Questi documenti hanno rivoluzionato la nostra conoscenza dello gnosticismo cristiano, la più antica forme del cristianesimo primitivo.

Lo gnosticismo si contrappose, sin dai primi decenni della storia cristiana, all’altra, e ben più nota forma di cristianesimo giunta fino ai giorni nostri e frutto del pensiero e dalla teologia di San Paolo.

Ritenuta la più pericolosa forma di eresia, lo gnosticismo cristiano, fino a qualche decennio fa, ci era noto solo attraverso le feroci invettive dei Padri della Chiesa, ad essi si aggiunsero rari testi scoperti tra la fine dell’800 ed i primi 30 anni del XX secolo, come la “Pistis Sophia”, il “Trattato Cataro dei Due Principi” e il capitolo finale del “Vangelo di Maria”.

Le informazioni dei padri della chiesa risultavano, però, parziali e spesso errate, mentre quelle provenienti dalle rimanenti fonti erano per lo più, astruse e criptiche. Questi materiali erano del tutto insufficienti a farci comprendere la natura dello gnosticismo e, soprattutto, il motivo che ne aveva assicurato una così larga diffusione in vastissime e variegate parti del tessuto sociale.

Solo con la pubblicazione completa dei manoscritti di Nag Hammadi, avvenuta nel 1985 a ben 40 anni dalla scoperta, abbiamo potuto riscoprire il fascino della forma primordiale della gnosi, e nel contempo comprendere come questo pensiero fosse, già nel II secolo d.C., perfettamente sviluppato in una teologia di sorprendente coerenza e complessità. La pubblicazioni di questi testi ci ha fatto comprendere che, a differenza di quanto si era pensato fino a qualche decennio fa, il cristianesimo che conosciamo e che viene oggi professato in varie forme é nato da una distorsione edulcorata del pensiero gnostico e non viceversa.

La Gnosi esprimeva l’anelito di libertà dell’individuo, ed il diritto ad un rapporto intimo e personale con il divino, offrendo all’uomo la possibilità di ritrovare Dio in se stesso, senza alcuna mediazione. E’ questa singolare teologia che spiega il perché, nonostante la oggettiva complessità delle tesi, lo gnosticismo risultò attraente e stimolante rispetto al secondo filone del cristianesimo primitivo, centrato sulla teologia del peccato e asservito alle esigenze del potere romano e, successivamente, dei potentati che lo hanno sfruttato per garantirsi il controllo scociale e politico.

Tra i più importanti documenti scoperti nel 1945, insieme a tre sconosciuti Vangeli: Tommaso, Egiziani, Verità, ve ne un quarto di suggestiva bellezza: il Vangelo di Filippo.

Pervenutoci in un manoscritto, in lingua copta, non si presenta come un vangelo tradizionale: ovvero non contiene storie della vita di Gesù, ma è una presentazione della teologia gnostica riportata con inconsueta chiarezza in un linguaggio ben lontano da quello ermetico che ci era noto dalle fonti precedenti la scoperta di Nag Hammadi.

Una delle frasi che meglio sintetizza il pensiero gnostico ci viene proprio da questo testo:

“Il Mondo ebbe origine da una trasgressione. Colui che lo ha creato voleva farlo incorruttibile ed immortale ma fallì. Poiché l’incorruzione del mondo non esisteva, non esisteva l’incorruzione di colui che lo creò.” (V.F. 75,10).

Il senso rivoluzionario di questa frase è inequivocabile: il Dio del Vecchio Testamento è un falso Dio.

Tenendo conto che questa idea fu alla base del credo di una comunità che si ricollegava direttamente al pensiero di Gesù a pochi anni dalla sua morte, se ipotizziamo che fu davvero il credo e le idee di Gesù, diviene facilmente comprensibile l’accanimento del Sinedrio e a gravità della bestemmia che gli venne imputata, tanto da condurlo alla condanna a morte.

Nel cuore del testo si sottolinea più volte, insieme a questo principio già di per se rivoluzionario, anche la natura della gnosi come movimento di ribellione politica ed anarchica. Secondo la gnosi, infatti, è la religione del falso Dio del Vecchio Testamento che ha dato origine alle sofferenze nel modo, generate dagli oligopoli di potere che allontanano gli uomini dal divino che é in loro, ingannandoli ed asservendoli attraverso l’opera dei angeli malvagi che servono il falso Dio: gli Arconti.

Gli gnostici, in sostanza, attribuivano la fonte primaria della schiavitù umana alla esteriorizzazione del Dio interiore (e con esso dell’anelito spirituale insito nell’uomo) ed alla creazione in un essere, reso lontano ed irraggiungibile, al servizio dei potenti e dei sacerdoti che se ne facevano interpetri e mediatori al solo fine di allontanare gli uomini dal contatto diretto e personale con il vero dio: quello che in questo testo, rifacendosi alla differenziazione attribuita a Gesù, viene identificato come: il Padre.

Gli gnostici, così come emergono dal vangelo di Filippo, ritenevano che se l’uomo non affronta e supera la distorsione dell’animo prodotto dalla religione del “falso Dio esteriore”, non può ottenere alcuna reale liberazione dalle varie forme di schiavitù di questo mondo, perché se Dio è fuori di noi, chi si arroga il diritto di intercedere tra l’uomo e Dio si appropria delle parti più profonde e nascoste della animo umano, rendendo l’uomo, di fatto, schiavo.

Ulteriore elemento fondamentale di questo Vangelo per la comprensione della gnosi, è che esso costituisce un indispensabile strumento per la decodifica della simbologia gnostica, una sorta di “Stele di Rosetta” del simbolismo della Gnosi. Ecco come questo testo, descrive lo strumento di inganno ideato dagli Arconti ed adottato dalla più pericolosa delle tre stirpi di Uomini che operano al loro servizio, gli Ilici:

“Gli Arconti vollero ingannare l’uomo a motivo della sua parentela con quelli che sono veramente buoni. Presero i nomi di coloro che sono buoni e li attribuirono a coloro che non sono buoni” (V.F. 54,20).

I nomi, la parola ed il discorso, quindi:

“distolgono il cuore da ciò che è consistente per volgerlo all’inconsistente” (V.F. 53,23).

Il senso profondo del simbolo è stato, quindi, mutato dagli Arconti, divenendo strumento di inganno che allontana l’uomo dal Padre, ovvero dalla scintilla del Padre presente nell’Uomo e quindi dalla possibilità per l’Uomo di divenire egli stesso un dio. Questa inversione del valore del segno, sia esso scrittura o simbolo, è un elemento tipico della gnosi e questo brano ci spiega perché tale inversione è così frequente e necessaria nella didattica dei testi gnostici: la dottrina gnostica ha lo scopo di ristabilire il corretto piano dei valori simbolici sconvolto dagli Arconti. Ma perché il simbolo è così importante per la “liberazione” dalle schiavitù di questo mondo e quindi dai potentati?

Il Vangelo di Filippo lo spiega in questo modo:

“La Verità non è venuta nel mondo nuda, ma è nascosta in simboli ed immagini. Solo così la si può ottenere” (V.F. 67,10).

Come scoprì Carl Gustav Jung nella prima metà del ‘900, il simbolo è il vero ed unico linguaggio dell’Inconscio: chi conosce il valore e la lingua del simbolo, parla direttamente alle parti più profonde e nascoste nell’Uomo. Da ciò deriva la possibilità di sfruttare il potere che si acquisisce con questa conoscenza, per i propri interessi, separando l’uomo sempre più dal suo Inconscio. Ma la stessa conoscenza può anche servire a salvare l’uomo ed essere adoperata nel suo esclusivo interesse, se viene adoperata dall’Uomo per ritrovare se stesso ed a re-impossessarsi delle risorse nascoste nelle parti più nobili e profonde del Se.

L’ iniziazione gnostica per ricostruire l’unità dell’uomo e del cosmo.

Una volta svelata all’uomo la sua vera origine ed i pericoli dai quali guardarsi, Filippo descrive gli strumenti che l’uomo può adoperare per re-impossessarsi della sua natura divina. In tal senso questo testo si propone come un singolare modello di introspezione che anticipa quanto la psicologia junghiana ha scoperto solo all’inizio del XX secolo. La cosmogenesi valentiniana, ovvero la filosofia che descriveva la nascita dell’Universo e dell’Uomo come un evento unitario, costituisce il centro della teologia gnostica di matrice egizia che ritroviamo in questo documento. Essa prospetta una netta separazione tra il mondo superiore e perfetto, ove regna il Padre, e quello inferiore, imperfetto e ove regnano il Demiurgo e le passioni. Una separazione, questa, che ripropone a livello cosmico la separazione junghiana tra coscienza ed inconscio.

L’obiettivo della storia cosmica, secondo gli gnostici, è la ricostituzione dell’Unità originaria tra Uomo e Cosmo, attraverso il ricongiungimento progressivo delle parti del mondo inferiore ed ingannevole, opera del Demiurgo, al mondo superiore del Padre: il Pleroma. In analogia al processo cosmico, il fine ultimo dell’Uomo è, per lo gnostico, divenire consapevole delle radici del male e della divisione che esiste in se stesso. E’ singolare notare come questo processo anticipa e rispecchia il processo junghiano di Integrazione del Se, il cui fine è riportare alla coscienza, integrandole, le parti della Psiche nascoste nell’inconscio, nelle cui profondità risiede anche la parte più profonda che Jung chiama “Inconscio Collettivo” e che, per lo gnostico, è la sede vitale della “perla” o “scintilla divina”.

E’ proprio nella divisione tra bene e male, rappresentata dall’Albero da cui mangiarono Adamo ed Eva che, per lo gnostico, inizia il calvario dell’uomo e la radice della divisione in se stesso. Secondo lo gnostico, in analogia a quanto affermerò Jung 2000 anni più tardi, quando l’Uomo separa nettamente il bene dal male, rifiuta parti di se stesso e queste diventano territorio preda degli Arconti e origine di ogni separazione e di ogni male.

Gesù, nella gnosi, è il Logos che fornisce la chiave perché l’uomo riconquisti la sua eredità divina, in questo senso afferma il Vangelo di Filippo:

“La sua carne è il suo Logos e il suo sangue è il suo Spirito. Colui che ha ricevuto questo ha cibo, bevanda e vestito.” (V.F. 57,1)

e ancora:

“Il calice della preghiera contiene vino ed acqua. Essendo simbolo del sangue… esso è pieno di Spirito Santo ed appartiene all’uomo totalmente perfetto” (V.F. 75,10)

Il significato del calice, una delle molteplici forme che nell’immaginario medievale prenderà il Graal, in questo documento appare assai diverso e ben più profondo rispetto al valore che il cristianesimo attribuisce a questo simbolo.

Chi si nutre dal Graal, o dal calice, proprio come avviene nella leggenda, ha “cibo, bevanda e vestito”. Il Vestito, per lo gnostico, è la vera carne che non è quella corrotta e materiale che veste l’uomo, ma è la veste divina. Nella teologia di Filippo, il “vestito è superiore a chi lo indossa” perché in esso vi è l’immagine divina che è nell’uomo. Il vestito, adoperando l’analogia con processo di integrazione junghiano, è il vero Se, ben diverso dall’Io, che costituisce l’immagine di noi stessi, distorta dalla morale religiosa creata dagli Arconti e impostaci dai loro servitori su questa terra: gli uomini Ilici tutta materia e niente spirito.

Le parole cibo e bevanda, nella teologia gnostica, rappresentano il Logos (ovvero la conoscenza della Verità) e lo Spirito (ovvero la forza della intuizione divina), cibi extraterreni e divini del vero Uomo, cioè dell’Uomo deificatosi attraverso la Gnosi.

Il Logos è il Verbo divino incarnatosi con Gesù; esso costituisce la strada prima per il processo di ascesa dello gnostico al Padre, che conduce alla ricostruzione del Pleroma, termine con cui si indica l’unità originaria del Cosmo, prima della sua divisione tra Regno superiore del Padre e regno inferiore del falso Dio, il Demiurgo. Il Logos, entità maschile, è l’equivalente dell’archetipo del Maestro Interiore di matrice junghiana, che risiede nell’Inconscio Collettivo. Il Maestro interiore, o Logos dal punto di vista gnostico, rappresenta l’unica vera guida nel processo di crescita.

Il compito del Cristo viene descritto in Filippo come segue:

(V.F. 69) “Egli ha detto: ” Io sono venuto a rendere le cose di sotto come le cose di sopra e le cose esterne come quelle interne, e ad unirle tutte nel Luogo “. Egli si è manifestato qui attraverso simboli ed immagini. Coloro che dicono che c’è qualcuno al di sopra e qualcuno al di sotto, si sbagliano. Infatti, quello che si è manifestato è quello che è chiamato “quello che è di sotto“, e quello a cui appartengono le cose nascoste è “quello che è al di sopra” di lui. Sarebbe bene, in verità, dire così: “l’interno” e “l’esterno” e “l’esterno dell’esterno“. Per questo il Signore ha chiamato la corruzione “le tenebre esteriori“, al di fuori delle quali non c’è nulla. Egli ha detto: ” Mio Padre che è nel segreto “.

Ed ecco il consiglio che questo testo offre al credente per raggiungere la scintilla nascosta nel suo cuore:

”Entra nella tua camera e chiudi la porta su di te e prega tuo Padre che è nel segreto” cioè che è nell’interno di tutte le cose. Ora, ciò che è nell’interno di tutte le cose è il pleroma. Fuori di esso non c’è nulla che gli sia interno. Questo è quello che è detto: “ciò che è al di sopra di esse”.

In altre parole, l’Unione del basso di questa terra, con l’alto che é nel Cosmo oltre la cortina di questo mondo inferiore, corrisponde all’unione all’interno dell’uomo tra ciò che c’è di profondo in lui e ciò che è esteriore, ovvero delle parti Consce ed Inconsce della Psiche.

Viviamo la nostra esistenza, secondo lo gnostico, all’interno di quello che potremmo chiamare Inconscio Cosmico, che si situa sotto il Limite posto dal Cristo, prima di tutti i tempi, per separare il mondo del Padre da quello del Demiurgo, per impedire la mescolanza. Ciò che ci è manifesto in questo mondo rappresenta ciò che è “sotto il limite”, mentre ciò che ci è nascosto è ciò che si trova sopra il Limite. L’Interno dell’uomo e di tutte le cose che realmente esistono corrisponde, paradossalmente, proprio a ciò che è sopra il limite e quindi al Regno del Padre, ovvero il Pleroma (la Pienezza).

Quindi l’Interno dell’uomo, al di sotto del quale non vi può essere nulla, rappresenta l’esterno e quindi il canale che lo collega direttamente al Regno del Padre e al Padre stesso da cui egli ha origine.

Riportiamo la metafora gnostica al significato psicologico.

particolare del foglio 63 del Vangelo di Filippo

Per pervenire alla conoscenza profonda della Gnosi è necessario ascendere al Padre, attraverso le sfere celesti, per ricongiungersi alla fonte divina.

Nella psicologia junghiana tutto ciò non è altro che quello che viene indicato come “processo di integrazione” e quindi ricomposizione delle parti della Psiche, operato fino al punto in cui, ritrovata l’unità del Se, nel silenzio interiore si prende contatto con l’Inconscio Collettivo e quindi con il Se Profondo cui Jung stesso attribuisce una natura “luminosa” e quindi divina. Le “sfere” gnostiche sono, quindi, le forme metaforiche che il Se Profondo assume man mano che le nubi si diradano. Il processo di ascesa si realizza, paradossalmente, attraverso un processo di discesa in se stessi, entrando nella “camera” ove si cela per lo gnostico il Pleroma, ovvero, l’Unità di tutto e l’unità col Cosmo.

Una volta entrati in questa camera, è necessario chiudere la porta sopra di se in una preghiera che è meditazione profonda e totalmente separata dal mondo esteriore. La chiusura della porta occorre per escludere le distorsioni della visione personale e quindi del Se individuale, in questa astrazione verso il Se cosmico. In questo senso la meditazione è, per lo gnostico, e a differenza del cristianesimo che conosciamo, lo strumento principe per la connessione con la propria scintilla divina.

I sacramenti gnostici: le fasi attraverso cui l’Uomo diviene Dio.

Nel Vangelo di Filippo vengono proposti all’Uomo gnostico tre sacramenti che sanciscono simbolicamente tre importanti passi di questa ascesa-discesa. Ciascuno dei tre sacramenti rappresenta una metafora delle tre fasi di integrazione del Se, secondo la psicologia junghiana.

1) Il Battesimo e l’immagine.

Il primo sacramento è il Battesimo, con valenza ben differente da quella che la cerimonia ha nel cristianesimo tradizionale. La verità è nell’immagine e non in ciò che realmente vediamo; è necessario, quindi, immergersi interamente e fino al capo nell’acqua nella quale si specchia l’immagine del finto uomo, quello racchiuso nella carne. Attraverso questa immersione ci fondiamo all’immagine ed esprimiamo l’aspirazione a divenire uno con essa.

Ecco come il vangelo di Filippo descrive ciò che accade con il battesimo:

Ora Dio immerge coloro che immerge nell’acqua. E’ impossibile che uno veda qualcosa delle realtà essenziali, se non è diventato come quelle. L’uomo, davanti alla verità, non si trova come di fronte al mondo: vede il sole pur non essendo sole, vede il cielo, la terra e ogni altra cosa pur non essendo nulla di tutto questo. Ma (se) tu hai visto qualcosa di quel luogo, tu sei diventato quello (che hai visto). Tu hai visto lo Spirito, e tu sei diventato Spirito; tu hai visto il Cristo, e tu sei diventato Cristo; tu hai visto il Padre, e tu diventerai Padre.

Secondo Jung l’acqua è il simbolo primo dell’Incoscio e tutto ciò che vediamo, sentiamo e proviamo, di giorno come di notte, è in noi stessi. Non possiamo vedere o sentire nulla di diverso da ciò che abbiamo sperimentato e reso nostro: non riusciremmo, altrimenti, a riprodurlo in maniera così vivida nei nostri sogni notturni. Questa verità comporta che nulla di ciò che sperimentiamo è reale e nulla di ciò che sentiamo è esterno a noi poiché, seppure lo fosse (e gli gnostici ritengono non sia così), noi la possiamo sperimentare solo attraverso sensazioni ed immagini che si costruiscono dentro di noi e che, come tali, ci appartengono e sono parti della nostra Psiche e, quindi, di noi stessi.

Ma se “vediamo” questa verità e quindi accediamo nel Luogo che è il nostro Se profondo, possiamo divenire tutto ciò che vediamo e, di qui, acquisire la capacità di essere noi stessi il Cristo.

Nell’Acqua lo gnostico riceveva lo Spirito Santo e con esso la “veste divina”.

Dice Filippo:

Se uno scende nell’acqua, e ne risale senza avere ricevuto nulla, e dice: “Io sono cristiano“, costui si prende a prestito il Nome. Ma se riceve lo Spirito Santo, costui ha il Nome come un dono. A colui che ha ricevuto un dono non lo si domanda indietro; ma a colui che l’ha preso a prestito lo si chiede indietro. Così accade a colui che sperimenta un mistero.

L’immersione rappresenta, seguendo il parallelo con la psicologia junghiana, un rito che anticipa e richiama simbolicamente, ed in prospettiva, il fine stesso del processo di Integrazione del Se. L’acqua è, simbolicamente, il nostro Se interiore, nel quale dobbiamo immergerci per riconoscere la nostra vera identità divina. L’immagine che vediamo nella sua interezza riflessa nell’acqua battesimale gnostica è il simbolo dell’unione delle parti della Psiche che si raggiunge attraverso il processo di Integrazione, oltre l’apparenza dell’Io nell’Unità del Se.

Inizia così il lungo e doloroso percorso di maturazione che è, in questa prima fase, teso unicamente a realizzare quella introspezione che potremmo definire mistico-psicologica, con cui l’uomo giunge alla radice del male in sé ed indaga nel suo Inconscio. In questa fase l’Uomo prende coscienza di quello che in oriente viene chiamato il Velo di Maya, ovvero dell’inganno che è insito nel suo modo di osservare la realtà e che è la base attraverso la quale gli Arconti, ingannandolo, lo rendono loro schiavo. Questa sofferta indagine lo porterà a conoscere il suo vero “Io”, ovvero il Se, determinando la morte dell’Io generato dall’Errore e dalla Ignoranza.

2) L’Unzione e la morte iniziatica.

Al termine, comunque, di questa fase di analisi, che parte con il Battesimo, si perviene alla “morte iniziatica”, sancita, in Filippo, dal sacramento della Unzione. A questa morte segue, contrariamente a quanto sostenuto dal cristianesimo a noi noto, una resurrezione che deve, secondo Filippo, “avvenire in questa carne” e quindi prima di morire e non dopo.

E’ una rinascita a nuova vita e alla sperimentazione della connessione con le parti del Se che lo porta a conoscere e vivere le proprie sensazioni profonde o, se si vuole, “la propria controparte sessuale”. In altri termini, l’Uomo che giunge al sacramento dell’Unzione ha il compito di iniziare la ricerca della propria parte femminile sottrattagli da Dio (o dagli Arconti secondo alcune versioni dello gnosticismo ben rappresentate nei testi di Nag Hammadi) quando gli fu estratta la costola e con essa Eva: il suo “Femminile”.

Nell’uomo che ha raggiunto e conosciuto il suo abisso e ha compreso l’inganno insito nel modo di guardare il mondo dietro il “Velo” di una psiche governata dalle passioni, nasce la capacità di leggere oltre le passioni, giungendo a riconquistare della parte femminile della sua Anima. Nella donna, invece, accade il processo inverso.

Il Battesimo non è, quindi, completo senza l’Unzione; afferma, infatti, Filippo:

Senza luce, nessuno può vedersi nell’acqua oppure in uno specchio, ma neppure senza acqua e senza specchio potrai nuovamente vederti nella luce. Per questo motivo è necessario battezzare nella luce e nell’acqua, in tutte e due. Ora la luce è l’unzione.

3) La camera nuziale ed i riti sessuali.

La fase ultima dell’iniziazione gnostica viene sancita dal più importante dei sacramenti: la Camera Nuziale.

Il processo che porta lo gnostico dal rito dell’Unzione a quello della Camera Nuziale entra direttamente nella materia magico esoterica e nella mistica, poiché, junghianamente, esso si svolge a diretto contatto con il Se Profondo. Con questo rito l’Uomo che ha ritrovato la sua parte mancante interiore e si appresta alla integrazione rituale anche di quella esteriore, attraverso l’unione sessuale e fisica nella compagna gnostica cui si unisce in matrimonio. Essa, a sua volta, avrà compiuto il medesimo percorso che si completerà con l’unione al suo compagno nel rituale che pone fine alla separazione avvenuta nel paradiso terrestre e ricostruisce l’Uomo Originario divino: l’Adam Kadmon, nel rito dalla Camera Nuziale.

Jung stesso non fece mai mistero della “straordinarietà” della fenomenologia che si sviluppa quando si entra in contatto con queste parti del Se che, per loro natura, operano in prospettiva del futuro e quindi al servizio della Collettività più che dell’Individuo, o meglio ancora a servizio del progetto cosmico più che individuale. Jung stesso stesso fu testimone di numerose fenomenologie “particolari” e non nascose mai le sue capacità speciali che, però, furono sempre studiate nei limiti del possibile e delle conoscenze del tempo, con una metodologia prettamente scientifica e rigorosa. Purtroppo, l’analisi di Jung rimase confinata ad un processo di unione mistica dell’Uomo in se stesso, non comprendendo quale importanza avesse, sia per la gnosi che per l’alchimia medievale, l’unione sessuale e rituale. Ma ritorniamo alla Gnosi.

Stante l’intrinseca natura “finalistica” al servizio di un progetto unico cosmico, queste parti del Se consentono di sperimentare fenomenologie particolari, che attengono a due distinte categorie: fenomenologie ricettive o passive, come la premonizione, connesse a capacità sensorie “superiori”. Fenomenologie attive, come l’azione magica, connesse alla capacità di “agire in prospettiva” e quindi alla capacità motorie “superiori”. Queste fenomenologie sono legate alla scoperta e “ri-costruzione” del corpo mistico, o se si vuole, con terminologia gnostica, sono connesse al ritrovamento del “vestito”, ovvero all’indossare “l’uomo vivo”.

“L’acqua viva è un corpo; è necessario che ci rivestiamo dell’uomo vivo. Perciò quando è in procinto di discendere nell’acqua, si sveste per rivestirsi di quello.” (V.F.)

Nella camera nuziale avviene quindi il ricongiungimento, sia interiore che esteriore, delle parti maschile e femminile insite nell’Uomo Originario e che nell’Uomo terrestre, creato dal Demiurgo, esistono solo in “immagine”; da questa unione fisica e sessuale con la propria compagna, si genereranno i “figli mistici”, i cosiddetti Figli della Camera Nuziale, ovvero quelli rivestiti dell’Uomo Nuovo. Non si tratta, quindi, di figli reali ma mistici, il che ci porta, insieme a numerosi altri indizi, a ritenere che il riutuale sacro della unione sessuale avvenisse senza emissione di seme, in analogia ad alcune pratiche della sessualità tantrica orientale.

In relazione alla Camera Nuziale ed alla generazione del “Uomo Nuovo” scrive Filippo:

“Se è lecito parlare di un mistero, il Padre del tutto si unì con la Vergine, che era discesa dall’alto, e in quel giorno brillò per lei un fuoco. Egli apparve nel grande letto nuziale. Perciò il suo corpo fu prodotto in quel giorno: lasciò il letto nuziale, come uno che viene dallo sposo e dalla sposa. Così Gesù raddrizzò il tutto, per mezzo loro, in esso. E necessario che ognuno dei discepoli entri nel suo riposo”.

La funzione di Gesù, quindi, è aver tracciato la strada e aperto il canale che fa della unione dell’Uomo e della Donna nella Camera Nuziale, lo strumento per la ricostruzione della Unità del Cosmo attraverso l’opera materiale, ma anche sovrannaturale e mistica, della Coppia Sacra. Questo rituale, con estrema evidenza, non avrebbe potuto essere completato se non si fosse manifestato ritualmente attraverso l’unione fisica con quella che, sotto ogni punto di vista, era per la Gnosi, la compagna di Gesù: la Maddalena.

Sabato Scala

 sabatoSabato Scala è Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico.

Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della coscienza (individuale e collettiva) e il relativo legame con la meccanica quantistica riprendendo il lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti, giungendo alla elaborazione di una vera e propria scienza del simbolo e degli archetipi collettivi. Ha, altresì, compiuto ricerche innovative nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo e svolge un’intensa attività di conferenziere in Italia e all’estero. Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei Simboli” per Infinito Editori di Torino.

Fonte del Post: http://www.stampalibera.com/?a=31332

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