La Percezione.

Terra x Blog + Nero 2015

La realtà della Percezione.

Se mediti profondamente sul “ chi o che cosa sono? “ arrivi a un punto dove le parole svaniscono, ed è come se tutto si fermasse: è un senza inizio e senza fine. Quando appaiono le immagini e le parole, subito iniziano la divisione, il corpo, l’altro e il mondo. Da dove sono venuti? Dal tuo computer interno, oppure il corpo e il mondo erano là fuori ad aspettare?

Vediamo. Le immagini tridimensionali, il corpo, la persona accanto a te, il mondo che ti appare come solido e reale, sono in realtà onde cerebrali – un po’ come quelle formate da un sasso gettato in un stagno – che prendono forma concreta solo se c’è un sistema e un testimone che lo osserva e non per la presenza di qualche sistema di misura. “Nessun sistema di misura fisico ha il potere di convertire un fotone non manifestato in un fotone manifestato.”

Se non c’è osservatore, non esiste né realtà fisica né mentale. Questo quanto hanno scoperto sia la fisica quantica sia i saggi di ogni tempo, ossia… di adesso, all’istante. Qualunque sensazione indefinibile di “esserci”, che al risveglio parte da quel punto ignoto, senza dimensioni, è poi osservata, considerata esterna. In seguito prende le forme del cosiddetto corpo e di tutto ciò che ci circonda, ma è solo una “proiezione” creata dal mio sistema nervoso, o meglio, dal campo energetico sottile, la nostra videocamera che informa una macchina da scrivere, ossia il cervello. A sua volta il sistema è composto dai cinque elementi, dai pensieri raggruppati in memorie, evocazioni di emozioni che crediamo sepolte e che invece si manifestano costantemente sotto varie forme. In realtà sono sempre le stesse, dal momento del concepimento.

Se quanto “osserviamo” ci passa davanti, come un film poco interessante, senza suscitare particolari emozioni, siamo certi che non tocca il data base interno dell’ologramma, di cui ognuno di noi è composto, altrimenti scocca la reazione prolungata, poiché combattuta, spesso a lungo. Qui il “bozzolo” dell’ego si svela e s‘irrigidisce: l’emozione interna si rivela in tutta la sua forza. Ecco che la reazione è: “È lui (o lei) il cattivo, il criminale, il tiranno ’’ e tutto quanto abbiamo ben sepolto nella cantina interna, mentre ”Io” sono il buono e gentile, la vittima”. Allo stesso modo: “È lei o lui il generoso e il saggio, “Io” sono il violento e l’ignorante”.

Se ti identifichi con un “corpo” avrai bisogno di altri corpi perché ti sentirai “separato e indifeso”. La paura ne è il risultato.

Tutto questo alternarsi è stato considerato effetto del “karma” o dell’azione e reazione, durante i millenni delle cosiddette vite passate che si sono avvicendate. Sono stato vittima ora e mi prendo o prenderò la rivincita, e così via, in tutte le variazioni possibili, finché stanco, trovo l’equanimità del saggio. In realtà poiché è stato provato che lo spazio-tempo è un’invenzione mentale che si forma nella prima infanzia – non appena nasce il senso di essere (ossia diventa il primo oggetto distinto, un pensiero) – quando poi s’impara il nome delle percezioni, quando si formano i primi concetti “questo e quello” … si crea la separazione: prima e dopo, qui e lì. Si parla di “evoluzione” quando il realtà si gira in tondo su se stessi, come il perno di una trottola.

Ma, si dirà, sono pur esistiti gli uomini primitivi, i dinosauri, gli Unni e Napoleone! Certo, ma sono etichette, convenzioni abusive e fanno parte ORA dell’ologramma-coscienza, osservato da altri ologrammi ad essi connessi: fanno parte del bozzolo attuale del pensiero e del tempo. In realtà i miliardi di anni da quando sono cominciati? Da un ipotetico Big Bang? ( La mente cerca sempre un inizio, se no scompare.) E prima? Prima di “imparare” queste nozioni chi eri? Cos’eri? Dove sono finiti il karma, le vite passate e future? Svanite. Dov’è finita l’età dell’asilo, dell’adolescenza, della maturità? Come può sussistere un ciclo di rinascite, se non è mai esistita un’entità?

Il passato, il futuro e anche il presente sono concetti, si vivono solo mentalmente ora, mai effettivamente. Sono memorie, circuiti neuronali, meccanici, sempre attuali nel caleidoscopio dell’istante presente. Il loro valore? Zero assoluto. Fumo che si disperde nell’aria sempre presente. Risultato: tutto avviene (o sembra avvenire) qui, ora in questo (apparente) individuo: il bene e il male, il brutto e il bello sono in lui, poiché nella coscienza tutto è dualità, finché non la si trascende. La mente, il flusso, la ragnatela di pensieri nati dal primo concetto ’’esisto’’ può solo funzionare in questa dualità, se no… si estingue. Di qui…la paura. Non è il corpo che teme di sparire, solo l’io-sono: che cos’è l’io-sono? Solo un’idea legata al corpo. E il corpo? Un’altra idea. E così via, la spirale dell’illusione sembra non finire mai, in realtà sta dentro quel piccolo tondo, lo zero = 0, sifr da cui derivano le cifre che poi tornano all’infinito qui-ora.

Anche il qui-ora si rivela inesistente e c’è un momento di silenzio, una pausa. Il vero silenzio è sempre presente dietro o dentro qualsiasi parola e ci sono parole che bruciando il terreno dei concetti portano ad esso: l’incontro con ciò che non ha mai avuto nome e che è sempre il nostro fondamento. Si vive dunque per un po’ la pace, il senso di unità, ma ben presto anche il silenzio diventa un oggetto, un pensiero e il pensiero crea di nuovo un punto di partenza che ricrea il mondo, in un vortice senza meta. Questa “continuità” dà vita all’ego, anche se nessuno l’ha mai incontrato, ma questo fantasma è riuscito a separarci dal reale.

Senza punto di riferimento e interpretazione iniziale, non può sussistere l’esperienza. Anche il rimanere nell’intervallo tra due pensieri è. .. ancora un’oggetto quindi un pensiero. Ecco la maya, l’ipnosi all’opera, in tutta la sua gloria. E cos’è la maya? Traduco quello che ci dice U.G. (“Le dos au mur” ed.Les Deux Océans):

“Non è che il mondo sia un’illusione: quanti filosofi indiani indulgono in queste frivolezze… ma tutto quello che si sperimenta in riferimento ad un punto, che è esso stesso illusione, è condannato anch’esso ad essere un’illusione. La parola sanscrita “maya” non vuol dire esattamente illusione, ma significa “misura”. Non si può misurare se non c’è un punto di origine: se non vi è un punto di partenza non può esserci una circonferenza. È geometria di base, pura e semplice.” “Questo punto non è continuo, sorge solo per rispondere alle esigenze della situazione e poi sparisce.”

Quindi è l’oggetto che crea il soggetto pensante: se la situazione è risolta sparisce e si ricrea poi alla nuova esigenza. Se però gli si dà continuità, ecco che il soggetto predomina. È nato l’osservatore che “crea” la realtà circostante, come ben dicono i fisici quantici. E se non c’è l’osservatore, il testimone, dov’è la materia, dove sono il corpo, il mondo e le galassie?

La compassione di cui si straparla, non è la pietà per i mali del prossimo, la vera compassione è accogliere indistintamente il lato orrido come quello meraviglioso della manifestazione, essa non conosce limiti e non si può conoscerla, poiché facendolo la si limiterebbe. Essa riunisce i poli opposti, che in realtà non sono mai stati divisi… anche se la manifestazione è sempre sinonimo di dualità, di contrari. Non può essere diversamente.

Come può esistere un ucciso se non c’è un assassino? Come può esserci un poliziotto se non c’é un criminale, un venditore se non c’é un acquirente? Siamo uccisori e uccisi (lo diceva anche Shakespeare!), poliziotti e malviventi, la lista è infinita. Come posso inoltre verificare la mia collera se non ho “qualcuno o qualcosa” che me la stimola? O il mio odio, l’invidia, la gelosia… o l’amore, la generosità? In realtà facciamo tutto da soli, ma dato che viviamo nella manifestazione, nella matrix, dobbiamo proiettare l’altra parte su qualcosa o qualcuno, per poterla vedere. Il problema nasce se, identificandoci con una “persona” o individuo, cerchiamo disperatamente di cambiare ciò che vediamo nel nostro campo, incolpando o idealizzando ciò che i nostri sensi proiettano “fuori”. Il cane che si morde la coda, anzi peggio: lui smette quasi subito, noi… continuiamo fino a morirne!

E non basta né la scienza, né la mistica né le conferme dovute alle verificazioni “serie” e di lunga data, di numerologia, astrologia, omeopatia, ayurveda e energetica cinese per toglierci il prosciutto dagli occhi. I mass media le dileggiano, non avendone compreso il vero significato o sono usate male da pseudo-esoterici e ciarlatani che evidentemente rafforzano la nube di fumo che i cosiddetti individui “razionali” vecchia maniera ci propinano. Questi ultimi non ci credono, soprattutto per due ragioni: la prima perché scardinerebbe i loro cari appoggi che credono scientifici e la seconda perché ne traggono un beneficio commerciale. Parlano con un misto di orgoglio e di paura del “paranormale”, perché non hanno compreso che viviamo solo e sempre in un mondo fittizio, quanto il sogno notturno.

I tibetani usavano la pratica del chöd (come raccontava Alexandra David-Neel all’inizio del ‘900 che la mise in atto!) in cui per molti mesi visualizzavano demoni o spiriti ‘servitori’, finché si materializzavano davanti ai loro occhi, per poter dimostrare che TUTTO era in fondo una creazione della loro mente e poi dissolverli poco a poco sempre con un rituale. Succedeva però che alcuni dimenticavano di averli creati e morivano di spavento! La pratica era usata anche dalle scuole ebraiche che creavano il Golem.

Il motto abituale è: ”Non credo a queste sciocchezze, non è scientifico.” Il fatto è che non si tratta di “credere”, ma di verificare, ma questo è troppo rischioso! E sciacquarsi la bocca con la parola “scientifico” è in realtà la maniera di sperimentare secondo il vecchio metodo di causa-effetto che la fisica quantica ha accantonato da un pezzo! Gli scienziati anche autorevoli che lavorano al CERN o in ricerche sull’origine della materia, sono tutt’ora bloccati dall’esigenza forsennata di trovare un’ORIGINE… e ogni tanto si rassicurano con qualche premio Nobel, il Big Bang, poi il ”bosone” che ha preso il posto del Dio creatore, poi troveranno qualche stella mai vista che ci ha generati… vanno sulla luna o su Marte a cercarlo, spendono miliardi e via dicendo. Fanno solo girare una ruota, ma non arrivano mai al suo inizio. È evidente, perché non c’è mai stato un “inizio”. Quando è iniziato il sogno di notte? All’improvviso, addormentandomi ora. Quando è finito? Ora, al risveglio. Quando è iniziato il sogno diurno? Al risveglio la mattina. Quando è finito? Ora …se non penso.

I poveri umani che ormai non trovano più soddisfazione nelle religioni istituite, si rivolgono alla droga, alla ricerca frenetica di soddisfazioni, al denaro che sembra procurarle: invano! Altri fuggono nel misticismo, nelle meditazioni esasperate, si affidano a guru e maghi: la paura e la confusione ne sono il risultato e spesso il portafoglio… svuotato. Il baratro è sempre aperto, senza speranza. Angoscia e panico.

Ci sono quindi due aspetti essenziali di cui ho già accennato. Il concepimento, la nascita e lo svolgersi del viaggio sono solo un unico ologramma che sembra estendersi come un elastico, da un ipotetico punto iniziale. Siamo stati talmente abituati ad identificarci con questa favola che non è facile, di punto in bianco, comprenderne la falsità, anche se la comprensione intellettuale all’inizio è un primo passo. Come già detto, anch’essa può diventare una fuga o un distacco forzato: ”Non sono questo, sono l’Assoluto, rimango nell’ ‘’io-sono’’ e ci arriverò!” ”Ogni pratica rafforza solo l’ego ecc.?” Giustissimo… ma nelle cantine ricolme di memorie soppresse, l’odore è sempre più forte ed è lì che dobbiamo mettere il naso, se no rischiamo di mettere la colla dell’ “illuminazione” su un campo di detriti! Ed in essi è bene rimanerci finché svaniscono. Il fatto non di accettarli, ma di viverli visceralmente annulla il pensiero divisorio e ti fa restare nell’io-sono puro.

Se non abbiamo i piedi bene per terra, rischiamo solo di fare una brutta caduta dalle alture. Ed ecco i pseudo-guru ( i cosiddetti “Half way up the mountain”) che ti dicono: ”No, non c’è nulla da fare, sei già “Tutto”, la pratica è solo il gioco dell’ego!” Un conto è “saperlo”, un conto viverlo, verificarlo nel quotidiano. È vero, certo, ma se incolli l’etichetta di “realizzazione” sopra l’imbroglio di memorie ben nascoste è ancora peggio: lo scopri solo quando hai toccato e smaltito la “monnezza”, almeno quella più ingombrante, poiché proprio questo accogliere costante del difficile e del “male” ti fa automaticamente restare nell’io-sono. Così riesci veramente a riunire gli opposti, creati dalle divisioni, emozioni, traumi ecc. Inoltre la “Realtà” è al di qua del cosiddetto TUTTO!

Anche coloro che sembrano essersi realizzati senza apparenti pratiche o dottrine, in realtà hanno intensamente indagato, o hanno vissuto in una caverna, hanno eseguito metodi e meditazioni per sciogliere i nodi, sempre con una passione indefessa. La mente è subdola e “mente” sempre, soprattutto se ci fa credere che… siamo tornati a casa. La mente è da usare… contro se stessa, come il fiammifero acceso che poi butti nel fuoco quando arde.
L’araba fenice deve bruciare per trasformarsi.

Si sa, l’ego è la prima trappola e anche se lo si crede svanito, è un po’ come un serpentello velenoso che sembra sparito, ma è ben nascosto nell’erba: ci metti su un piede e ne senti il morso letale. La seconda trappola è la coscienza, legata al corpo come madre e feto, anche se assume dimensioni galattiche, il sat-chit-ananda o beatitudine senza confini: lì ci si ferma perché si crede di essere al capolinea. È però la prima ipnosi, ma è anche la porta o la soglia immaginaria che ci apre al “non-immaginabile”, che NON ne ha mai saputo nemmeno l’esistenza. Infatti è INCONCEPIBILE E NON PUÒ CONCEPIRE. È il Padre ignoto di una moglie sterile. Lì… anche il cosiddetto testimone/osservatore ultimo, a cui molti si aggrappano inconsapevolmente, non è mai esistito.

Anche le malattie sono segni di allarme del pacco di memorie, quando sono state relegate perché dispiacciono. Se si ricerca l’origine del male, verrà alla luce un conflitto, un trauma, una paura o un sentimento di essere rifiutato. Poi però si scoprirà che in realtà se, ad esempio, mi sento messo da parte, inconsciamente invece lo voglio, ma non oso mostrarlo e allora lo tiro fuori dal cosiddetto esterno, accuso qualcuno o qualcosa “là fuori” e credo di proteggermi: così posso fare la vittima ed essere accudito e coccolato! Questo ci mostra ancora una volta che la separazione è solo mentale: NON esiste.

Ecco perché il don Juan di Castaneda diceva sempre che bisogna aver un “tonal” forte, per non cadere nel panico e poter sopportare il “nagual”. Il panico (dal dio Pan che scruta l’orizzonte intero, la totalità) proviene solo dal credere ancora ad un “vuoto totale” che è solo un concetto, e quindi la mente non lo accetta e ha paura di scomparire: il che è vero, poiché essa stessa è solo… un’idea! Giunti qui, molti tornano indietro. Se tuttavia insistono, il muro si rompe e, come Alice, possono attraversare lo specchio e uscire dall’ipnosi. Anche se poi il “nagual” o Assoluto è il nostro fondamento ed è sempre “pieno” di ciò che siamo. Sempre. Ora. Tuttavia la riunione con tutto il percepibile dev’essere già vissuto come un’evidenza, non immaginato. Ecco perché parlavo delle scienze che mostrano l’interconnessione di tutto, la compattezza della coscienza, unica, anche sotto le forme più diverse.

L’astrologia: in un tema astrale, conoscendo solo i simboli dei pianeti che sono energie anche in ogni parte della manifestazione, non vi è influenza, ma riflesso. Basta conoscerne i ripostigli. In esso si trova, come in un USB, non solo tutta la vita del neonato, dal concepimento alla morte, ma tutto quello che incontra, i personaggi, le situazioni apparentemente esterne. Il che significa che non è veggenza ma realtà dei fatti. Del resto i chiaroveggenti veri vedono il “futuro” solo perché è già insito nel DNA. Non si tratta di destino o di libero arbitrio: le cose sono solo il dispiegarsi di un istante nel tempo-spazio apparente, come un elastico che si tira e poi si ritrae alla morte. E poiché non vi è un “io” separato, siamo di nuovo all’immagine della nuvola che scompare o dell’ipnosi che agisce e poi sfuma.

Lo stesso dicasi per la numerologia. Come può un nome indicarci tutto un percorso di vita? Non è un fenomeno paranormale, è coscienza del carattere simbolico di ogni lettera che coincide con il carattere, le dinamiche ed il vissuto del soggetto.

E l’omeopatia “unicista”? Se ci sono i dati precisi delle sensazioni profonde e uguali in ogni evento e comportamento di un individuo, costui, pur non avendo mai nemmeno saputo cosa fossero i sintomi di avvelenamento da un tipo di serpente o da arsenico, sarà guarito dai sintomi psico-fisici che lo disturbano, assumendo il rimedio in diluzione infinitesimale: non vi è più traccia di materia, ma solo l’INFORMAZIONE esatta corrispondente che risuona come un diapason. Il simile cura effettivamente solo il simile. Quest’arte di guarigione (di riunione o olistica – anche se il termine ora è usato a vanvera) si avvicina alla fisica quantica.

L’energetica cinese si basa anch’essa sui principi di analogia: ognuno dei cinque elementi di base corrisponde a una stagione, a un punto cardinale, a un’emozione e a determinati organi e molto altro in una sequenza verticale di perfetta corrispondenza. Se parlo dell’elemento fuoco mi riferisco alla gioia, al cuore, mentre il metallo alla tristezza e ai polmoni. Trovato il bandolo della matassa si va all’origine del blocco energetico che la malattia mostra. Solo risonanze, corrispondenze, non c’è nulla da negare o considerare come causale. Ecco di nuovo la riunione. Non è combattendo il male che lo si fa sparire, solo accogliendolo e integrandolo. Solo in questo modo è possibile la vera trasformazione: la materia ridiventa energia, la coscienza si fonde con gli oggetti percepiti. I contrari si annullano, la separazione si rivela una favola.

Se riusciamo a vedere veramente tutto come “corrispondenze” dove sono le distanze e il tempo? Tutto è qui, ora. Se vediamo il mondo come nostro specchio costante, come possiamo combatterlo o idealizzarlo? Se scopri che non sei nemmeno il nulla, che sei indefinibile, ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo, dov’è finita la paura? Niente e nessuno ti potrà afferrare o contenere e sarai… oltre la libertà.

Ora si è pronti a lasciare la chiavetta USB sul tavolo del comodino e anche nel sonno della veglia si potrà vivere l’uscita totale dall’ipnosi del falso. Se non c’è osservatore, non esiste né realtà fisica né mentale.

Correspondances.
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiers.
Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.
II est des parfums frais comme des chairs d’enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
— Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l’expansion des choses infinies,
Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,
Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.

Charles Baudelaire

Isabella di Soragna

Fonte del Post: http://www.isabelladisoragna.eu/site/articolo.php?news=96&lang=italiano&menu=12

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