Le azioni e i loro frutti.

Le azioni e i frutti.

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Uno dei messaggi di fondo della Bhagavad Gita, l’antico testo sacro induista interno al grande poema epico del Mahabharata, è quello per cui l’uomo ha diritto di compiere un’azione, ma non ha diritto di esigerne i frutti. Nel senso che può liberamente scegliere che azione compiere, ma non può affatto scegliere cosa deriverà da essa.

E con questo, l’articolo potrebbe già terminare, ma ampliamolo un poco per esigenze visive.

Tale fatto è assolutamente intuitivo, laddove ci è chiaro che abbiamo la libertà di scegliere cosa fare (in realtà anche su questo ci sarebbe da dire, ma ignoriamo questo punto e andiamo avanti), ma non possiamo essere certi dei risultati della nostra azione, per quanto impegno e determinazione e forza ci possiamo mettere.

L’intuizione, però, spesso si ferma e cede il passo all’ego e alle sue aspettative, giacché è sempre e solo l’ego ad essere orientato al futuro e ai risultati che potrebbe ottenere in futuro. Il che è come dire che l’ego è tutto intento a passare da “ciò che è” a “ciò che dovrebbe essere”, il che a sua volta vuol dire che è teso alla modificazione dell’esistente… con buona pace del momento presente, del qui e ora e dell’accettazione.

Ovviamente, il contrario dell’accettazione dell’esistente è la lotta contro la vita e questa è la follia per eccellenza, giacché non c’è spreco maggiore di forze e di energie… quelle energie che, invece, potrebbero e dovrebbero essere impiegate per il risveglio… che può avvenire solo nel momento presente.

A qualunque cosa l’uomo si dedichi, dovrebbe essere svolta con consapevolezza – ossia con presenza, ossia con lo stato meditativo di cui hanno parlato tanti maestri – e non con l’intenzione mentale di ottenerne questo o quello.

Il modo più saggio di procedere nella vita è quello di scegliersi una direzione – ciò che è sacrosanta libertà dell’uomo – ma di prendere poi atto di ciò che la vita ci fa accadere intorno – ciò che è semplice buon senso ancora prima che “evoluzione spirituale”. Il che, peraltro, ci permette anche di agire in modo lieve ed efficace, senza la pesantezza e il dramma delle aspettative dell’ego, ottenendo il famoso “agire senza agire” (“wei wu wei”) di orientale e taoista memoria: l’azione efficace e pulita di colui che è centrato e in pace dentro.

La scelta, difatti, non è tra agire e non agire, giacché non possiamo non agire e anche l’immobilismo è una scelta, ma tra l’agire in modo sereno e pulito e l’agire in modo inquieto e dispersivo.

Quali che siano i frutti che la vita ci porterà innanzi, quelli saranno i frutti perfetti per il nostro percorso e, da lì, starà poi nuovamente a noi mettere in gioco altre energie, che a loro volta determineranno i nuovi frutti che ci verranno consegnati affinché noi li rendiamo sacri.

Tutto il resto, le aspettative, le idee preconcette, gli attaccamenti, la lotta, la sofferenza, il battere la testa contro il muro che la vita ci ha posto davanti, è il dramma dell’ego, che non è mai nella consapevolezza del presente (laddove invece c’è l’anima) ed è sempre perso nei meandri del passato (sotto forma di rimorsi o rancori) o nelle spire del futuro (sotto forma di ansie o paure). E questo, tra l’altro, è anche uno dei messaggi di fondo del Tao Te Ching, come di altri antichi testi.

Il saggio, dunque, cammina e non smette mai di camminare, come non smette mai di ascoltare cosa gli dice la vita.

Fosco Del Nero

Fonte del Post: http://www.bellezza-amore-gioia.com/le-azioni-e-i-frutti-agire-senza-agire-wei-wu-wei/#

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