L’Io personale e i suoi quattro ego.

L’Io personale e i suoi quattro ego.

L’Io personale, ossia il nostro apparato psico-fisico, è un organismo animato da quattro tipologie di energie vitali, che io definisco i suoi quattro Ego.

Queste energie si suddividono in:

  • Corporale, ossia le necessità del corpo;
  • Libidinale, con i suoi desideri;
  • Emozionale, dove sono racchiusi i sentimenti;
  • Intellettuale, con le sue idee.

Ciascuna di queste “forze” crea un suo Io frammentario (Ego), che possiede a sua volta un proprio linguaggio. Il problema per l’Io personale sorge quando non è in grado di comprendere ciascuno dei quattro linguaggi e di metterli in comunicazione tra loro. Capita spesso infatti, che molti individui sviluppino uno di questi linguaggi a scapito degli altri, diventano così vittime di una devianza della personalità. Non si è più se stessi, in quanto l’Io personale ha perso il controllo ed è in balia di uno dei suoi quattro Ego, o anche più di uno. Quando si è in preda alle proprie emozioni, ad esempio, e non si è in grado di controllarle, significa che il centro emozionale ha preso il sopravvento, è un Ego che ci domina e crea scombussolamento al nostro interno.

Purtroppo, per colpa dell’educazione ricevuta nella nostra infanzia, partiamo con un deficit enorme al riguardo dei nostri quattro Ego; dentro di noi, infatti, si annida una confusione colossale. Capita che abbiamo bisogno di qualcosa, ma al tempo stesso desideriamo qualcos’altro, amiamo qualcos’altro ancora e pensiamo di realizzare una cosa ancora diversa. Come direbbe Gurdjieff, siamo un carro senza conducente e tentiamo di far avanzare quattro cavalli (i nostri quattro Ego) che tirano contemporaneamente verso quattro direzioni diverse. Quindi il risultato è che restiamo impantanati e così non facciamo altro che crearci una realtà in cui ci sentiamo infelici.

Come ho già detto, l’Io personale, ovvero il nostro apparato psico-fisico, si compone di questi quattro ego. Se questi quattro centri non sono in equilibrio succede che uno di loro prende il sopravvento sugli altri e, a loro volta, questi centri repressi, continueranno a disturbare l’Ego dominante, alla ricerca di gloria.

Ritornando all’esempio del carro senza conducente, è come se uno dei quattro cavalli, il più forte di tutti, tirasse il carro nella propria direzione, a costo di dover trascinare faticosamente gli altri tre. E, proprio per questa ragione, alcuni si trasformano in “intellettuali”, persone che vivono soltanto nella mente e cercano di incasellare tutto in uno schema razionale. In altri prevale il centro emozionale, quindi diventano “emozionali” e si lasciano travolgere dalle burrasche del cuore. Altri ancora diventano libidinali, quindi “sessuali”, e fanno della gratificazione dei propri genitali un vero e proprio culto. E poi ci sono quelli dove il centro “corporale” domina, e credono che lo sport, il denaro o i problemi di peso e l’aspetto fisico siano le uniche preoccupazioni accettabili. Ognuno ha il suo centro dominante, ma nessuno vive in equilibrio.

Ma come si può uscire da questa situazione? In alchimia troviamo la locuzione “Solve et coagula”, sciogli e coagula, formula alchemica per eccellenza, un mezzo che gli alchimisti usavano per evolvere e rigenerare se stessi. Credo si possa esprimere simbolicamente mediante la famosa Fenice che muore e, dalle ceneri stesse, rinasce.

In questa unione, che possiamo definire “squilibrata”, c’è la necessità che ciascuno dei quattro Ego impari a conoscersi, prendendo piena consapevolezza di ciò che sta combinando, delimitando così la propria azione rispetto agli altri centri. Altrimenti, dentro di noi, si crea soltanto un miscuglio di idee, sentimenti, desideri e bisogni, un miscuglio che non ha né testa né coda.

Partiamo dall’Ego corporale: il suo interesse principale è quello di aspirare all’immortalità, non vorrebbe invecchiare, ammalarsi e, tantomeno, morire o impoverirsi; cerca di sopravvivere nella comodità. Questo Ego, per diventare “equilibrato”, deve imparare ad accettare la morte come un qualcosa di naturale e deve imparare a concepire la vecchiaia come un apporto di profonda saggezza.

L’Ego libidinale invece, prova piacere nel possedere tutto, desidera creare situazioni che soddisfino il proprio incontrollato appetito di fama, potere e sesso. Questo Ego deve imparare a moderare le proprie ambizioni e rendersi consapevole della nostra impermanenza; non siamo padroni di nulla, tutto qui ci viene dato in prestito.

Poi c’è l’Ego emozionale, che vorrebbe amare, però confonde questo desiderio con il voler essere l’unica persona amata. Questo ego deve imparare a smettere di chiedere, di forzare le situazioni e deve rendersi riconoscente nei confronti della vita. Un famoso proverbio arabo dice: “Se prendi un po’ di sabbia e la stringi nel pugno, otterrai soltanto una manciata di sabbia. Ma se tieni la mano aperta, puoi filtrare tutta la sabbia del deserto”.

Infine abbiamo l’Ego intellettuale: lui vuole essere il padrone indiscusso, non vuole sentire ragioni diverse dalla sua, vuole poter spiegare tutto e avere sempre l’ultima parola. Questo Ego, per facilitare l’equilibrio, deve invece imparare a tacere e a trovare nell’ascolto e nel silenzio la propria ricchezza.

Solo mediante l’equilibrio di questi quattro centri l’Io personale smette di lottare contro se stesso, salva il corpo dall’autodistruzione e impara a non a dirigere ma a lasciarsi guidare. Cosa significa? Significa che le parole che usciranno dalla nostra bocca, non saranno più le “nostre”, ma parleremo tramite noi, un noi inteso come unità. Allora stesso modo, i nostri pensieri non ci appartengono più, ma vengono creati dalla totalità, così come le opere non sono proprie, degli artisti, ma vengono ricevute, dall’alto.

Quando ci troviamo in uno stato di totale ricezione, allora significa che i nostri quattro Ego si sono coagulati e hanno raggiunto l’unità. Quell’Io personale, confuso, tradito e chiuso in se stesso è diventato ora una porta che si apre verso una Coscienza maggiore. Una Coscienza in cui tutti collaborano a uno stesso progetto: raggiungere l’universalità. E’ da questo progetto che scaturisce quella che noi definiamo comunemente “felicità”, una felicità alimentata continuamente dall’equilibrio dei quattro Ego: nel silenzio (intelletto), nella compassione (emozioni), nella soddisfazione (libidine) e nella gratitudine (corpo).

“Se l’umanità deve sopravvivere, la felicità e l’equilibrio interiore sono di importanza fondamentale; altrimenti è molto probabile che le vite dei nostri figli e dei loro figli siano infelici, disperate e brevi.”  Dalai Lama

Tragicomico

Fonte del Post: http://www.tragicomico.it/io-personale-quattro-ego/

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