Mauro Bergonzi: Conosci te stesso.

Conosci te stesso.

Domanda: Può il pensatore conoscere se stesso? Posso io sapere cos’è l’io? Può il coltello tagliare se stesso? Può il dente mordere se stesso’ Può l’occhio vedere se stesso?

Forse è più semplice, pratico ed utile sapere ciò che l’io non è: i miei pensieri, il mio mestiere, il mo credo e tante altre cose che cambiano nella vita, mentre io sono sempre l’Osservatore, l’Origine. Sei d’accordo?

Mauro: Sono d’accordo nella misura in cui questa è solo una descrizione parziale e, in definitiva, inesatta del Sé, perché le parole non possono coglierlo nella sua interezza.

In realtà, tu sei anche i tuoi pensieri, il tuo credo, ecc., ma non solo quelli: sei soprattutto la coscienza in cui appaiono. Tu sei Tutto: l’osservatore e l’osservato, ciò che cambia (i pensieri, le percezioni, le sensazioni) e ciò che non cambia (la coscienza), il mare e le onde.

Come puoi separare il mare dalle onde? Come puoi separare i pensieri e le percezioni dalla coscienza di cui sono fatti? Come puoi separare il suono dall’udire?

D.: ‘Conosci te stesso’ è una celebre frase, ma come si fa a conoscere l’io osservante? L’occhio non può vedere se stesso.

Mauro: L’occhio può vedere tutto, proprio perché è invisibile a se stesso, altrimenti vedrebbe solo se stesso. Noi possiamo vedere attraverso gli occhiali, proprio perché le lenti sono trasparenti: se fossero opache e ben visibili, non potremmo più vedere nient’altro, perché ci schermerebbero tutto il resto.

Lo stesso discorso vale per la coscienza, il nostro vero Sé: è in grado di vedere tutti gli oggetti che appaiono nel suo campo, proprio perché è trasparente a se stessa, come uno sconfinato spazio senziente.

D’altra parte, la coscienza non può vedere se stessa come un oggetto, perché non è un oggetto, ma il soggetto che vede. In questo senso, è come una mano che non può afferrare se stessa o una spada che non può tagliare se stessa.

Tuttavia sarebbe errato affermare che allora la coscienza non ‘conosce’ se stessa: non può conoscere se stessa come un oggetto, ma comunque sia non ha alcun bisogno di conoscersi in questo modo, perché è se stessa.

Esistono due tipi di conoscenza: a) Quella dualistica (mediata dal pensiero), in cui il soggetto conosce un oggetto apparentemente esterno. b) Quella per identità (non mediata dal pensiero), in cui si conosce qualcosa perché lo si è.

Nonostante questa differenza, in realtà, la conoscenza del Sé è sempre del secondo tipo (b). Tu non sei un oggetto che la mente possa cogliere col pensiero. Tu non sei proprio un oggetto: sei la coscienza in cui appaiono tutte le conoscenze possibili.

Persino quando la coscienza ‘conosce’ gli oggetti apparentemente ‘esterni’ attraverso i sensi (suoni, odori, colori, sapori, sensazioni), in realtà conosce sempre e soltanto se stessa, perché quegli oggetti sono anch’essi fatti di coscienza, come le onde sono fatte dell’acqua del mare.

Nel sogno, la coscienza vede montagne, persone, automobili, case, ecc. come se fossero oggetti esterni, ma siccome sono tutte cose fatte solo di coscienza, in realtà la coscienza sta conoscendo se stessa in forma di oggetto apparentemente esterno.

Nella veglia è lo stesso: la coscienza conosce se stessa nella forma dell’attività di udire, toccare, odorare, sentire, ecc. Quindi, in conclusione, la coscienza non può mai conoscere se stessa come un oggetto perché è se stessa, ma conosce sempre se stessa, perché ogni oggetto di conoscenza, apparentemente esterno, non è altro che un suo riflesso.

Mauro Bergonzi

Fonte: https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/dialoghi-1

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