A mente aperta: Poco da dire.

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 Poco da dire.

Ci hai già fatto caso? Se leggi questo blog, dovresti avere notato che è già da un po’ di tempo che non scrivo nulla… la ragione? Non ho più nulla da dire, o quasi.

Le parole, ormai, hanno perso di significato, almeno per “me”. Parole sagge o demenziali, colte o ignoranti, intense o annacquate… non cambia nulla, nulla fa differenza. Esistono milioni di libri che si può decidere di leggere o meno, in rete troviamo miliardi di post e articoli che si può decidere di leggere o meno, sui server appaiono migliaia di video che si può decidere di guardare o meno… e poi? Cambia veramente qualcosa? E per chi dovrebbe, o potrebbe, cambiare o non cambiare? Per te? Per me? Per chi, allora?

Che cosa si potrebbe dire, che non sia già stato detto? Che cosa si potrebbe guardare, che non sia già stato visto? L’ultimo film? L’ultimo video? L’ultimo articolo? L’ultimo libro? L’ultimo corso?

Millenni di scuole… teosofiche, esoteriche, iniziatiche, religiose, laiche, con le loro pratiche, riti, dogmi, ricerche, scoperte… e poi? E’ mai cambiato veramente qualcosa? L’umanità si è forse “evoluta” ? O, piuttosto, pare che stiamo ricadendo nei soliti, drammatici errori? Ma cosa significa “errori” ? O è semplicemente che sta accadendo quello che sta accedendo, punto e basta?

Sinceramente, l’unico “luogo” in cui “mi” sento a casa è il Silenzio. Nel Silenzio si trova pace, o meglio, il Silenzio è un luogo di pace, di armonia, di beatitudine, di una vera e propria Fine di tutta la storia che la mente, incessantemente, vuole prolungare, con l’unico intento di perpetuare se stessa.

La mente, la sua storia – toccante o meno, triste o allegra, compiuta o incompiuta, celebrativa o dissacrante – e la personalità, o ego, sono termini differenti, che, però, indicano la stessa, identica cosa… l’ignoranza di sé. Ignoranza sta per: ignorare, punto; nessun intento di offendere o sminuire. Ignorare chi siamo, come siamo, dove siamo… fraintendere… credere che il sole sia quell’immagine che osserviamo riflettersi in una pozza d’acqua, dopo che è caduta la pioggia… guardare il dito che ci indica l’astro nel cielo e non capire che non è il dito che dobbiamo guardare… ascoltare delle parole nella testa, credendo di essere colui che le pronuncia… non rendersi conto che c’è sì un suono, ma “nessuno” che lo produce.

C’è consapevolezza che è in onda uno spettacolo, un film Kolossal, in cui registi, attori, sceneggiatori, suggeritori e spettatori sono, contemporaneamente, sia presenti che assenti, identici in tutto e per tutto? Questa è la mente… sottile o grossolana, che si erge a verità del mondo e della vita. Senza di lei… nulla può essere fatto… almeno, così essa afferma.

Ma da dove arriva questa mente… lo si sa? Come sorge questa mente… lo si sa? Di che cosa è fatta questa mente… lo si sa? O, piuttosto, nemmeno interessa? Si dà per scontato che sia la nostra mente, si dà per scontato che siamo l’unica specie dotata di pensiero… ma sarà poi veramente così? Ma chi lo ha detto? E se anche è stato detto da miliardi di persone… tu, hai mai indagato in te stesso e da te stesso? O no? Hai preso per buono tutto ciò che ti è stato detto sin dall’infanzia? Hai preso per buono e incontrovertibile ciò che religione, scienza, filosofia, società ti hanno ficcato nel cervello? O no? E dove o da chi troverai risposte? E saranno le risposte corrette? Come fare per saperlo? Crederai o non crederai?

No, guarda, così non se ne viene fuori… proprio no. E allora?

Allora… Silenzio.

Nel Silenzio ogni domanda cade, ogni risposta svanisce, ogni concetto si dissolve, ogni storia ha una fine. Pensi che si possa sopravvivere così, nel Silenzio? O credi che sia necessario valutare, processare dati e informazioni, strutturare strategie, praticare e ricercare ancora qualcosa per arrivare… ma dove? Per ottenere che cosa? Qualcosa che, in ogni caso, prima o poi, vedrà la sua inevitabile fine? Che te ne farai? A che ti servirà? A nulla!

La mente teme il Silenzio, come il diavolo teme l’acqua santa… non lo può tollerare e ripeterà che non si può vivere così, che è comunque necessario fare qualcosa, studiare qualcosa, cercare qualcosa, trovare qualcosa, arrivare da qualche parte… pena, trasformarsi in un primitivo decerebrato. Già, perché è la mente che ti dice che lei è te, o se preferisci, che tu sei il pensatore e che lei è tua… tua, come un’amante fedele e premurosa. Ma se non c’è Presenza, questo non sarà mai evidente… ammesso che debba o non debba essere evidente per qualcuno. E chi sarebbe colui o colei che deve o non deve essere presente? Solito gioco di prestigio, solita fregatura.

Il Silenzio è veramente amico, veramente amante, veramente integro, veramente reale. Un vuoto in-forme che colma tutto di sé. Ma come può il vuoto riempire il tutto? E chi è colui che lo vuole sapere? Sbaglio o, in genere, chi vuole sapere è proprio chi ignora? Solo l’ignoranza pretende di sapere qualcosa e ritiene che quel qualcosa, una volta conosciuto, potrà fare una qualche differenza… ma la Verità è già completa in sé e nulla chiede, perché nulla può essere differente da ciò che essa è. L’ignoranza non si potrà mai trasformare in Verità, per la semplice ragione che l’ignoranza è già compresa nella Verità… la Verità dell’ignoranza. E’ un problema per te? E’ accettabile per te? O no?

Il pensiero parte e afferma questo e quello, domanda, prevede, desidera, resiste, rifiuta… lo si conosce già, vero? La cosa è preoccupante? Nemmeno un po’. Qualsiasi sia l’attività in cui il pensiero indulge, la Verità è che c’è sempre, dico sempre, una coscienza in cui tutto ciò accade e quella coscienza, a ben vedere, è sempre silenziosa, pressoché invisibile e oggettivamente inalterabile… quindi?

E’ possibile avere fiducia in quella coscienza? E’ possibile avere fiducia in quel Silenzio? O, come da millenni avviene, si vuole continuare a dare fiducia alla sorgente di ogni divisione, classificazione, distinzione, dubbio, incertezza e desideri?

A queste domande, come sempre, puoi rispondere solamente tu.

Con affetto, Sid… Love*

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