Morte e Rinascita. Parte 1.

Terra x Blog + Nero 2015

Morire per rinascere: un processo di risveglio della coscienza. Parte 1.

Molte tradizioni spirituali parlano di rinascita, di risurrezione, o di una seconda nascita, per evocare coloro che sono giunti a ciò che quelle stesse tradizioni chiamano risveglio spirituale.

Ma che cos’è quel risveglio spirituale, dopo il quale molti addetti della new age o della spiritualità corrente, o dopo la promessa di una vita nuova, fa dell’uomo un “nato due volte”, un risvegliato?

Molte persone si affaticano per tutta la vita a correre verso qualcosa che cercano disperatamente all’esterno di loro stesse e che si trova all’interno di sé, perché per risvegliarsi dall’ignoranza e rinascere, bisogna prima conoscersi. Infatti il lungo cammino della conoscenza di sé conduce alla morte di tutte le nostre credenze, illusioni, pregiudizi, condizionamenti; questo cammino ci porta davanti al reale, nascosto dietro la realtà alla quale siamo attaccati, alla quale crediamo, ma che improvvisamente si rivela illusoria. Quel cammino di conoscenza di sé ci conduce davanti all’abisso, alla rinuncia di tutto quello in cui credevamo e si tratta di un confronto con la morte, prima di rinascere, nel senso di risvegliarsi alla coscienza e alla luce del divino che sta nel più profondo di noi stessi, liberi da tutti i condizionamenti, liberi dal conosciuto.

Si tratta di un processo interiore, che simbolicamente corrisponde al lungo cammino della croce di Gesù, alla sua lunga agonia prima di svegliarsi a una nuova vita, riferita alla vita dello Spirito, che chiamiamo Dio e che non è altro che il principio dell’energia sacra della vita e della luce, nascosta nel fondo della nostra anima, completamente nascosta dall’agitazione dei nostri pensieri e del nostro mentale.

Gesù è il modello archetipico della più alta realizzazione. Vediamo come la vita di Gesù può insegnarci qualcosa a livello del processo morte/rinascita, che conduce al risveglio della coscienza più alta, facendo riferimento al Vangelo di Giovanni. Giovanni presenta il suo vangelo come una rivelazione dell’esistenza e mette il messaggio di Gesù in relazione all’aspirazione più profonda dell’uomo: il desiderio di vivere. Ora, “i personaggi che incontrano Gesù sono in cerca di vita, di più vita” (Zumstein). Quella ricerca di vita, di più vita, quel desiderio profondo di realizzazione della vita, è nel cuore stesso di quella riflessione sulla possibilità di una nuova nascita. Infatti, ogni essere ha sete di una vita che sia più piena, più libera e colma di pace, di gioia e d’amore. Come può l’uomo giungere alla realizzazione di una vita illuminata? Per Gesù, l’uomo non ha altro mezzo per quella realizzazione che il suo cuore di carne, con il suo immenso desiderio di vita. Così, secondo il vangelo di Giovanni, Gesù incontra uomini e donne che soffrono per il desiderio di vivere meglio e che lui aiuta a camminare verso una vita che è anche luce. Appare come un educatore del desiderio nel senso che “lo suscita, poi lo libera dal suo arcaismo, lo strappa alla sua notte, alle sue strettoie, alle sue ambiguità, infine lo apre alla luce dilatandolo all’infinito” (Eloi Leclerc).

E’ evidentemente attraverso immagini simboliche, la più parte ispirate al Libro dell’ Esodo, che il vangelo di Giovanni tenta di guidarci in quel cammino verso la morte e la rinascita. Cammino di immagini che seguiremo passo per passo per comprenderle meglio. Per San Giovanni, l’amore è all’inizio di tutto e porta tutte le cose verso il loro compimento. “Tutto fu attraverso di lui e senza di lui non fu niente”.

La vita ha un senso e il desiderio di trovare quel senso non è un sogno; è quello che porta l’uomo alla realizzazione. Gesù, nel vangelo di Giovanni, appare soprattutto come un uomo che incontra altri uomini e ogni incontro sembra illustrare un momento del cammino interiore verso la realizzazione di sé e il processo di morte–resurrezione a cui conduce.

a) Autorizzarsi a entrare nel cammino di una trasformazione per creare la propria vita.

Gesù incontra dapprima due discepoli di Giovanni pieni di desiderio che li guida verso il cammino della realizzazione; quando gli domandano dove stia, lui risponde: “Venite e vedete”” Quella frase semplice sembra indicare non che devono seguirlo, ma che devono venire verso di lui e cercare. Venire verso il Cristo, a livello simbolico, è aprirsi alla realtà intima dell’essere, è entrare in relazione con quel simbolo vivente, per trovare l’energia attiva e creatrice che è nel più profondo di noi stessi.

In seguito, in occasione di un matrimonio in un villaggio, non c’è più vino e Maria domanda a Gesù di fare qualcosa. Gesù allora cambia l’acqua in vino perché tutti possano essere contenti. Ma, prima di compiere questo, dice a sua madre: “Cosa c’è tra te e me, donna?”. Quella frase sorprendente sembra indicare che deve camminare solo e che nessuno gli deve indicare la strada se non la sua guida interiore, Dio in lui o ciò che chiamiamo energia attiva e creatrice che è in lui stesso. E’ prendendo da solo la decisione di camminare verso lui stesso, di aprirsi a lui stesso, che l’uomo può trasformare l’acqua in vino, cioè trasformare la sua vita. C’è qui anche l’idea di una creazione di sé, perché trasformare la propria vita è crearla diversa. Camminando solo, cioè liberandosi di un certo modo che gli altri, e anche i propri genitori ci chiedono di fare e prendendo da soli la decisione delle nostre azioni, trasgrediamo all’autorità per entrare nella autorizzazione di creare, nel senso di trasformare la nostra vita. Questa trasformazione annuncia una rinascita dell’essere.

b) Nicodemo o la nuova nascita.

Nicodemo è un notabile ebreo che è Dottore della Legge e “venne di notte a trovare Gesù”. Quest’uomo è un erudito che possiede la conoscenza delle scritture e che insegna, ma viene a vedere Gesù, perché dubita e sente che il suo messaggio è importante. Il simbolismo è molto interessante: l’uomo che ha l’erudizione, la conoscenza concettuale, ma che resta un uomo di desiderio, può anche essere in cerca di verità, di luce, di un’altra conoscenza: allora viene verso Gesù, cioè si apre al cammino interiore che porta alla trasformazione. Per questo trasgredisce alle autorità, alle credenze ricevute e viene di notte ad ascoltare il Maestro. Il simbolo della notte rappresenta spesso l’immagine delle tenebre nell’uomo; il cammino dell’uomo è passare dalla notte alla luce, nascere alla luce. Gesù comprende la ricerca interiore di quest’uomo di vedere la luce e il regno di Dio. Gli dice: “In verità, in verità ti dico: a meno di nascere d’acqua e di Spirito, nessuno può entrare nel regno di Dio. Perché ciò che è nato dalla carne è carne, ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti dico: bisogna nascere dall’alto…” Qui, non si tratta più di conoscere, nel senso di acquistare più conoscenze, si tratta di nascere dall’alto, per conoscere. Per passare dalla notte umana alla luce di Dio, non basta progredire nel sapere, bisogna vivere una nuova nascita, fatta d’acqua e di Spirito. L’acqua, perché faccia vivere e diventi simbolo di vita e di nascita, deve essere fecondata dallo Spirito, cioè dal soffio di una realtà più alta. L’unione dell’acqua e dello spirito simboleggia un profondo rinnovamento, una nuova nascita, una creazione. Gesù dice anche che ciò che è nato dalla carne è carne e ciò che è nato dallo Spirito è Spirito. Qui indica che l’uomo è nato dalla carne e non può rinnegare il corpo di carne, ma deve anche nascere dallo Spirito per realizzarsi pienamente. Così nascere dall’alto non è rifiutare la vita sensibile, perché la vita dall’alto presuppone la vita in basso, il nostro corpo fatto di desideri, di pulsioni, di passioni. Ma per nascere dall’alto occorre il soffio dello Spirito, bisogna che penetri fino al più profondo delle radici del desiderio del nostro corpo di carne, per rinnovare l’uomo tutto intero. Nascere alla vita divina è lasciarsi trasfigurare dallo Spirito. E Nicodemo pieno di desiderio di nascere dall’alto, domandò a Gesù come si potesse produrre. A quella domanda Gesù rispose: “ Nessun uomo è salito al cielo se non quello che ne è disceso, il Figlio dell’uomo”. Vediamo che, se nessuno può elevarsi a Dio, Dio può scendere verso l’uomo. Gesù rivela a Nicodemo il gran segreto della nuova nascita dell’uomo alla vita divina, passando per la venuta nella sua carne. Gesù è il simbolo vivente di quella manifestazione dello Spirito nel cuore dell’uomo, di quella nuova nascita. Così la vita divina non è da cercarsi in un al di là inaccessibile, dove nessuno può andare; essa è nel cuore del mondo e dell’uomo ed è nell’istante che è possibile nascere alla vita dello Spirito. Per questo bisogna aprirsi interiormente a una realtà che ci oltrepassa e che ci mette in movimento verso il nostro essere autentico. L’uomo che si apre a questa realtà, che ha la fede in una realtà più alta, vede svelarsi il segreto del suo essere e del senso della vita.

L’uomo deve dapprima interiorizzarsi, aprirsi a se stesso, poi al desiderio di una trasformazione e di una conoscenza interiore che lo portino ad una rinascita. Volgendo il suo sguardo verso la vita interiore, penetra nelle acque profonde dell’inconscio che possono dare la vita, se sono fecondate dallo Spirito, ma che possono anche dare la morte se ci si perde. Infatti il confronto con ciò che è sconosciuto, la traversata delle acque dell’inconscio, può essere pericolosa e può inghiottire la coscienza dell’individuo, che può essere accecato dalla luce, o affascinato dalle tenebre.

Joelle Maurel
Tratto da: 3ème Millénaire  n. 83 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini.
Fonte del Post: http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=766

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