Nathalie Delay: Obbedienza a ciò che si presenta.

Obbedienza a tutto ciò che si presenta.

C’è un’obbedienza che è diversa da qualsiasi altro obbedire: non è sentita come una costrizione, ma è qualcosa di così naturale che qualsiasi altra possibilità è impensabile, impraticabile. Si tratta di quella obbedienza che sorge dalla più alta radicalità dell’ascolto del momento presente, il quale a quel punto diventa padrone della tua persona:

“La vera libertà è ascolto, disponibilità, obbedienza a tutto ciò che si presenta” Nathalie Delay

Obbedire e ascoltare sono termini che, non a caso, sia in greco, che in latino, che in arabo, che in ebraico, provengono dalla stessa radice. Come dire: è dall’autentico ascolto la più vera e sincera obbedienza.

Sincera perché in alcun modo sentita come una costrizione, bensì l’entrata più profonda in ciò che sono. Divento la mia più vera verità nel momento nel quale sento il mio essere condotto dalla realtà che tutta mi circonda: non suo dominatore, non suo decisore, non suo giudice, ma strumento del suo manifestarsi più pieno.

Michel Onfray scrive: “La formula di Pindaro «Diventa ciò che sei» […] dice che l’individuo obbedisce al cosmo, che è uno. Egli è frammento di un grande tutto, privo del libero arbitrio, sottoposto alla pura necessità. Che cosa sei tu? Un frammento del cosmo. Che cosa devi diventare? Assenso a essere questo frammento”.

La radicalità dell’ascolto mi conduce all’immersione nell’adesso, che è uscita dall’inferno del tempo, ma soprattutto dal sogno di un altro immaginario adesso. L’adesso mi sta appellando e la mia serietà sta nel sentire quanto stia appellando proprio me, ora: lasciare che questo adesso decida di me e non io dell’adesso.

Soren Kierkegaard, commentando la parabola dei gigli del campo e uccelli del cielo, scrive:

“L’istante è incondizionatamente adesso. Quando l’uccello è toccato dall’asprezza di questa vita, quando è messo alla prova nelle avversità e nelle traversie, quando per più giorni trova ogni mattina il suo nido distrutto: l’obbediente uccello si mette al lavoro ricominciando ogni giorno da capo, con la stessa voglia e la stessa cura della prima volta. Con semplicità, grazie all’obbedienza incondizionata, comprende una sola cosa, ma la comprende incondizionatamente: che questo è il suo lavoro, che lui solo deve farlo”.

Nathalie Delay

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/delay2.htm

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