Nessuno 誰も: 5 sensi non bastano?

5 sensi non bastano?

“I sensi del nostro apparato psico-fisico, è noto e comprovato, sono estremamente limitati nel loro range di funzionamento, conosciuto come percezione… la presunzione intellettuale, al contrario, è spudoratamente senza limiti… e si può definire come antropocentrismo”. Nessuno 誰も

Se le tue letture si soffermano su argomenti quali la ricerca interiore, la conoscenza di sé, la “spiritualità”, dovresti già “sapere” che il sentirsi un individuo particolare non è che il frutto di una struttura mentale, psichica, dai più denominata ego. Questa, in maniera piuttosto stringata, è la struttura che ci porta a dire “io sono”, sottintendendo con tale affermazione il concetto “io sono questa mente e questo corpo”.

Il 99,9% degli esseri umani si riconosce nella suddetta affermazione concettuale.

In numerosissimi post, libri, articoli, corsi, seminari, video e satsang, viene ripetuto più volte che in noi è in atto una guerra – una sorta di lotta tra il bene e il male – per il possesso della nostra anima e, molto spesso, il suggerimento, consiglio o insegnamento che riceviamo al riguardo è che sarebbe nostro compito lottare per silenziare, per dissolvere, per trascendere o per distruggere questo famigerato ego.

È facile comprendere che stiamo parlando di conflitto e la domanda che pongo è: Potrà mai un conflitto portare alla Pace?

Posso dire una cosa che, con ogni probabilità, infastidirà qualcuno? Beh, che lo si voglia oppure no, la dico ugualmente… Possiamo restarcene sereni e tranquilli, perché la lotta, la guerra, si è già bella che conclusa e il vincitore è… rullo di tamburi… l’ego. Già, proprio così, almeno per il momento.

Non vorrai dirmi che non te ne eri già accorto, vero? In fondo, chiunque si consideri un individuo ha già un suo Re, al cui servizio è posto… consapevolmente o inconsapevolmente non fa alcuna differenza. Di certo, un tale individuo non è Re di sé stesso, bensì è un suddito dell’ego.

La guerra, se di guerra si potesse mai parlare, è avvenuta a nostra insaputa ed è stata combattuta con mezzi sottili, difficilmente rilevabili, in tempi magistralmente lunghi, in modo tale da riuscire a farcela sotto il naso, mentre ce ne stavamo lì – “innocentemente” – a desiderare, a progettare il futuro, a ricordare il passato e a riconoscerci nella nostra storia personale di esseri umani particolari… esattamente come tutti stavano facendo e come tutti ci dicevano che si doveva fare.

I cosiddetti esseri umani “convenzionali”, dal primo all’ultimo, hanno questo aspetto in comune… si sentono “uno” … e non passa loro nemmeno per l’anticamera del cervello l’ipotesi che si tratti di un “errore” nella percezione di sé stessi, di un fraintendimento. Certo che no. E perché mai dovrebbero?

Altri esseri umani, ugualmente convenzionali, hanno invece incominciato a nutrire dubbi sulla veridicità dell’assioma: Io = mente e corpo, ma restano comunque prigionieri dell’identificazione in atto…

Identificazione di chi con che cosa? È bene ribadire che non sei tu, non sono io ad essere identificato… è chiaro? È il pensiero che, in primis, costruisce una “struttura”, la chiama “io” e, poi, in maniera auto-referenziata, considera questo io come la somma di mente e corpo, identificandosi con essa. È un puro e semplice processo mentale, nulla di più.

È comprensibile, dunque, l’assenza di significato di un’azione volta a spezzare l’identificazione con l’ego? Chi sarebbe il soggetto che vuole trascendere l’identificazione? Esiste davvero tale soggetto? In teoria, dovrebbe essere sufficiente rendersene conto, non certo mentalmente, ma con tutto il proprio essere… dovrebbe.

Detto in altre parole, alcuni si sono accorti che ciò che afferma “io sono” è semplicemente il pensiero e che, in assenza di dialogo interiore, quel pensiero svanisce, rendendo evidente l’autoinganno. Ma non è sufficiente.

Sufficiente per cosa? Per Essere… punto e basta.

Oserei affermare che buona parte del cosiddetto autoinganno ci provenga dal nostro apparato percettivo, cioè dai nostri 5 sensi. Essi, infatti, ci rendicontano costantemente riguardo ciò che ci “circonda” … veicolano cioè le informazioni sensoriali secondo una direzione o schema “dentro-fuori-dentro”. In pratica, sembra proprio che io, dentro, assuma informazioni, fuori, che poi elaboro nuovamente dentro … e così via.

Un esempio? Io – dentro – osservo un tramonto – fuori – e riconosco che è un tramonto, elaborando l’informazione – dentro. Dovrebbe essere piuttosto semplice comprenderlo, in quanto è esattamente così che funzioniamo da quando siamo al mondo… e possiamo quindi vederlo da soli.

Ma i 5 sensi sono forse strumenti perfetti? Non ci ingannano mai? Ci riportano tutto ciò che è, esattamente così com’è? O hanno grossi limiti e falle nel funzionamento? Vale la pena dare loro la nostra totale fiducia? E chi o cosa ha stabilito il “confine” tra dentro e fuori? È un confine reale?

Una cosa estremamente interessante da aggiungere è che persino la maggior parte degli animali ha sensori più sofisticati e con un range di funzionamento più ampio dei nostri. Imbarazzante?

Ma se il corpo, con i suoi sensori, non fosse altro che un “veicolo virtuale” per la coscienza? E se la coscienza non rappresentasse che un substrato di informazioni o dati, sul quale installare una consapevolezza “gnostica”? Tutto verrebbe ribaltato?

Direi allora che una cosa è certa: capire non serve, teorizzare non serve, un intento non serve, il fare non serve… sono tutte istanze mentali e la mente, come ripetuto fino alla nausea, non è lo strumento adeguato per “raggiungere” l’Essere.

Di fatto, non potremo mai fare nulla per raggiungerlo, in quanto “Essere” è ciò che siamo sempre stati e che saremo in eterno, cioè al di fuori del tempo psicologico.

Sono spiacente, ma alle domande non voglio dare risposte… per la semplice ragione che non conosco la Verità. Piuttosto, ti scrivo per stimolare un’indagine, per aprire crepe nel monolite delle convinzioni e delle certezze, ammesso che tu ne abbia.

Posso però, quanto meno, offrire una suggestione…

Se in noi, allo stato più o meno latente, dimorasse un ulteriore “senso”, estremamente sottile e discreto, grazie al quale fosse possibile affacciarsi su ciò che è con una percezione indivisa e, pertanto, difforme da quella “a cubetti” dell’essere umano convenzionale… ti potrebbe interessare?

Ti incito allora ad indagare in prima persona… non ti af-fidare a chi ha risposte preconfezionate per te… tenendo in considerazione il fatto che le risposte che potrei dare, vere o false che potrebbero essere, sarebbero comunque soltanto parole. Cui prodest?

In Nome dell’Amore…

Nessuno 誰も

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