Nisargadatta Maharaj: Dialogo 1979. 1 di 2

Nisargadatta Maharaj: Dialogo 1979. 1 di 2

Maruti (Nisargadatta Maharaji) era un semplice uomo. Non si conosce la sua data di nascita (il Maestro, di fronte a tale domanda, rispondeva che non era mai nato!). Crebbe in condizioni molto modeste, quasi senza istruzione. Dopo la morte del padre, all’età di diciotto anni, si trasferì a Bombay con il fratello, in cerca di un occupazione. Dopo una serie di lavori, i due aprirono un negozio in cui si vendevano vestiti, sigarette e tabacco. Con il passare del tempo l’attività si ingrandì, assicurandogli una certa stabilità che gli permise di vivere in condizioni abbastanza agiate. Negli anni seguenti si sposò ed ebbe un figlio e tre figlie.

In quel periodo un suo amico, un certo Yashwantrao Baakgar gli presentò Sri Siddharameshwar Maharaj, un maestro spirituale appartenente alla corrente induista del Navta Sampradaya, il quale diede a Maruti (Nisargadatta) un mantra e delle indicazioni per la meditazione.

Da subito ebbe delle visioni e un susseguirsi di stati di trance. Dopo solo 3 anni e mezzo si realizzò; questa esplosione di consapevolezza eliminò definitivamente la sua identità, lasciando il posto a Sri Nisargadatta Maharaj.

Dopo una serie di pellegrinaggi tornò alla sua vita e la trascorse dialogando con i discepoli e visitatori da tutto il mondo, ospitati nella sua piccola casa.

Nisargadatta Maharaj è rimasto semi analfabeta, ma la sua conversazione fa impallidire il più erudito tra gli uomini. Nato e cresciuto in povertà, è il più ricco tra i ricchi, perché possiede la ricchezza senza limiti della conoscenza eterna, al cui paragone anche i più favolosi tesori sono soltanto pezzi di latta.

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Cosa intende Maharaj con Coscienza.

“Nel cercare di ottenere una chiara idea di ciò che Maharaj intende convogliare con la parola “coscienza”, ci sarà d’aiuto il tenere a mente, sin dall’inizio, il fatto basilare che, in assenza della coscienza, non ci può essere alcun tipo di esistenza e che la coscienza è semplicemente il pensiero – io sono.

Perciò, qualunque cosa sorga nella coscienza – e appare come una cosa, un oggetto, un evento o un sentimento – può anch’essa essere soltanto della natura del pensiero, cioè senza esistenza propria.

Questo significa che l’uomo stesso, in effetti, essendo soltanto un’apparizione nella coscienza di qualcun altro, non può avere sostanza in quanto tale. Maharaj mette in prospettiva l’intero problema dicendo che l’intero universo manifesto è “come il figlio di una donna sterile”: un’illusione.

Qualunque esperienza può sorgere soltanto come un movimento nella coscienza. Le proprie miserie sorgono soltanto quando il sonno profondo termina e la coscienza vibra nel sogno o nella veglia. L’uomo subisce qualunque esperienza soltanto quando c’è il senso di presenza conscia.

“Senza la coscienza non ci può essere esistenza fenomenica e perciò la coscienza è il Dio più alto che un individuo, nella sua individualità, possa concepire, sebbene egli possa dargli qualunque nome: Krishna, Ishwara, Shiva, Cristo.

Quando la coscienza abbandona il corpo, non c’è individuo, non c’è mondo, non c’è Dio.”

Tratto da: “Nessuno nasce, nessuno muore”, di Nisargadatta Maharaj

Ti lascio ora alla visione del video, come sempre, se ti va.

Con affetto, Sid… Love*

Fonte

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