Nisargadatta Maharaj: La Realtà.

  Blog Nube Magellano

La Realtà non può essere espressa.

V = Visitatore
M = Maharaj

V.: Ho notato che dentro di me è nato un nuovo io, indipendente da quello vecchio. In qualche modo i due coesistono. Il vecchio io va avanti nel solito modo; il nuovo io lo lascia fare, ma non ci si identifica.

M.: Qual è la principale differenza tra i due?

V.: Il vecchio vuole che tutto sia definito e spiegato, vuole che le cose abbiano un riscontro verbale: Il nuovo non dà importanza alle spiegazioni: prende le cose come sono e non cerca di metterle in relazione con quelle ricordate.

M.: Sei sempre consapevole della differenza tra l’abituale e lo spirituale? Qual è l’atteggiamento del nuovo io rispetto al vecchio?

V.: Si limita a osservare quello vecchio. Non gli è amico nè nemico. Accetta il vecchio assieme a tutto il resto. Non nega la sua esistenza, ma non ne accetta il valore e la validità.

M.: Il nuovo è la totale negazione del vecchio. Se è facoltativo, non è veramente nuovo. E’ soltanto un nuovo atteggiamento del vecchio. Ciò che è veramente nuovo cancella completamente il vecchio. I due non possono coesistere. C’è un processo di spoliazione, un costante rifiuto delle vecchie idee e dei vecchi valori, oppure c’è soltanto una reciproca tolleranza? Che rapporto c’è tra i due?

V.: Nessun rapporto, coesistono e basta.

M.: Quando parli del vecchio e del nuovo io, quale dei due hai in mente? Se nella memoria c’è continuità tra loro, se uno ricorda l’altro, come puoi parlare di due identità?

V.: Uno è schiavo delle abitudini, l’altro no. Uno concettualizza, l’altro è libero da ogni idea.

M.: Ma perchè due? Non può esserci rapporto tra l’io vincolato e quello libero. Il fatto stesso che coesistono prova la loro unità fondamentale. C’è soltanto un io ed è sempre nel presente. Ciò che chiami l’atro io, vecchio o nuovo che sia, è solamente una modalità, un altro aspetto dell’unico io. L’io è uno solo. Tu sei quell’io e ti fai delle idee su ciò che sei stato o su ciò che sarai. Ma un’idea non è l’io. In questo momento, mentre siedi di fronte a me, qual è la tua identità, quella vecchia o quella nuova?

V.: C’è conflitto tra l’una e l’altra.

M.: Come può esserci conflitto tra ciò che è e cio che non è? Il conflitto è una caratteristica del vecchio. Quando nasce il nuovo, il vecchio non esiste più. Non puoi parlare contemporaneamente di nuovo e di conflitto. Anche il tentativo di lottare con il nuovo appartiene al vecchio. Quando c’è conflitto, sforzo, lotta, desiderio di cambiamento, non c’è il nuovo. Fino a che punto sei libero dall’abituale tendenza a creare e perpetuare i conflitti?

V.: Non posso dire che adesso sono un uomo diverso. Ma ho scoperto nuovi aspetti di me stesso; stati talmente differenti da quelli conosciuti che mi sento autorizato a chiamarli nuovi.

M.: Ma il tuo vecchio io è l’unico che hai. Lo stato che nasce all’improvviso e senza causa non è macchiato dall’io; puoi chiamarlo “dio”. Ciò che non ha semi e radici, che non germoglia e non cresce, che non fiorisce e non fruttifica, ciò che nasce all’improvviso e in tutta la sua gloria, in modo misterioso e meraviglioso, puoi chiamarlo “dio”. E’ del tutto inatteso, eppure inevitabile, infinitamente familiare, eppure sorprendente più di ogni altro, al di là di ogni speranza, eppure assolutamente certo. Essendo senza causa, non conosce ostacoli. Obbedisce ad un’unica legge: la legge della Libertà. Tutto ciò che implica una continuità, una sequenza, un passaggio da uno stato all’altro, non può essere reale. Nella realtà non c’è progresso, perchè è definitiva, perfetta, senza legami.

V.: Come posso arrivarci?

M.: Non npuoi fare niente per ottenerla, ma puoi evitare di creare ostacoli. Osserva come nasce e come funziona. Mentre osservi, scopri di essere l’osservatore. Quando rimani immobile e ti limiti ad osservare, scopri che tu stesso sei la luce dietro l’osservatore. La sorgente della luce è oscura, come sconosciuta è quella della conoscenza. Soltanto questa sorgente esiste. Torna verso di lei e rimani lì. [  ] … Io non sono niente, non ho niente e non posso fare niente. Eppure tutto nasce da me: Io sono la sorgente, la radice, l’origine. Quando la realtà esplode dentro di te, puoi chiamarla esperienza di Dio. O piuttosto è Dio che fa esperienza di te. Dio ti conosce quando tu conosci te stesso. La realtà non è il risultato di un processo evolutivo, è un’esplosione. [  ] … Devi stare all’erta, altrimenti la mente ti ingannerà. E’ come badare a un ladro: non ti aspetti niente da lui, ma non vuoi che ti derubi. Allo stesso modo, presti molta attenzione alla mente senza aspettarti nulla. [  ] … La liberazione consiste nel trattare tutto come se fosse un sogno; finchè si dà realtà ai sogni, se ne è schiavi. [  ] … Prendi tutto come un sogno e restane fuori. [  ] … Ti richiamo a te stesso. Ti chiedo solo di osservarti, di andare verso te stesso, dentro te stesso.

V.: A quale scopo?

M.: Tu vivi, senti, pensi. Prestando attenzione al tuo modo di vivere, sentire e pensare, te ne liberi e lo trascendi. La tua individualità si dissolve e rimane solo il testimone. In seguito potrai andare oltre il testimone. Ma non chiedermi come succede. Devi solo cercare dentro di te. [  ] … La coscienza non brilla di luce propria: la fa splendere una luce che sta prima di essa. [  ] … Dimentica il conosciuto, ma ricorda di essere il conoscitore. Non rimanere sempre immerso nelle tue esperienze. Ricorda che tu trascendi colui che fa esperienza, rammenta che non sei mai nato e mai morirai. Questo ricordo farà emergere la qualità della pura conoscenza, la luce della consapevolezza non-condizionata.

V.: Quando si fa esperienza della realtà?

M.: L’esperienza appartiene al cambiamento: va e viene. La realtà non è una cosa che accade e non se ne può fare esperienza. Non è percepibile come lo è un avvenimento. Se aspetti che accada qualcosa perchè si manifesti la realtà, puoi aspettare all’infinito, perchè la realtà non è una cosa che va e viene. Deve essere percepita, non attesa. [  ] … L’unica cosa che puoi fare è afferrarne il punto centrale; la realtà non è una cosa che accade, perchè tutto ciò che accade, che va e che viene, non è reale. Considera un avvenimento come tale, il transitorio come transitorio, l’esperienza come semplice esperienza e avrai fatto tutto il tuo possibile. A quel punto sei vulnerabile alla realtà e non più corazzato e sulle difensive, come eri quando ritenevi reali gli avvenimenti e le esperienze. Non appena provi qualche attrazione o repulsione, crei una divisione. [  ] … Nè l’azione, nè la sensazione, nè il pensiero esprimono la realtà. [  ] … Io non faccio niente, semplicemente tutto accade. Io non mi aspetto niente, non faccio progetti, mi limito a osservare gli eventi che accadono, sapendo che sono irreali. [  ] … I tre stati si alternano come al solito. C’è la veglia, il sonno e poi ancora la veglia, ma non accadono a me. Accadono e basta. A me non accade mai niente. C’è qualcosa di immutabile, immoto, immobile, saldo come una roccia, inattaccabile. E’ una base solida di puro essere-coscienza-beatitudine e io non ne sono mai fuori. Nessuna tortura, nessuna calamità, niente può farmene uscire. [  ] …

V.: Se ho capito bene, questo stato non è sopraggiunto con la pratica spirituale?

M.: Non è sopraggiunto niente. E’ stato sempre così, sempre. C’è stata una scoperta ed è stato all’improvviso… [  ] … così io ho scoperto all’improvviso il mio vero essere. [  ] … Una volta che ti sei risvegliato alla realtà, ci rimani. [  ] … Niente mi crea problemi. Non oppongo resistenza ai problemi: ecco perchè non rimangono con me. Dalla tua parte ci sono tanti problemi, dalla mia non ce ne sono affatto. Vieni da questa parte! Tu sei incline ai problemi, io ne sono immune. Può accadere di tutto, ma è necessario avere un interesse sincero. Lo crea la serietà.

V.: Posso farcela anch’io?

M.: Certo. Hai tutte le capacità di andare dall’altra parte: ti basta essere sincero.

Tratto dal libro : Io Sono Quello, di Nisargadatta Maharaj, dialogo 42.

Con affetto, Sid… Love*

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