Noi non siamo le nostre reazioni.

Noi non siamo le nostre reazioni.

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Nel nostro vivere quotidiano siamo costantemente in balia delle nostre reazioni, dei nostri pensieri; siamo così assorti in questo gioco ipnotico, che non ci rendiamo conto che il mondo che pensiamo di osservare, in realtà, non è altro che il risultato di come il nostro cervello ha raccolto ed elaborato le informazioni provenienti dall’ambiente esterno.

La cosa si complica ulteriormente quando, poi, ci identifichiamo completamente in queste reazioni e ne escono valutazioni del tipo: “Io sono nervoso” … ”io sono arrabbiato” ”io sono invidioso””io sono geloso”. Non ci rendiamo conto che tutto questo non siamo noi, ma queste sono reazioni o elaborazioni prodotte dal nostro cervello.

Uno di questi giorni, riflettendo su come trovare il modo di spiegare al meglio quest’aspetto, ho elaborato questo esempio. Ipotizziamo la seguente situazione: “Io sono una persona irascibile”. Che cosa significa questo?

Quando qualcuno mi contraddice, m’irrito facilmente. Proviamo a vedere nel dettaglio come s’innesca questo processo?

L’attacco verbale è un segnale che arriva dall’ambiente esterno che mi circonda. Questo segnale, o messaggio, è raccolto ed elaborato da una parte del mio corpo, in questo caso il cervello. Il cervello, in funzione dei programmi che ha costruito nel corso della mia vita per gestire queste situazioni, elabora una risposta. Risposta che si manifesta sul piano mentale, con la creazione di un dialogo interno dove elaboro le risposte da dare, o immagino l’atteggiamento da assumere. Una risposta sul piano emotivo, perché dentro di me sento crescere un determinato stato d’animo. Infine sul piano fisico, perché la reazione potrebbe sviluppare una tensione muscolare.

Il processo quindi è il seguente: messaggio esterno, raccolta ed elaborazione del messaggio e reazioni.

Paragoniamoci adesso a una televisione. L’attacco verbale è il messaggio proveniente dall’esterno, che può essere comparato al segnale televisivo, che la televisione raccoglie tramite l’antenna. Il cervello, che elabora l’informazione e che innesca la reazione, è come il processore della TV che elabora il segnale ricevuto dall’antenna per trasformarlo nell’immagine sullo schermo. Per finire, le reazioni, mentali, emotive e fisiche sono equivalenti al programma televisivo che io vedo proiettato sullo schermo e l’audio che lo accompagna.

Fino a qui fila tutto liscio, ma se alla fine me ne esco, come risultato finale, con la convinzione che: ” io sono una persona irascibile” e come se dicessi che la mia televisione è Rai1, perché, quando la accendo, guardo sempre quel canale.

A nessuno verrebbe in mente di dire una cosa del genere, la televisione è una cosa e il programma televisivo è un’altra.

Quando guardiamo noi stessi, però, siamo puntualmente presi da quest’abbaglio e ci identifichiamo, senza rendercene conto, nelle nostre reazioni. Siamo talmente focalizzati sulle reazioni, che cerchiamo di capire chi siamo in funzione delle reazioni che abbiamo, senza cercare di capire qual è il vero significato delle reazioni.

Le reazioni hanno il compito di farci da guida, di indicarci come abbiamo intrapreso una determinata strada e non di dirci chi siamo.

Ritornando al confronto con la televisione. Se la televisione prende bene tutti i canali, con un’ottima qualità dell’immagine, posso dire che la televisione funziona bene perché le reazioni, in questo caso le immagini e l’audio, sono ottimi. Stessa cosa nella vita, se le reazioni emotive, mentali e fisiche sono sempre positive, significa che la vita sta scorrendo nella direzione che desidero e che mi gratifica.

Se, al contrario, la tv riceve male i canali, vuol dire che non funziona bene. Stessa cosa vale per le reazioni negative che proviamo; loro hanno il compito di segnalarci che verso una determinata direzione c’è qualcosa che non va.

A questo punto, nel caso della televisione s’interviene migliorando la situazione, magari facendola visionare da un tecnico o cambiando l’antenna. Contrariamente, nel caso dell’essere umano, spesso invece siamo portati a dire che siamo fatti così, che questo è il nostro carattere, cosa ci possiamo fare?

È come se, nel momento in cui la televisione funziona male, esordissi dicendo che, in fondo, questa televisione è fatta così, bisogna prenderla per quello che ti può dare, probabilmente se ne compro un’altra funziona meglio.

Sfido chiunque ad aver fatto una simile considerazione nei confronti della Tv che non funzionava.

Ma a questo punto cosa possiamo fare?

Noi ci rendiamo conto che la televisione e il programma televisivo sono due cose distinte, perché le osserviamo dall’esterno. Questo è un aspetto semplice, ma essenziale. Quindi, possiamo cominciare a fare la stessa cosa con noi stessi; cominciamo ad osservarci, come fossimo un osservatore esterno.

Osserviamo le nostre reazioni, osserviamo come elaboriamo le informazioni che ci arrivano dall’esterno. Osservare, non significa controllare. Se proviamo irritazione, lasciamo pure che questo sentimento si manifesti, reprimerlo non servirà a nulla; quello che dobbiamo fare è guardare come nasce, come si evolve e, infine, si esaurisce dentro di noi.

Inizialmente può sembrare difficile e impegnativo, ma è solo questione di esercizio e di tempo; un po’ alla volta inizieremo a renderci conto di come iniziamo a vedere e a vivere le nostre reazioni in modo diverso.

Alessio Ghirardo

Fonte: https://4passinelnuovomondo.wordpress.com/2014/08/08/noi-non-siamo-le-nostre-reazioni/

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