Non illuminarsi è un “valore aggiunto”.

La parabola del figliol prodigo: Perchè non illuminarsi è un “valore aggiunto”.

Un giorno Yeshua prese parola e raccontò di un uomo che aveva due figli… Tutti noi conosciamo questa celebre parabola, nella quale si narra di un figlio che lascia la casa paterna per spendere la propria “eredità” in una vita dissoluta; solo una volta trovatosi in estrema povertà questi ricorda la regalità e la ricchezza che gli appartenevano di nascita e decide così di fare ritorno.

Il Padre lo accoglierà a braccia aperte e ordinerà un festeggiamento senza precedenti, per celebrare la lungamente attesa riconciliazione.

Ma che dire dell’ “altro” figlio? Quello che, senza azzardare il periglioso viaggio di perdizione compiuto dal fratello, non lascierà mai davvero la casa di suo Padre?

Questi, da un lato appare come il modello perfetto del figlio fedele e obbediente, dall’altro tuttavia è colui che vede allestire una grande festa proprio per quel suo fratello minore che in apparenza aveva rinnegato suo Padre per un tempo lunghissimo.

Rabbi Yeshua non incarnava solamente un Nuovo stato di coscienza, sino ad allora sconosciuto al pianeta Terra, ma possedeva anche una profonda conoscenza dei più grandi insegnamenti spirituali orientali e occidentali, nonché dei differenti stadi evolutivi dell’essere.

Attraverso le figure dei due fratelli Egli volle tenere una magistrale lezione sulle due differenti modalità di realizzazione del Sé che caratterizzano i due grandi filoni evolutivi della coscienza planetaria: quello delle Vie arcaiche, di matrice orientale e quello della Nuova Via aperta dal Cristo.

Il Padre rappresenta lo Spirito, l’Assoluto, ovvero l’energia universale nella sua configurazione più rarefatta e, dunque, antecedente alla condensazione in ognuna delle possibili forme (Spirito nei Vangeli è “Pneuma”, ovvero letteralmente “soffio d’aria”).

Lo Spirito è la Vita che abita ognuno dei Figli: ogni essere vivente infatti è costituito dallo Spirito ed è abitato da Dio, dal Padre. Anche un essere umano è originariamente un corpo materiale (cioè un corpo di Spirito “condensato”) in cui vive – per la durata di tale corpo – una piccola parte dell’eredità del Padre, ovvero della Vita assoluta dello Spirito.

Secondo le Vie arcaiche di matrice orientale, l’identificazione dello Spirito assoluto con la forma contingente del corpo e il senso di identità egoica che ne consegue, sono l’origine della sofferenza. Scopo precipuo della realizzazione spirituale è dunque che lo Spirito, ovvero l’Uno, l’Assoluto, torni cosciente di Sé, anche se ancora all’interno della forma del corpo. La dis-identificazione totale dai processi fisici, mentali ed emotivi della forma incarnata e il risveglio alla Coscienza dell’Uno, è la cosiddetta Illuminazione. L’individuo Illuminato è l’Assoluto tornato cosciente di Sé all’interno di un corpo umano.

Il punto è che questo processo può compiersi in modo immediato o attraverso la mediazione di un lungo e periglioso cammino evolutivo.

Nelle Via arcaiche il condensarsi dell’Assoluto in una scintilla di Vita individuale (l’Anima) incarnata in un corpo è qualcosa di simile a un imprevisto cui porre rimedio. Lo scopo non è alimentare e nutrire questo potenziale senso di identità egoica, ma dissolverlo quanto prima. Arginare l’inconveniente dell’incarnazione, per ritrovare in modo il più possibile immediato l’esistenza dell’unica Coscienza, dell’Assoluto, del Padre.

Anche sul piano “tecnico” le indicazioni prescritte da queste vie sono volte a dissolvere l’ego, a generare un abbandono incondizionato alla sola verità, che è sempre presente in questo istante: l’Uno, il Padre e la sua onnipresente dimora.

In questo tipo di realizzazione spirituale, l’Illuminazione è come un risvegliarsi al fatto di non essersene mai andati dalla Casa del Padre. E’ un risoluto dire “no” alla possibilità del viaggio nella dualità dell’Ego. Questo specifico stato di coscienza è quanto viene rappresentato dalla figura del figlio fedele, che non ha mai realmente abbandonato la Casa del Padre. Le incarnazioni di questo “figlio” sono paragonabili ai saltuari viaggi all’esterno della Casa per affari e commissioni, che egli ha compiuto senza mai affrancarsi dalla protezione paterna.

Il fratello minore, al contrario, rappresenta il cammino evolutivo portato avanti secondo la Via del Cristo. Questo cammino è volto a fare del figlio qualcuno che sia realmente Figlio di suo Padre, ovvero a produrre un’entità capace di coscienza individuale, che possa giungere a una piena coscienza separata rispetto all’Assoluto.

Sulla Via del Cristo lo scopo non è affatto quello di realizzare l’assoluta indifferenza dell’Uno rispetto ad ogni forma e dunque di giungere quanto prima all’Illuminazione. Il processo evolutivo, in questo caso, non è un immediato permanente nella Casa del Padre, ma un fare ritorno ad essa solo attraverso la mediazione di un lungo e faticoso cammino, come descritto dall’avventura di perdizione del fratello minore.

La piccola scintilla di Spirito che anima il corpo non dev’essere disciolta nell’oceano dell’Uno come non fosse mai esistita, ma, come il “granello di senapa”, va nutrita sino a farne un albero vigoroso, sui cui rami possano riposare gli “uccelli del cielo” (Mt 13, 31-35).

L’identificazione e lo stato di coscienza egoico non sono, nella Via del Cristo, un essere preda dell’errore, ma la preziosa opportunità di insegnare a Dio stesso cosa significhi essere un “Io”, ovvero un approfittare dell’identificazione dello Spirito con la forma corporea per costruire un’Anima.

L’Anima pienamente formata che gli insegnamenti di Yeshua miravano a far maturare nell’uomo non è più una propaggine indefinita del Padre, ma il Figlio che ha portato a compimento il suo viaggio di crescita nella “regione lontana” della Materia e che torna da suo Padre in piena consapevolezza.

Il fatto che tu continui a vivere in uno stato di identificazione non è un male, è, al contrario, l’opportunità che hai di sviluppare qualità uniche che NON potresti sviluppare se tu fossi illuminato\a. Avrai infatti di certo sperimentato qualche stato transitorio di Illuminazione: tu non eri più qualcuno, tu eri il Tutto. Pace, e quiete e silenzio. Bello, eh? E… ? Cosa puoi imparare da quello stato? Niente! Se durante un viaggio in terre lontane e pericolose tu potessi all’istante essere “teletrasportato\a” sul divano di casa tua ogni fatica svanirebbe, ma cosa impareresti di nuovo? Nulla.

Cosa puoi imparare sulla gestione del denaro, sulla coppia, sul perdono, sulla gelosia, e su ogni altro aspetto della vita se tu… non ci sei più????

Verrà di certo il giorno in cui la tu Anima deciderà di tornare a unirsi pienamente al Padre, ma questo avverrà quando essa avrà realizzato proprio quelle qualità che l’Assoluto non potrebbe mai realizzare restando a “casa sua”. E, grazie a quelle qualità, tu sei e sarai in grado di guidare con efficacia gli altri nel loro cammino di crescita. In questo momento il pianeta non ha infatti bisogno di generici “Illuminati” ma di Anime ben formate con competenze specializzate ed esperte nel Lavoro su di Sé.

Dirò di più: l’Illuminato “vecchio stampo” che a parte essere Illuminato non sa fare niente, può essere oggi persino uno strumento asservito alle forze dell’addormentamento planetario. Le masse indolenti possono così bearsi di andare al loro Satsang domenicale, come andrebbero alla partita di calcio: lì viene detto loro di “non fare nulla” ed esse possono così addormentarsi ancora di più nella convinzione di possedere persino una vita spirituale.

Oggi servono Nuovi Maestri, sul modello di Yeshua. Servono Anime ben formate che hanno sperimentato ogni aspetto della vita materiale e che sono in grado di elevarsi CONSERVANDO il senso di Sé, il senso dell’Ego.

Un giorno sarà tempo di tornare, ma sino a quel giorno, rallegrati di vivere nella dualità. Solo la dualità rende possibile la Visione cosciente della Bellezza. Solo per chi ha realizzato pienamente il senso della dualità, il Padre allestisce la festa più grande.

Alessandro Baccaglini

Fonte: https://www.facebook.com/baccagliniperfectlove/posts/1269060613137159

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