Osho: Il Tantra.

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La via del Tantra.

Il sesso è una piccola morte, e proprio per questo è in grado di donare gioia. Per un istante ti perdi, e quell’istante è l’orgasmo. In quell’istante sei pura energia, che vibra e pulsa. Senza centro, senza un ego. Esci da te stesso, diventi vasto, immenso. Non sei più separato dall’altro, e questo ti dona una grande gioia, sebbene il tutto duri un solo istante.
Dopo cadi in una profonda frustrazione, perché quell’attimo è stato fugace, e desideri poterlo rivivere. E ogni volta tocchi un culmine, una vetta assolata, ma solo per ripiombare in un’oscurità profonda, nell’abisso.
Stava accadendo qualcosa, ed è accaduto senza che tu riuscissi a coglierlo, ed è già perduto. Per questo il sesso è la più grande delle seduzioni e la più grande delle frustrazioni.

Ci sono coloro che cadono preda della seduzione del sesso e ci sono coloro che si rassegnano alla frustrazione che il sesso provoca.
La definizione tantrica della sessualità contrasta radicalmente con quella dominante, in cui si considera il sesso come un bisogno, che, sia pur incidentalmente, fornisce un senso, una gratificazione all’io.
Freud vede il sesso come soddisfacimento, appagamento, liberazione da un bisogno. Il Tantra lo concepisce invece come un potente e istintivo ritorno alla nostra realtà suprema, come una delle più alte forme di meditazione, non è un bisogno, come il cibo o l’acqua, puoi vivere facilmente senza sesso.

Un uomo civilizzato non può permettersi di essere selvaggio; solo un selvaggio può essere orgasmico, perché l’orgasmo è selvaggio. Più sei civilizzato, più sei acculturato, sofisticato, educato, minori sono le tue possibilità di essere orgasmico. Se sei veramente orgasmico, mugolerai e grugnirai e urlerai e canterai e pregherai, facendo l’amore. È inevitabilmente un comportamento folle, e nel tuo mondo civilizzato potrebbe causarti gravi problemi.
Se l’uomo divenisse autentico, libero e naturale, accadrebbero cose inaudite. La prima è questa: le guerre diverrebbero impossibili. Perché la gente non accumulerebbe tanta rabbia, tanta violenza in sé da dover poi scaricarla uccidendo, e uccidendo ancora. La seconda è questa: abusi, violenze prevaricazioni inizierebbero a scomparire.

L’attitudine tantrica rispetto al sesso si fonda, lo ripeto, sul presupposto che non è un bisogno, ma un’esperienza cosmica, una liberazione, un ritorno alla nostra realtà suprema, una delle più alte forme di meditazione.
Nel nostro mondo accade esattamente il contrario: non si sa più amare, si gode solo della conquista, si fa l’amore per dimostrare la propria potenza, per avere una conferma del proprio fascino, per gratificare il proprio ego.
Il tantra invece afferma che il sesso offre un istante di assenza dell’ego, di assenza di tempo, un istante di meditazione.
La meta è divenire follemente folli, sino a fondersi con la natura suprema: la donna scompare in quanto donna e diviene una soglia sull’assoluto, l’uomo scompare in quanto uomo e diviene una soglia sull’assoluto.

Non sentirti mai in colpa: è questo il mio messaggio. Tutto ciò che accade è buono: il male non esiste, non può esistere, perché tutto è in Dio. Il male è una concezione umana, nient’altro.

Non esiste alcuna distinzione tra il sacro e il profano. Non esiste alcuna separazione tra l’amore di Dio e l’amore umano, l’amore fisico, che solitamente viene definito con espressioni volgari. Certo il tuo amore è inquinato da troppe cose che lo immiseriscono: odio, gelosia, desiderio di possesso esclusivo. È come dell’oro pieno di impurità: dovrai attraversare il fuoco per purificarlo, e tutto ciò che non è oro scomparirà.

Il centro non può esistere senza la circonferenza. La via del Tantra coniuga sessualità e spiritualità: tende alla loro fusione. Il tantra non rifiuta nulla; solo i codardi lo fanno. E se rifiuti qualcosa, sarai impoverito in proporzione di quanto hai rifiutato. Così una parte di te non crescerebbe mai, resterebbe infantile.

Se tutto quel che hai vissuto può essere espresso in parole, non hai vissuto nulla. Quando ti succede qualcosa che è al di là delle parole, solo allora cominci a vivere, solo allora la vita bussa alla tua porta.

Non combattere la mente che dubita. Versa invece più energia nella fiducia. Limitati all’indifferenza nei confronti del dubbio: non c’è altro da fare.
La soluzione è l’indifferenza. In te c’è dubbio: accettalo. Ma sposta la tua energia sempre più verso la fiducia e l’amore. La stessa energia che alimenta il dubbio costruisce la fiducia. È l’attenzione che nutre ogni cosa. Se presti attenzione al dubbio, anche per combatterlo, la tua attenzione gli dà nutrimento: prestandogli attenzione, cooperi con esso. Invece resta indifferente; non essergli né favorevole né contrario. È importante capire la differenza che esiste fra dubitare, credere e avere fede.

Il dubitare è un atteggiamento negativo verso le cose. Qualsiasi cosa ti venga detta, ne consideri in primo luogo gli aspetti negativi. Sei già in partenza contrario, e trovi delle ragioni a sostegno della tua opposizione.
L’atteggiamento mentale del credere è del tutto simile all’atteggiamento mentale del dubitare, solo capovolto. Si pone positivamente di fronte alle cose, e cerca delle ragioni a sostegno della propria adesione.

La mente che dubita rifiuta il credere; la mente che crede rifiuta il dubbio; ma la qualità è la stessa, questi due atteggiamenti sono essenzialmente identici.

L’aver fede, o fiducia, corrisponde a uno stato in cui si è smesso di dubitare e, quando si smette di dubitare, si smette anche di credere. Aver fede non è credere: è amare. A differenza del cerdere, l’aver fede è totale. Non contiene più alcuna traccia di dubbio; perciò non si può più neppure dire che sia credere a qualcosa.

Le parole sono un trucco, un artificio. La realtà segue le parole come un’ombra. Se dai troppo peso a quanto è mentale, badi alle parole, e la comunicazione reale ti sfugge.

La vita scorre senza discussione; la verità non ha bisogno di prove. Ha bisogno solo del tuo amore; non di ragioni, ma del tuo amore, della tua fiducia, della tua disposizione a ricevere.

Quando arrivi all’esperienza ultima, quando raggiungi il tuo nucleo più profondo, improvvisamente ti rendi conto di non essere “né questo né quello”, di non essere nessuno. Non sei un ego: sei solo una gran distesa di vuoto. Succede a volte che, seduto a occhi chiusi, cerchi di sentire chi sei e non sai più dove sei. E se cerchi di andare ancora più a fondo, ti prende la paura, perché, più vai a fondo, più profondamente senti di non essere nessuno, di essere nulla. Per questo si ha paura della meditazione: la meditazione è una morte, la morte dell’ego. L’ego è solo un falso concetto.

La prima cosa da capire è che il concetto di “sé” è un prodotto della mente: in realtà non c’è alcun “sé”.

Il Vuoto non ha bisogno di supporto; Mahamudra non poggia su nulla.

Letteralmente Mahamudra significa “il grande gesto”, l’ultimo gesto, l’ultimo gesto possibile, oltre il quale nulla più è possibile.

Mahamudra non poggia su nulla.
Sii nulla, e raggiungi il tutto.
Muori, e divieni un dio.
Dissolviti, e divieni il tutto.
Scompare la goccia e nasce l’oceano.

Non stare aggrappato a te stesso, lasciati cadere nell’abisso: quando ti lasci cadere nell’abisso, divieni l’abisso stesso.

Allora non c’è più morte; un abisso non può morire.
Non c’è più fine; un nulla non ha fine.
“Qualcosa” può aver fine, deve necessariamente aver fine; solo il nulla è eterno.
Mahamudra non poggia su nulla.

Nell’amore diventi un nulla: per amare una persona bisogna che il tuo ego si neghi. Perciò l’amore è così difficile.

Fonte del Post:  ragazzaindaco.blogspot.it

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