Osho: Un Mondo armonioso.

Terra x Blog + Nero 2015

E’ possibile un mondo armonioso?

Il desiderio di un’utopia è fondamentalmente il desiderio profondo di armonia nell’individuo e nella società, l’armonia finora mai esistita, essendoci sempre stato caos. La società è sempre stata divisa in differenti culture e religioni, nazioni diverse – tutte basate sulla superstizione – ma anche se nessuna di queste divisioni si è dimostrata valida, tuttavia mettono in luce il fatto che l’uomo è diviso dentro di sé e sono tutte proiezioni del suo conflitto interiore. All’interno non è un tutt’uno, non è integrato, ecco perché non è riuscito a creare all’esterno una società unita, un’unica umanità.

La causa non è all’esterno. L’esterno è solo il riflesso dell’interiorità dell’uomo. L’uomo si è evoluto a partire dagli animali. Questo fatto viene sostenuto con grande convinzione dalla psicoanalisi moderna, in particolare dalla scuola di Carl Gustav Jung, perché nell’inconscio collettivo dell’uomo esistono ricordi di tipo animale.

Se una persona viene portata in uno stato di ipnosi profonda, entrerà prima nella mente inconscia, che è la parte repressa della vita. Se viene portata a un livello ancora più profondo, entrerà nell’inconscio collettivo, che conserva i ricordi degli animali e inizierà ad urlare – in questo stadio non è in grado di usare il linguaggio. Inizierà a gridare o a lamentarsi, ma il linguaggio sarà impossibile; potrà urlare, ma solo come un animale e nello stadio dell’inconscio collettivo, se gli verrà permesso o ordinato di muoversi, si muoverà a quattro zampe – non starà su due piedi.

Nell’inconscio collettivo esistono residui che fanno pensare che in passato questa persona debba aver avuto un corpo animale; persone diverse provengono da animali diversi. Questo fatto può essere la causa di differenze negli individui. A volte puoi vedere la somiglianza – qualcuno si comporta come un cane, qualcuno come una volpe, qualcuno come un leone.

Il folclore dà sostegno a questo fatto in antiche parabole come le Favole di Esopo o come in India il Panchtantra – che è antichissimo. In questi libri tutte le storie sono storie di animali, ma sono di grande significato per le persone: rappresentano certi tipi umani. L’uomo porta ancora con sé molto dell’istinto animale – la rabbia, l’odio, l’invidia, la possessività, l’astuzia. Tutto ciò che viene condannato nell’uomo sembra appartenere ad una parte inconscia, profondamente radicata. Il compito dell’alchimia spirituale è proprio quello di liberarsi del passato animale.

Se non si libera del suo passato animale, l’uomo rimane diviso. Il passato animale e la sua umanità non sono in grado di coesistere, l’umanità ha qualità che sono esattamente l’opposto.

Tutto ciò che l’uomo fa, è diventare un ipocrita. Per quanto riguarda il comportamento formale, segue gli ideali dell’umanità – l’amore e la verità, la libertà, la non possessività e la compassione, ma tutto questo rimane solo uno strato molto sottile – in qualsiasi momento l’animale nascosto può emergere. Qualsiasi accadimento può portarlo alla luce. E sia che emerga sia che rimanga nascosto, la consapevolezza interiore rimane divisa.

Questa consapevolezza divisa è quella che crea il desiderio e la domanda: come può l’individuo diventare un tutto armonioso? La stessa cosa vale per la società: come possiamo rendere la società un tutto armonioso – in cui non c’è né guerra, né conflitto, in cui non ci sono né classi, né divisioni in base al colore, alla casta, alla religione, alla nazione?

Per via di persone come Thomas More, che ha scritto il libro Utopia, questa parola è diventata sinonimo di tutte le mete idealistiche – ma non si è compreso il problema reale. Ecco perché sembra che questa idea di utopia non accadrà mai. Se pensi alla società che si trasforma in una società ideale, un paradiso, sembra una cosa impossibile. Ci sono tanti conflitti, e non sembra esserci modo di armonizzarli.

Ogni religione vuole conquistare il mondo intero, non vuole essere armonizzata. Ogni nazione vuole conquistare il mondo intero, non vuole essere armonizzata. Ogni cultura vuole diffondersi in tutto il mondo e distruggere le altre, non portarle a un’armonia. Quindi utopia è diventato sinonimo di qualcosa di immaginario. La parola stessa ‘utopia’ significa anche ‘ciò che non si realizzerà mai’. Eppure l’uomo continua ripetutamente a pensare in questi termini. Sembra esserci un desiderio profondamente radicato e inestinguibile… Ma il pensiero dell’uomo tocca solo i sintomi – ecco perché sembra che non accadrà mai: non sta osservando le cause. Le cause sono individuali.

L’utopia è possibile. Una società umana armoniosa è possibile, dovrebbe essere possibile, perché sarebbe la migliore opportunità per tutti di crescere, di essere se stessi. Ognuno avrebbe a disposizione tutte le opportunità. Quindi la società, così com’è ora, è completamente stupida.

Gli utopisti non sono sognatori, ma i tuoi cosiddetti realisti che li condannano sono degli sciocchi. Entrambi sono d’accordo su di una cosa, che qualcosa nella società dev’essere fatto.

Il principe Kropotkin, Bakunin e i loro seguaci vorrebbero che tutti i governi del mondo fossero dissolti – come se questo fosse nelle loro mani, come se bastasse dirlo e subito i governi si dissolverebbero. Questi sono gli anarchici, che sono i migliori utopisti. Leggendo i loro scritti, ciò che dicono sembra significativo, comunque il fatto è che non hanno alcun modo per realizzarlo, e nessuna idea su come farlo accadere. E poi ci sono Marx, Engels e Lenin – i marxisti, i comunisti, e varie scuole di socialismo, collegate a sognatori di un altro tipo. Persino George Bernard Shaw aveva la propria idea di socialismo; aveva un piccolo gruppo chiamato “Società Fabiana” e diffondeva l’idea di un tipo di mondo socialista, completamente diverso dal mondo comunista di oggi. Ci sono fascisti che pensano sia una questione di maggior controllo e di maggior potere per il governo, proprio l’opposto degli anarchici, che non vogliono alcun governo, e per i quali la fonte di ogni corruzione è il governo. E ci sono fascisti che vogliono che tutto il potere sia nelle mani dei dittatori, affermando che è a causa dell’idea di democrazia che la società si sta disgregando, in quanto democrazia significa governo dell’elemento più basso. È questo a decidere chi andrà al governo, pur essendo il più ignorante di tutti, privo di qualunque comprensione: la massa deciderà come dovrà la società. Quindi, secondo i fascisti, la democrazia non è che dominio della massa – non è possibile.

Secondo i comunisti, tutto il problema risiede nella divisione di classe tra ricchi e poveri. Essi pensano che se tutto il potere di governo andasse nelle mani dei poveri – con una dittatura del proletariato – se le classi scomparissero e ci fosse una società ugualitaria, non ci sarebbe alcuna necessità di uno stato.

Tutti si preoccupano della società, e in questo sta il loro fallimento. Per come la vedo io, l’utopia non è qualcosa che non si realizzerà mai, ma è possibile se risaliamo alle cause e non ai sintomi. E le cause sono negli individui, non nella società.

Ad esempio, dopo settant’anni, la rivoluzione comunista in Unione Sovietica non è stata in grado di dissolvere la dittatura. Lenin pensava che dieci o quindici anni al massimo sarebbero stati sufficienti – una volta che sarebbero riusciti a mettere tutti su un piano di uguaglianza, distribuendo la ricchezza in modo uniforme, allora un governo non sarebbe stato più necessario. Ma dopo quindici anni scoprirono che nel momento in cui era stato abolito lo stato di forza, le persone di nuovo diventavano diverse, di nuovo ricche e povere; qualcosa nelle persone le rendeva ricche o povere; avresti dovuto tenerle in una specie di campo di concentramento, volendo farle restare uguali. Ma questa è un uguaglianza ben strana, perché distrugge ogni libertà, ogni individualità.

L’idea di base è quella di dare pari opportunità agli individui. Tutti i bisogni dovrebbero essere soddisfatti allo stesso modo. Ognuno ha le stesse cose degli altri, le condivide. Ma il risultato finale è proprio l’opposto: hanno quasi distrutto l’individuo a cui volevano dare uguaglianza e libertà, tutto il buono che può essere dato a un individuo. Alla fine è proprio l’individuo che viene eliminato. Sono arrivati a temere l’individuo, perché non sono ancora consapevoli del fatto che il periodo di costrizione può avere qualsiasi durata – settant’anni o settecento – senza fare alcuna differenza. Nel momento in cui elimini il controllo, ci saranno alcune persone che sapranno come diventare ricche, e altre che sapranno come diventare povere. Tutto riprenderà come prima.

Col passar del tempo, scoprirono anche che non c’era modo di far rimanere tutti su un piano di uguaglianza, senza usare la forza. Ma che utopia è, se deve essere mantenuta con la forza? Dato poi che tutto il potere apparteneva al partito comunista, era nata una nuova divisione, una nuova classe di burocrati: chi ha il potere e chi non ce l’ha.

È molto difficile diventare membro del partito comunista in Russia, perché vuol dire entrare a far parte dell’elite di potere. Il partito comunista ha creato altri gruppi – prima devi diventare membro di quei gruppi, dove verrai controllato in ogni modo e, quando decideranno che sei affidabile, assolutamente degno di fiducia, allora potrai entrare nel partito comunista. Il numero dei membri non aumenta, perché questo vorrebbe dire dividere il potere. Il partito vuole rimanere più piccolo possibile, in modo che il potere rimanga in poche mani. Ora esiste una classe potente. Per settant’anni il paese è stato governato dallo stesso gruppo, il resto delle persone non aveva alcun potere.

La gente non è mai stata così priva di potere in un regime capitalista o in uno feudale. Sotto gli zar non erano così privi di potere: c’era la possibilità per un povero, se era abbastanza intelligente, di diventare ricco. Ora non è così facile. Puoi anche essere intelligente, ma non è così facile passare dalla classe senza potere a quella che detiene il potere. La distanza tra le due classi è grandissima, mentre nella società capitalista c’è sempre mobilità, non ci sono solo i ricchi e i poveri, ma una grande classe media, in continuo movimento. Alcune persone della classe media diventano miliardarie, mentre alcune diventano povere. Alcuni poveri si spostano nella classe media, alcuni ricchi finiscono nella classe media, o persino tra i poveri… c’è abbastanza mobilità.

In una società comunista c’è uno stato di assoluta staticità. Le classi sono completamente tagliate fuori l’una dall’altra: volevano creare una società senza classi e hanno creato solo la società più limitata possibile, con classi statiche; sembra quasi una copia dell’induismo. Ciò che Manu ha realizzato cinquemila anni fa in India, i comunisti lo hanno fatto in Russia. Manu divise la società indù in quattro classi, senza alcuna mobilità. Nasci bramino, è l’unico modo di essere un bramino. Questo è lo strato più alto della società. Il secondo sono i guerrieri, i re – i chhatrya. Ma tu nasci nella casta, non è questione di spostarsi. La terza è la classe dei vaishya, gli uomini d’affari – nasci in essa. E la quarta è quella dei sudra, gli intoccabili.

Tutti nascono nella loro casta. Ecco perché, quando i cristiani si sono messi a convertire tanti indù, specie i sudra, questi ultimi erano molto contenti di diventare cristiani, perché almeno così diventavano ‘toccabili’… Tra gli indù, i sudra sono intoccabili, e non c’è modo di uscire da questa struttura. Per tutta la vita devi rimanere esattamente come sono stati i tuoi antenati per cinquemila anni. Per cinquemila anni è esistita una società stratificata. Se qualcuno fa il ciabattino, la sua famiglia ha fatto scarpe per cinquemila anni. Non può fare un altro lavoro, un’altra professione. Non è permesso. Quella indù non è una religione che converte, perché la domanda fondamentale, se converti qualcuno, sarebbe: in quale classe mettere quella persona? La religione cristiana è una religione che converte, non ha una classificazione; devi solo diventare cristiano. Se ti convertono i cattolici, sei cattolico, se sono i protestanti, diventi protestante.

Ma nell’induismo non puoi essere convertito perché in quel caso, dove potresti essere? I bramini non ti vorranno, e tu non vorrai essere messo con i sudra, gli intoccabili. Che senso ha avere una religione in cui non puoi nemmeno essere toccato? Persino la tua ombra sarà intoccabile. Un bramino deve lavarsi se l’ombra di un sudra lo tocca. Il sudra non l’ha toccato, ma anche la sua ombra è intoccabile.

Nonostante sia la religione più antica, l’induismo non si è diffuso, anzi, tende a diminuire. Il buddismo si è diffuso in tutta l’Asia ed ha solo venticinque secoli. L’induismo ha almeno diecimila anni, o forse di più, ma non è riuscito a diffondersi per il semplice motivo che il suo punto di forza è la nascita. Puoi essere indù solo per nascita, come puoi essere ebreo solo per nascita – e queste sono le due religioni più antiche. Queste sono in realtà le due religioni fondamentali.

Cristianesimo e islam sono nati dall’ebraismo, mentre giainismo e buddismo sono nati dall’induismo. Giainismo e buddismo sono entrambi i prodotti della ribellione della seconda casta – quella dei chhatriya, i guerrieri – questa classe aveva tutto il potere. Erano re, soldati, avevano potere – eppure i bramini erano nei posti più alti. Era naturale che prima o poi si ribellassero e alla fine lo fecero. Gautama Buddha e Mahavira facevano parte entrambi della seconda classe. Volevano essere nella prima classe; detenevano il potere, mentre i bramini non avevano nulla. Perché allora questi ultimi erano nella prima casta? C’è stata una ribellione.

Ma la cosa strana è che, nonostante queste due religioni fossero nate entrambe dall’induismo, solo il buddismo è riuscito a diffondersi al di fuori dell’India, anzi è scomparso in India, conquistando però tutta l’Asia. La ragione di questo è la compassione di Gautama il Buddha, che ha dato la possibilità a chiunque di unirsi al buddismo.

I Giaina si ribellarono contro i bramini, ma rimasero comunque nello stesso tipo di mente: sono in una posizione superiore alle altre due classi. Volevano essere più in alto dei bramini, senza nemmeno provare a convertire qualcuno, perché, chi avrebbero potuto convertire? I bramini non possono essere convertiti – sono già superiori a tutti gli altri. Solo i sudra possono essere convertiti per poter salire nella scala sociale. Ma i giaina – Mahavira e il suo gruppo – non avevano sufficiente compassione per poter prenderli con loro.

Perciò il giainismo non è una cultura completa – deve dipendere in tutto dall’induismo – è rimasto solo una filosofia. Nessun giaina può fare scarpe – quindi qualche sudra indù farà le scarpe. Nessun giaina può pulire bagni – qualche sudra dovrà fare quel lavoro. Anche se si ribellarono contro i bramini, la loro ribellione era solo diretta contro la posizione superiore dei bramini: volevano essere più in alto dei bramini. Ma non erano a favore dell’elevazione delle classi inferiori. Il risultato finale è stato che i giainisti sono rimasti una religione molto piccola. E dato che sono usciti dall’induismo, invece di superare i bramini sono caduti persino più in basso della seconda categoria. Dato che avevano lasciato l’induismo, non erano più chhatriya. Non erano più considerati guerrieri e, comunque, non potevano esserlo per via della loro ideologia della non-violenza e dovendo abbandonare l’idea della lotta, quindi l’unica possibilità era quella di diventare uomini d’affari.

È sempre possibile andare più in basso – nessuno te lo impedisce – quindi sono passati dalla seconda casta alla terza e sono entrati nel mondo degli affari. Perciò la ribellione è fallita completamente. I giainisti volevano diventare superiori alla prima classe; il risultato è stato che sono passati dalla seconda alla terza. Sono del tutto dipendenti dagli indù. Hanno bisogno di qualcuno che faccia i lavori manuali – loro non possono farli. Da quando sono entrati nel mondo degli affari, a poco a poco gli indù che fanno il loro stesso lavoro, i vaishya e i giainisti si sono molto avvicinati. Ci sono stati anche dei matrimoni tra di loro.

Un po’ alla volta hanno dovuto chiedere ai bramini di fare persino il lavoro dei celebranti della loro fede – avevano il denaro per pagarli. Così i bramini fanno questo lavoro per i giaina, che erano contro i bramini, contro l’induismo, ma erano costretti ad usare gli indù per alcune loro attività. Le scarpe sono fatte dai sudra, i bagni sono puliti dai sudra. Le loro proprietà sono protette dai chhatriya, perché loro non possono prendere in mano la spada. Non possono uccidere, non possono combattere, non possono andare in guerra, quindi le loro forze di sicurezza fanno parte della casta dei guerrieri. E persino i loro preti… i bramini sono tornati dalla porta posteriore come preti.

Manu creò questa società del tutto statica – e che è ancora invariata – cinquemila anni fa, anch’essa era una specie di utopia, perché era convinto che in questo modo non ci sarebbe stata lotta di classe.

La lotta di classe può essere eliminata in due modi: il primo è che non ci sono più classi, quindi non c’è lotta di classe. Questo è ciò che ha fatto il comunismo, ma ha fallito perché è apparsa una nuova classe. L’altro modo è che le classi sono così rigide che non si pone nemmeno la questione di una persona che si muove da una classe all’altra. Non ci sarà alcuna lotta e nessuna competizione. Il bramino rimarrà sempre un bramino. Sarà sempre in alto, che sia ricco o povero non ha importanza. L’uomo d’affari rimane un uomo d’affari. Solo perché è ricco non può diventare un bramino, non può comprare un’altra casta. Non può elevarsi; rimarrà nella terza classe, per quanto ricco sia. I sudra rimarranno sudra: devono fare tutto il lavoro sporco, e non c’è via d’uscita.

Anche quella era un’utopia: l’idea che, se le classi sono assolutamente statiche, non ci sarà alcun conflitto, alcuna competizione. In un certo senso Manu ha avuto più successo di Marx, perché per cinquemila anni la sua idea è rimasta effettiva e in India la società indù non ha mai avuto una lotta di classe. Ci sono i poveri e i ricchi, ma questo non è il vero problema per un indù. Il suo vero problema sono quelle quattro caste, assolutamente statiche. Questo è molto pericoloso, perché impedisci alle persone di potersi muovere in una direzione in cui potrebbero realizzare le proprie potenzialità. Un sudra può anche essere una grande guerriero, ma non avrà mai la possibilità di esserlo. Un bramino può essere un grande capitano di industria, ma non può abbassarsi a farlo.

Quindi Manu ha salvato la società dalla lotta di classe, ma ha distrutto completamente l’individuo e le sue potenzialità. La genialità è stata sprecata. La stessa cosa accade con il comunismo: l’individuo è distrutto, il suo genio sprecato. Non può elevarsi anche se ne ha le capacità.

Nel mondo sono stati fatti dei tentativi per creare una società armoniosa, ma tutti sono falliti, tutti per il semplice motivo che nessuno si è mai preoccupato di comprendere il motivo per cui la società non è già naturalmente armoniosa.

Ogni individuo è diviso dentro di sé e le sue divisioni vengono proiettate sulla società. A meno che non riusciamo a dissolvere le divisioni che l’individuo ha al suo interno, non esisterà la possibilità di realizzare davvero un’utopia e creare una società armoniosa. Quindi l’unica via per l’utopia è quella di aumentare la tua consapevolezza e di ridurre la tua inconsapevolezza, finché arriva un momento nella tua vita in cui nulla rimane inconscio: sei pura consapevolezza. Allora non c’è divisione.

Una persona di questo genere, che possiede solo consapevolezza e niente che le si opponga, può diventare il punto di forza per creare una società senza divisioni. In altre parole, solo una società che è sufficientemente illuminata può soddisfare la domanda di armonia – una società di persone illuminate, una società di grandi meditatori, che hanno lasciato cadere le loro divisioni. Invece di pensare in termini di rivoluzione e cambiare la società e la sua struttura, dovremmo pensare di più alla meditazione e al cambiamento dell’individuo. Questo è l’unico modo possibile per eliminare, un giorno, tutte le divisioni nella società. Prima devono essere eliminate nell’individuo – proprio lì è possibile lasciarle andare.

Nell’individuo troviamo qualcosa di simile alla concezione di Manu della società, divisa in quattro parti. Hai il conscio, l’inconscio, l’inconscio collettivo e l’inconscio cosmico. Queste sono le quattro divisioni dentro di te; man mano che vai più in profondità entri in spazi sempre più oscuri. Anche Manu divideva la società in quattro parti. La parte più cosciente sono i bramini – essi formano la parte più elevata e più saggia. Manu però partiva dalla società.

È possibile il fatto che una persona fosse stata saggia, quando Manu aveva creato per la prima volta la divisione della società. Ma non è chiaro come mai che poi lo sarebbero stati anche i suoi figli, le figlie; che generazione dopo generazione il saggio avrebbe dato vita solo a persone sagge – questa è sempre stata un’idea stupida. Quindi la prima divisione può essere stata accurata, è possibile che abbia scelto le persone accuratamente, con quelle più coscienti in alto, poi quelle un po’ meno coscienti, poi quelle più inconsapevoli e alla fine quelle del tutto inconsapevoli.

Se Manu chiama le persone del tutto inconsapevoli “sudra”, intoccabili, non è sbagliato; a livello filosofico è assolutamente corretto. Ma in pratica ha sbagliato, perché non ha pensato che le persone inconsapevoli non sempre avrebbero potuto generare altre persone inconsapevoli.

Ciò che è accaduto è che tutti gli illuminati sono venuti dalla seconda casta – quella dei guerrieri – non dai bramini, considerati la casta più alta. Questo è strano. Persino le incarnazioni indù – Rama e Krishna – appartenevano alla seconda classe; non erano bramini. Così Buddha e Mahavira non erano bramini. La casta dei bramini non ha generato nemmeno un illuminato, perché sono diventati troppo compiacenti. Erano in cima, cosa potevano volere di più? Tutti toccavano i loro piedi, persino i re dovevano farlo. Erano le persone più pure; non c’era alcun desiderio di cercare qualcos’altro, ciò che avevano era sufficiente. Il loro ego era soddisfatto, gratificato.

Come mai è accaduto ai chhatriya, la seconda casta? Secondo me proprio perché, proprio perché facendo parte della seconda casta, avevano un grandissimo desiderio di sorpassare i bramini e l’unico modo che erano riusciti a immaginare fu quello di illuminarsi. Solo così avrebbero superato i bramini, sarebbe stato altrimenti impossibile.

I bramini sono gli studiosi più importanti. I chhatriya dovevano raggiungere qualcosa di più alto della conoscenza e dello studio. Dovevano raggiungere qualcosa che non fosse dato alla nascita e che quindi non potesse essere rivendicato dai bramini. Nessuno può affermare di essere illuminato solo per nascita. Ed è accaduto solo alla seconda classe perché è parte della psicologia umana che più sei vicino alle classi alte e più sei competitivo. Più sei distante e meno speranza hai di competere con i bramini. L’uomo di affari non può pensare di poter competere. Il sudra naturalmente non può nemmeno immaginarlo o sognarlo. Non gli si permette nemmeno di leggere, non può ricevere alcuna istruzione. È tenuto completamente schiavo della sua inconsapevolezza, quindi non è possibile che si illumini.

L’uomo d’affari è interessato a un altro tipo di competizione, quella del denaro. È una competizione orizzontale, tra uomini d’affari. Cerca di competere per avere più denaro e sa di non poter competere con i guerrieri: un uomo d’affari non è un soldato. E non può competere con il prete, perché un uomo d’affari non è uno studioso.

I bramini mantenevano il controllo completo di tutte le antiche scritture. Passavano quei libri solo ai loro figli, ai loro discendenti. Per migliaia di anni quei libri non vennero stampati, anche se la stampa era già stata scoperta in Cina, tremila anni prima, e sarebbe potuta arrivare in India senza alcuna difficoltà. La gente ne deve essere stata consapevole – andavano e venivano continuamente dalla Cina. Se il buddismo ha potuto diffondersi in tutta la Cina, è impossibile che non avessero la possibilità di riportare in patria l’idea e la tecnica della stampa.

Ma i bramini erano contrari alla stampa. Si sono opposti alla stampa dei loro libri sacri persino quando sono arrivati gli inglesi – trecento anni fa – e hanno conquistato l’India strappandola ai musulmani. Le loro scritture vennero stampate contro la loro volontà, perché temevano che, una volta stampate, sarebbero diventate proprietà comune. Allora tutti avrebbero potuto leggerle e chiunque sarebbe potuto diventare uno studioso. Volevano tenerle per sé, in modo che ci fossero solo copie scritte a mano, conservate come tradizione familiare: ogni famiglia aveva la sua copia scritta a mano di determinate scritture. I bramini le monopolizzavano.

I chhatriya, la seconda casta, hanno cercato – ed è stato uno sforzo enorme – di diventare illuminati per sorpassare i bramini. Ma, diventando illuminati, il loro essere è diventato uno, privo di divisioni. E certo sono andati più in alto di qualsiasi essere umano diviso. Sulla loro superiorità non c’erano dubbi. Perciò, persino i bramini andavano dagli illuminati, senza preoccuparsi del fatto che venivano dalla seconda casta. I bramini toccavano i piedi di non bramini, una cosa che altrimenti sarebbe stata impensabile. Quando un non bramino si illuminava, il bramino scopriva che tutte le sue conoscenze erano solo un esercizio di memoria. Ciò che quest’uomo sa, al contrario, non è una ripetizione pappagallesca. Non è uno scolaro, è uno che sa. Quindi centinaia di bramini diventarono discepoli di Buddha, centinaia di bramini diventarono discepoli di Mahavira.

Il mondo può arrivare all’armonia se la meditazione si diffonde dappertutto e la gente arriva, dentro di sé, a una consapevolezza indivisa. Questa sarà una dimensione completamente diversa su cui lavorare.

Finora c’era la dimensione della rivoluzione: il punto era la società, la sua struttura. Questo metodo ha fallito ripetutamente, in modi diversi. Ora la dimensione dovrebbe essere quella dell’individuo – e non la rivoluzione, ma piuttosto la meditazione, la trasformazione. Non è così arduo come si pensa. La gente spreca, magari, sei anni per ottenere una laurea all’università; e pensa che non sia uno spreco eccessivo pur di ottenere un titolo che non vale nulla.

È solo questione di comprendere il valore della meditazione, allora è facile che milioni di persone diventino integrate nella loro interiorità e saranno il primo gruppo di persone a diventare armoniose. La loro armonia, la loro bellezza e compassione, il loro amore – tutte le loro qualità – avranno sicuramente risonanza in tutto il mondo.

Il mio lavoro è fare della meditazione una scienza, in modo che non abbia nulla a che fare con la religione. In questo modo chiunque può praticarla – che sia indù o cristiano, ebreo o musulmano, non ha alcuna importanza. La sua religione è un fatto irrilevante: può in ogni caso meditare o magari non crede in alcuna religione, è ateo; eppure può meditare.

La meditazione deve diventare un fuoco incontrollabile. Allora c’è qualche speranza. E la gente è pronta: ha sete di qualcosa che cambi il gusto stesso della società. Com’è al momento, è orrenda, è disgustosa. Al massimo, è tollerabile, in qualche maniera, la gente è riuscita a tollerarla. Ma tollerare non è affatto gioioso.

Dovrebbe essere estatica. Dovrebbe essere piacevole. Dovrebbe portare una danza nel cuore della gente.

Quando queste divisioni all’interno della persona scompaiono, può vedere tutto con grande chiarezza. Non si tratta di avere grandi conoscenze, si tratta di chiarezza. Questa persona può osservare ogni dimensione e ogni direzione con una tale chiarezza e profonda sensibilità e percettività, che anche non avendo grandi conoscenze la sua chiarezza darà risposte che la conoscenza non è in grado di dare.

L’idea utopica che ha seguito l’uomo come un’ombra per migliaia di anni, è una delle cose più importanti e si è in qualche modo fusa con quella di cambiare la società: non osservando mai l’individuo. Nessuno ha dato grande attenzione all’individuo – e quella è la radice di tutti i problemi. Ma dato che l’individuo appare così piccolo e la società così grande, la gente pensa: possiamo cambiare la società, e cambierà anche l’individuo. Non è così – perché la ‘società’ è solo una parola; esistono solo individui, la società non esiste. La società non ha anima – in essa non puoi cambiare nulla. Puoi solo cambiare l’individuo, anche se appare così piccolo.

Quando arrivi a conoscere la scienza che trasforma l’individuo, codesta può essere applicata a tutti gli individui, chiunque essi siano. La mia sensazione è che un giorno arriveremo a ottenere una società che sarà armoniosa, una società molto migliore di tutte le idee che gli utopisti hanno prodotto per migliaia di anni. La realtà sarà molto più bella.

Tratto da: “Light on the Path”, di Osho.

Fonte del Post: http://www.osho.com/it/read/osho/vision/is-a-harmonious-world-possible

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