Il “problema” della non-dualità.

Il grosso problema della non-dualità.

Questo è il periodo della non dualità. Molti di noi ci sono cascati a piè pari. Siamo scesi nella profonda caverna del ‘non esiste nulla’, ‘è tutto illusione’ e ci condiamo la bocca con frasi come ‘la realtà e la vita non hanno nessun senso perciò non preoccuparti di nulla’, scimmiottando i vari ‘guru’ indiani o i testi sacri che si fanno portatori di questo messaggio, che è contemporaneamente molto profondo e molto pericoloso.

E’ la moda più recente della spiritualità e la sua deriva più insidiosa. Ad esempio, vengono ritenute superflue ed illusorie tutte le pratiche, con la spiegazione che ogni metodo è comunque figlio dell’illusione e non farà che perpetrarla. I grandi dell’approccio non duale infatti vogliono far passare l’idea che quello stato è un’accadimento spontaneo, che avviene quando le catene dell’identificazione con l’ego si sono finalmente dissolte.

Non è qualcosa che si può provocare. Non è qualcosa che si può ‘cercare’. Eppure gli stessi, continuano a tenere Satsang e corsi con migliaia di persone assetate dei loro discorsi, o anche soltanto della loro energia, dove basilarmente i partecipanti continuano a sentirsi dire sempre le stesse cose, in attesa che questo risveglio spontaneo arrivi….

Ciò ha portato molti ‘adepti’ e molta gente di mia conoscenza a una pericolosissima stasi e ad una ancor più pericolosa fissazione. Ed io, che mi ero avvicinato con interesse a questa prospettiva, mirabilmente descritta dal Vasistha Yoga e da Ramana Maharshi (che sono stati fra le mie letture più assidue per tantissimo tempo) ho iniziato ad un certo punto ad avere il bisogno di fermarmi un attimo e di ascoltare quello strano corto circuito che il mio essere aveva quando ascoltava certe frasi.

Pur se può essere vero in ultima analisi, il fatto che tutta questa esistenza possa essere una mera illusione, non si può certo liquidare con quattro frasi messe in croce, negando di continuo la realtà delle cose e la gravità del dolore umano, o con ragionamenti furbi intorno al ‘concetto’ di illusione e dualità.

Se siamo sinceri dobbiamo poi ammettere che questo stato, oltre il duale, lo abbiamo finora solo ‘letto’ da qualche parte o ‘ascoltato’ da qualche guru, ma nessuno di noi lo ha davvero sperimentato. Esiste davvero quello stato? Come facciamo a saperlo?

In tutta onestà, non possiamo ancora affermare che esista davvero e non possiamo essere nemmeno tanto certi che non sia uno stato illusorio (o allucinatorio) anch’esso, o che non ci sia qualcos’altro dopo. Quindi, in buona sostanza, a parte le chiacchiere… che ne sappiamo davvero?

Vedo e leggo di gente che non fa che indicare, con una logica stringente, per carità, quanto tutto quello che esiste non abbia alcun senso, nessuna sostanza e quindi nessun valore. E per me, al momento, questo è un atteggiamento molto, molto pericoloso, molto vicino al nichilismo. Inoltre credo che, ammesso che esista, il punto d’arrivo (una coscienza non duale) sia praticamente impossibile per la maggior parte di noi se non viene compiuto un lavoro, uno sforzo per uscire da quella identificazione con l’ego che sembra essere l’ostacolo principale.

E a quelli che hanno avuto il coraggio di dirmi che non è così, ho sempre chiesto: tu sei nella non dualità? Senza ottenere mai una risposta positiva. Ascolto e leggo persone che sbandierano a tutti, in lungo e in largo sul web, che l’ego non esiste ed è anch’esso una illusione, che tutto il lavoro per uscirne sarebbe dunque anch’esso illusorio. E, dentro di me, si va formando sempre di più la profonda sensazione che tutto questo sia solo un mero parlare, frutto proprio di un ego ipertrofico che ha trovato un nuovo modo per sembrare ‘migliore’. Per il resto, credo proprio che un percorso sia necessario per la stragrande maggioranza di noi, che una serie di ‘passi’, o almeno di punti di riferimento, siano imprescindibili per non perdersi in un mare di autosuggestioni su cosa sia o non sia la realtà.

“Non si porrà mai fine alla grande battaglia contro la dualità dichiarandone l’impossibilità, o negando le varie apparenze a essa attribuite e definendole irreali. È ancora più inutile ridicolizzare ogni affermazione scritta o pronunciata che parli di dualità, o che sembri fare uso di espressioni dualistiche per spiegare qualcosa. Negare la realtà della dualità non è abbastanza. Non percepiamo la dissoluzione dell’apparenza finché non scopriamo con precisione cos’è l’apparenza e cosa non è, la “causa” alla radice dell’apparenza, e quindi poniamo fine alle nostre attività che sembrano produrre questa apparenza”. William Samuel

Andrea Panatta

Fonte: http://maghierranti.blogspot.it/2017/04/il-grosso-problema-della-non-dualita.html

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