Riflessioni: Io, nel mondo.

Big Bang 2

Io, nel mondo.

Come si fa a dire che là, fuori di noi, esiste un mondo? In altre parole, dove e quando compare quel mondo? E’ un mondo totalmente indipendente da noi, preesistente a noi, o c’è una stretta contemporaneità, un’interrelazione, tra noi e il mondo, in ogni singolo istante di quella che chiamiamo vita?

Astenendosi completamente dall’importare pedissequamente in noi una qualsiasi tesi o teoria derivata dall’esterno, quale, ad esempio, la reincarnazione, come possiamo risalire al “modus operandi” della percezione sensoriale, che ci mostra, ci mette davanti agli occhi fisici un intero universo e noi in esso?

Possiamo dare per scontata e certa quella che noi chiamiamo realtà, o è possibile che ciò che chiamiamo vita e realtà non siano altro che costruzioni psichiche, mentali… una realtà virtuale ultra-reale generata dal cervello? Possiamo escludere categoricamente che la visione presentataci dal film “The Matrix” sia esclusivamente un’opera di fantasia? Siamo veramente qui, ora, qualsiasi cosa possa significare “qui e ora”, o potremmo essere attaccati ad una specie di tubo, attraverso il quale riceviamo in un qui e ora – che nemmeno sappiamo dov’è, o cos’è – una serie di stimoli artificiali che possono ingannare abilissimamente la consapevolezza di ciò che siamo, di dove siamo, di come siamo… irretendoci completamente e, così, tenendoci prigionieri di un sogno… utile a chissà chi e per chissà quale ragione?

Le possibilità sono certamente infinite, ma la verità è e resterà sempre una, integra e assoluta, pur ammettendo che non possa appartenere a nessuno di noi.

Come portare avanti una simile ricerca?

Partirei da qui: se Tu non fossi mai nato, conosceresti qualcosa di questo mondo? Saresti presente in questo mondo?

Non so quali risposte ti sia già dato, ma per quanto mi riguarda, direi che se non fossi mai nato non conoscerei proprio nulla né di questo mondo, né di me stesso. Non conoscerei nulla nemmeno della reincarnazione, che teorizza che sono già stato qui innumerevoli volte, sotto innumerevoli spoglie. Credenze e convinzioni a parte, che non interessano nemmeno un po’, se io non fossi presente, non potrebbe essere presente nemmeno l’universo, con tutti i suoi misteri. Quindi, l’universo nasce insieme a me, o anche, io e l’universo possiamo esistere, esclusivamente, l’uno in funzione dell’altro. Nasco io e, insieme a me, nasce l’universo, con tutto ciò che contiene. Direi che questo è un fatto incontrovertibile, che chiunque può vedere, perfettamente, da sé.

Ma come faccio ad essere consapevole della mia esistenza, di “me”, ed anche dell’esistenza del mondo? Questo è possibile, una volta nato, grazie alla percezione sensoriale. Quindi si potrebbe dire che la percezione sensoriale nasce e, insieme ad essa, nasciamo anche “io” e il mondo; percezione sensoriale, senso di “me” e mondo sono quindi fenomeni inseparabili, sono “pezzi” di uno stesso processo… ti torna?

In un essere umano decerebrato, cioè privo o privato del cervello, si potrebbe ancora presentare una percezione sensoriale? La patologia medica, la psichiatria, le neuroscienze e persino la filosofia ci assicurano di no. Questo implica che la percezione sensoriale sia il “frutto” dell’attività cerebrale; ma il cervello è costituito di materia ed anche se la definiamo “biologica”… pur sempre di materia si tratta.

Si potrebbe allora dire che il cervello è l’artefice della percezione, che la percezione sensoriale è materia e che tale materia riconosce esclusivamente ciò che è identico a sé, quindi il “me” e il mondo, anch’essi costituiti di materia… forma, manifestazione. Credo che, fino a qui, si possa tutti riconoscere che, per noi, le cose stanno esattamente così. Basta guardarsi dentro.

Ma tutto questo non spiega ancora nulla, pur ammettendo che, in effetti, non ci sia proprio nulla da spiegare; ma la mente umana, al solito, è avida di spiegazioni. Pur riconoscendo che mai e poi mai una o più spiegazioni saranno sufficienti a saziare l’ingorda mente, è pur vero che il nostro “sistema operativo” ha anche, in qualche circostanza, necessità di arrivare ad una iniziale comprensione “mentale”, prima di integrare un “qualcosa” che in precedenza non era presente nella consapevolezza… ammesso e non concesso che ciò possa effettivamente avvenire.

Subito dopo la nascita, e per numerosi anni terrestri, nel cucciolo di uomo è presente solamente la consapevolezza del corpo fisico, del mondo circostante; in altre parole, la fa da padrona una percezione sensoriale molto ampia, all’interno della quale, però, non compare nessuna cosa come il “me”. Il me, l’ io sono questo, compaiono solo successivamente. Questo depone per una contemporaneità tra manifestazione corporea e mondo, inizialmente non in sincrono con il senso del “me”, in quanto non-esistente. Il senso del “me” si cristallizza solo in un secondo tempo, in seguito all’esperienza del corpo nel mondo, cioè, in seguito ad un condizionamento che avviene ad opera della memoria di un passato esperito. Difatti, se non ci fosse un passato, non ci sarebbe nemmeno un senso di me, come oggi ce lo immaginiamo.

Ricapitolando fino a questo punto, la percezione sensoriale è il primo ramo che spunta; insieme ad essa compaiono un corpo ed un intero mondo – in espansione – dopodiché, grazie al “tempo”, si manifesta pure un altro aspetto di ciò che già c’è… e cioè il senso di “me”, ovvero la totale identificazione di ciò che siamo con il complesso corpo-mente. Se fino a quel punto il cucciolo di uomo “ E’ “ e basta, da quel momento in poi, ritiene di essere un “qualcosa” di fisico, di materiale, ma capace anche di pensare. E’ solo a questo punto che la certezza di tutte le certezze compare e afferma: “Io sono qualcuno che dimora in un corpo”.

Ti torna anche questo? Sì? No?

Ma cosa c’era, se qualcosa c’era, prima di quel momento? Ancora non sapevi di essere “tu”, ancora non avevi un’identità… eppure c’eri… Allora cosa eri? Allora cosa sei? Lo riesci a sentire?

Come sempre, a questa domanda puoi rispondere solamente Tu.

Con affetto, Sid… Love*

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