Riflessioni: Percezione… punto e basta.

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Riflessioni: Percezione… punto e basta.

Questo post nasce come risposta ad una persona cara.

Premessa: La mente non è il nemico; è venuto il momento di riconoscerlo e di lasciare scivolare via anche questo conflitto. Se un nemico esiste, inevitabilmente prende slancio un conflitto; credo sia evidente da sé. Con questo non intendo affermare che allora bisogna fare qualcosa per superare il conflitto e bla, bla, bla, bensì che riconoscere qualcosa o qualcuno come “nemico” non può che immergerci nel conflitto. Punto. Consapevolezza. Punto e basta. Poi… che ognuno faccia come crede e, magari, vada pure avanti per ore a discettare su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa sia meglio o cosa sia peggio, cosa si deve fare o cosa non si deve fare. Qui, però, non si lascia più spazio alle “paludi mentali”.

Percezione… punto e basta.

La mente, o meglio, il pensiero, detto anche “dialogo interiore”, è uno strumento indispensabile per innumerevoli applicazioni pratiche: leggere, parlare, studiare, costruire, guidare, eccetera; oltre a questo, non ha utilità alcuna, anzi. Fuori del suo ambito naturale di utilizzo specialistico-materiale – e rimarco “utilizzo” – il pensiero non può che produrre guai. Il pensiero è memoria, la memoria è passato, il passato è il conosciuto e, in quanto tale, non è mai all’altezza nell’affrontare ciò che è nuovo e, pertanto, sconosciuto. Oltre a ciò, il pensiero è sempre limitato, quindi parziale o, se si preferisce, frammentario, di conseguenza non potrà mai “comprendere” un processo assolutamente integro ed eternamente illimitato quale è la Vita. E’ proprio al di là delle sue possibilità. Basterebbe questo per rendersi conto che affidarsi al pensiero, alla speculazione intellettuale per comprendere noi stessi e la Vita non può portarci da nessuna parte, se non alla produzione senza fine di idee o di ideali relativi, frammentari e sempre vecchi. E che cosa ce ne dovremmo mai fare di sta roba morta? Magari per ripetere come pappagalli frasi edificanti o per dare sfoggio di cultura?

Precedentemente ho rimarcato il termine “utilizzo” e la ragione, semplicemente, è che, al contrario, siamo noi che veniamo utilizzati dal pensiero, che veniamo vissuti dal pensiero, che veniamo condizionati da esso. Il processo del pensiero è il nostro osannato ed insindacabile guru interiore, si fa per dire, perché l’affidamento che facciamo su di esso è cieco e indubbio… < se me lo dice lui, allora è così >. Stiamo parlando di ignoranza colossale ed utilizzando il termine ignoranza non intendo certo essere offensivo, bensì sottolineare l’ignorare totalmente cosa sia, come nasca e cosa implichi questo pensare. Ma, ancor di più, è l’ignorare come il pensiero si trasformi sotto i nostri stessi occhi in quel concetto, quell’idea apparentemente incrollabile che recita queste esatte parole: < Io penso >. Questo è l’arcano degli arcani, il segreto dei segreti… che segreto non è affatto.

Mai sentito parlare di percezione? E cos’è la percezione? Mai fatto caso, anche solo per curiosità?

Bisogna leggersi migliaia di pagine, frequentare corsi e workshop per sapere o per comprendere cosa sia e come sia la percezione? O basta semplicemente osservarsi?

Direi che l’osservazione basta e avanza… e che non mente mai. Ma è vero anche che ci sono persone che non possono proprio fare a meno di etichettare tutto, di definire, di impilare, di stoccare tutto, di cercare di capire. Ma non risulta ancora chiaro che il capire, il cercare di com-prendere non è che un’attività mentale? La Vita è vivere, non è un concetto o una serie di concetti imparati qui e là, da questo o da quello; non è nemmeno un’esperienza, per quanto si possa credere il contrario, perché l’esperienza, in quanto tale, non può che appartenere al passato… quindi non può avere nulla a che fare né con la Vita, né con la Verità, che sono sempre presenti e auto-evidenti, indipendenti dal tempo e dallo spazio – che sono esclusivamente concetti mentali.

Ma ritorniamo alla percezione. Il corpo è dotato di “sensori”… i 5 sensi fisici. Diciamo, per ipotesi, che questi sensi ci aprono al mondo circostante, riportandoci una serie di impressioni. Sempre per ipotesi, diciamo che esiste veramente un mondo là fuori ed un’interiorità qui dentro. Attraverso i sensi possiamo fare esperienza, così si dice, di ciò che è intorno a noi… un tramonto, una canzone, un profumo, un sapore, una mano che stringe la nostra mano. Fino a qui, nulla di strano, no? Ma che dire se, mentre i sensi ci portano le impressioni, contemporaneamente, in sottofondo nella testa, continua a girare e rigirare un disco che non fa altro che commentare ogni cosa? … < bello questo tramonto, mi piace… questa canzone l’ho già sentita troppe volte… che buon odore che fai… sento ancora il sapore della caramella che mi hai dato un’ora fa… ti prego, stringi di meno, mi si sta intorpidendo la mano >. In genere, questo è proprio quello che accade durante la percezione sensoriale… ma del tramonto a cui stavamo assistendo cosa resta? Nulla, zero. Solo chiacchiere. Il pensiero ha coperto come un velo l’intera gamma di percezione, distraendoci e distogliendoci da ciò che c’era. Quando questo accade, l’attenzione è completamente assorbita dal pensiero, la percezione diventa un’ombra di se stessa, l’individuo che ne fa esperienza occupa il centro dell’universo, al quale tutto ruota intorno. Quando questo accade, non c’è più Vita, bensì memoria, per giunta soggettiva. Fine della trasmissione.

Ma cosa senti quando il sole riscalda il tuo viso? Lo senti nel corpo, vero? O quello che senti sono le parole che usi per descriverlo? Hai forse bisogno che qualcuno te lo descriva? E cosa senti quando qualcuno ti abbraccia? Devi leggere un trattato di mille pagine per rendertene conto? E così complesso restare con la sensazione? Ma quale sensazione, mi chiedi… qualsiasi, rispondo, perché tutto, ma proprio tutto è sensazione, persino il famosissimo pensiero e, udite udite, persino l’ego, l’io sono che la mente recita di continuo. Cooosaaa? Persino l’ego? Certo che sì… se non ci fosse un “campo” di consapevolezza in cui appare, se non fosse un oggetto presente nella coscienza, come potrebbe esserci una cosa come < io sono > ?

Nel Silenzio non dobbiamo conquistare alcunché, non dobbiamo evitare, non dobbiamo cambiare, non dobbiamo cercare alcunché, per il semplice fatto che nel Silenzio non resta più nulla di tutti questi concetti. Nel silenzio svanisce persino quella voce che ripeteva … eppure, a dispetto di questo, “qualcosa” continua a Essere. Che cosa? In realtà, non esistono obblighi, se non nella testina condizionata dall’ignorare Quello che veramente c’è, o Quello che E’. Ma se anche così non fosse, se veramente si vuole continuare a credere di dover fare qualcosa… mi sapresti dire chi è che stabilirebbe obbiettivi e traguardi? Ormai ci intendiamo, vero?

Conosci la curiosità senza scopo, la passione senza secondi fini, l’Amore per l’Amore e non per beneficio personale? Lasciati portare da questi tre magnifici compagni di strada e, per il gusto di stare in loro compagnia… “limitati” a percepire Quello che c’è, qualsiasi cosa sia, senza nulla escludere o criticare. Non devi fare nulla, non devi ottenere nulla, non devi arrivare da nessuna parte, non devi fare esperienza di nulla… solo stare nella percezione in loro compagnia… e qualcosa potrebbe accadere. Ma, invece, quello che in genere si cerca è un sistema, uno stato, un punto fermo che ci possa garantire una “visione”, un “sapere” da utilizzare per procedere – al sicuro e nel benessere – durante tutta la Vita. Follia!

Sai, il pensiero ha preso, o meglio, crede di aver preso il dominio e il controllo dell’Essere. Il processo di identificazione tra il corpo e la mente ha costruito il “me” e questo figlio immaginario si autoreferenzia, utilizzando la percezione sensoriale come indubbia dimostrazione che quello che sta accadendo sta accendo proprio a “me”… e sogghignando ti dice: < prova a darti una bella martellata su un dito, dopo di che discutiamo pure fin che vuoi su chi stia vivendo l’esperienza >. Indubbiamente, le martellate sulle dita provocano dolore… ma la domanda è: c’è qualcuno che lo sente e ne soffre o c’è il dolore e basta?

A questa domanda, come sempre, puoi rispondere solamente tu.

Con affetto, Sid… Love*