Riflessioni: Restare con l’ “Io Sono”.

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Riflessioni: Restare con la sensazione “Io Sono”.

Questo “argomento” mi piace tantissimo, anzi, lo amo… e mi preme sottolinearlo. Se leggi questo Blog, sai già che è il filo conduttore di tutti, o quasi, i post che ho pubblicato, nonché degli articoli importati da altri Siti e Blog.

Di quale “sensazione” stiamo parlando? Della “sensazione” “Io Sono”.

Non credo che in questo momento possa interessare fare un excursus sulle origini di ciò che, al riguardo, ci è stato tramandato e trasmesso dall’Advaita Vedanta, piuttosto che dal Buddismo o dallo Gnosticismo pre-Cristiano; in effetti, anche nei Vangeli Canonici – per intenderci, sono i Vangeli che troviamo nelle Bibbie che abbiamo in casa – a ben vedere e leggendo tra le righe, ci sono numerosissimi spunti che possono far pensare ad un identico “messaggio” non-duale. Se l’approfondimento dovesse interessare, esorto chiunque a compiere le adeguate ricerche; in rete si trova veramente tutto.

La cosa sostanziale è che parlare di non-dualità, di Advaita, o di Io Sono… è una cosa, mentre “Essere” è tutt’altro. Qua non si tratta – e nemmeno interessa – di dare sfoggio di cultura, o di costruire allettanti teorie, bensì di giungere ad una “comprensione”, o meglio, ad una conoscenza diretta, cioè Gnosi, di ciò di cui stiamo parlando.

Se c’è un’esperienza comune a tutti, quella è l’Io Sono. Ed è anche l’unica certezza, certa, che ognuno di noi possa avere. Si può credere a questo, si può credere a quello, si può non credere a questo o a quello, ma di sicuro, “Essere” è il nostro stato naturale… quindi non è certo un qualcosa oggetto di credenza. Quest’ultimo è già un “dato” molto significativo. In definitiva, nessuno di noi afferma di credere di essere, bensì è CERTO di essere; sente, percepisce di essere vivo e presente. La confusione, se confusione esiste, inizia quando si tenta di definire, di spiegare, di descrivere ciò che si è e, ugualmente, di definire, di spiegare, di descrivere cosa sia la Vita o l’essere vivi; in questo caso stiamo parlando di realtà… e cosa sia la realtà non è affatto semplice da percepire direttamente.

Dunque… Io Sono.

La prima osservazione è che non siamo di sicuro la parola o le parole “Io Sono”. Questo è veramente banale. Non credo che valga la pena soffermarsi su questo punto. Ma, allora, chi o che cosa siamo? Qualsiasi risposta ad una tale domanda – che suggerisco caldamente di porsi numerose volte durante la giornata – non potrebbe che portarci una serie di concetti, quindi mere parole. Bene, allora possiamo essere certi che tutte le parole che potremmo utilizzare sarebbero perfettamente inutili, oltre che inadeguate allo scopo. Pertanto, anziché tentare di dare una risposta, mettiamoci l’anima in pace e lasciamole tutte perdere; non ci servono proprio a nulla. Fino a qui ci siamo, vero? Ma se le parole non ci servono… cosa può servire, veramente? Possiamo restare perfettamente sereni, dal momento che tutto ciò che ci può servire è già presente e sempre disponibile… in noi. Non abbiamo bisogno di nessun maestro, o per lo meno, non abbiamo alcun bisogno di qualcuno che ci venga a raccontare chi o che cosa siamo; lo possiamo conoscere direttamente e da soli. Gran bella notizia!

A questo punto, potrei chiedere… chi è che vuole conoscere chi o che cosa è? Chi è che pensa di non conoscersi, o di essersi perso, o di non sapere dove e cosa andare a cercare? Ma non sarei molto simpatico.

Dal momento che abbiamo escluso le parole, quale strumento utile per conoscere chi o che cosa siamo, cosa ci resta da indagare? Forse il fatto che siamo esseri pensanti? Ma i pensieri non sono, essi stessi, un insieme di parole? E allora, a che cosa potrà mai servire compiere una disamina dei pensieri, consci o inconsci che siano, con i quali tentare di arrivare alle solite definizioni verbali, o ad una qualche amena, o infelice, storia? Anche in questo caso… non ci serve proprio a nulla. Sono esagerato? Direi di no. In più, anche riguardo i pensieri potrei chiedere… chi è che pensa? Chi è l’autore dei pensieri che scorrono dentro la testa, incessantemente? Ma anche in questo caso non sarei tanto simpatico. Proseguiamo. Cosa resta ancora? Le sensazioni.

Le sensazioni e le emozioni a chi appartengono? Sono io le sensazioni? Le sensazioni sono “mie”?

Abbiamo già visto, numerose volte, che le sensazioni e le emozioni sono semplicemente il “riflesso”, la manifestazione dell’attività pensante nel corpo fisico. Il corpo non può mentire, quindi un’emozione o una sensazione, se silenziosamente osservate, ci forniranno su un piatto d’argento il pensiero, o i pensieri, che le hanno generate. Ma allora, anche in questo caso, non ci troviamo sulla strada giusta per conoscere chi o che cosa siamo. Quindi possiamo escludere anche le sensazioni e le emozioni, dal momento che io non sono nè le sensazioni, nè le emozioni che accadono in me.

Che dire, allora, del corpo? Già, quasi ognuno di noi è più che certo di essere un individuo in carne e ossa, cioè un “qualcuno” che si trova all’interno di un corpo materiale. Ti torna, vero? Ma se pratichi la Meditazione, o l’Attenzione, il Qui e Ora, il Ricordo di sé, la recitazione di un Mantra, o cosa caspita ti fa più piacere praticare, ti sarai già accorto, credo, che il corpo fisico ha una sua intelligenza, una sua autonomia, un suo agire, indipendente da quello che definisci “me”… o no? Se si osserva silenziosamente, liberi dal dialogo interiore, si potrebbe notare come il corpo esegua tutte le sue azioni, senza che “noi” ce ne facciamo carico. Ad esempio: sei tu che in questo momento ti stai occupando di mettere a fuoco le parole che leggi? Sei tu che qualche momento fa hai imposto alla tua mano di posizionarsi in un certo modo, cliccare sul pulsante del mouse, fare lo scroll per visualizzare il testo discendente, o di grattarti la testa? No, ti assicuro di no… il corpo fa tutto da sé, anche se “tu” puoi fargli compiere una numerosa serie di azioni… al più, si può affermare che ci sia una certa interattività tra corpo e mente, niente di più. Pertanto, nemmeno il corpo è ciò che siamo. Ormai potrebbe essere evidente anche questo.

Ricapitolando: l’Io Sono non ha nulla a che fare con le parole, con il pensiero, con la sensazione, con l’emozione, con il corpo. Abbiamo già fatto una bella pulizia. Cosa rimane ancora?

Al di là di ogni convinzione, al di là di ogni esperienza, di ogni teoria, ideale, o credenza… proviamo a vedere se si riesce a mettere un punto fermo, indissolubile? Allora cominciamo, visto che, fino ad ora, è stato fatto solo un preambolo.

Ad occhi chiusi, in un luogo tranquillo, silenzioso, comodamente, ci fermiamo per un attimo. Se chiudiamo gli occhi, tutto diventa più semplice. Nessuna attività, nessuna fretta, nessuna aspettativa… solamente un po’ di sana curiosità e Amore per se stessi.

Tu esisti, vero? Indipendentemente da ciò che “esistere” può significare, di sicuro tu esisti, tu ci sei, vero? Partiamo da qui.

Comincia a ripeterti “Io Sono”, oppure “io”, ma anche “io esisto”… non fa alcuna differenza, non è una formula magica. Non cercare di capire qualcosa, non cercare di riconoscere qualcosa, non cercare di giudicare o censurare qualsiasi cosa sia presente, non cercare di discernere… niente di niente. Qualsiasi cosa accada, o qualsiasi cosa si manifesti è così com’è e non ci interessa definirla in alcun modo. Resta semplicemente “attaccato” alla ripetizione di “Io Sono”… a me piace quella, ma non è affatto importante.

Se la tua mente non è in uno stato di completo “fuori controllo”, logorroica e inarrestabile, dopo un po’, potrebbe rendersi evidente una sensazione, che non è esattamente come le altre sensazioni che conosci, o che hai conosciuto. E’ la sensazione “pura” di Essere. E’ inequivocabile. E’ quella sensazione che ti accompagna in ogni istante di vita, ma che viene costantemente coperta dal dialogo interiore e schiacciata dal continuare a portare l’attenzione verso le cose, gli oggetti, del mondo materiale e della percezione sensoriale. E’ difficilissimo spiegare a parole, ma è la precisa sensazione di esistere… “io”. Se perdessi un arto ci sarebbe ancora, se ti mancasse un senso ci sarebbe ancora, se non avessi memoria ci sarebbe ancora, se non potessi esprimerti a parole ci sarebbe ancora. Nessuna sensazione le assomiglia, nessuna! La si può sentire al centro del petto, nel cuore (non quello fisico), ma anche nell’addome, ma pure questo non è importante. La cosa fondamentale è che non dobbiamo cercare di farcene un’idea, altrimenti tutto si perderebbe nel solito condizionamento, operato dal pensiero. Non dobbiamo chiederci: è questa? O era quella? Non dobbiamo commentare, non dobbiamo cercare di paragonare… sempre niente di niente. E’, per certi versi, analoga al gesto che compiamo quando vogliamo indicare a qualcuno la nostra persona… puntando l’indice verso il nostro petto; è su un piano diverso, ma esprime la stessa cosa… “io”.

Come “sapere”, o essere certi che la sensazione sia proprio quella? Se si manifesta, ti assicuro, non ci saranno dubbi o incertezze; è talmente evidente in sé, che non è possibile fraintendere. E’ così che ci si può accorgere che è sempre stata lì, con “noi”, presente in ogni istante. E’ un completo sovvertimento della cosiddetta “realtà”; quello che appariva “dentro” viene visto fuori, quello che appariva fuori viene visto dentro, ma anche, tutto ciò che appare non è né fuori, né dentro, cioè… semplicemente è.

Ovviamente, anche queste sono solo parole, ma si limitano a indicare “qualcosa”, senza tentare di convincerti, o di farti credere in quello che viene detto. Se la sensazione si manifesta, tutto quello che resta da fare non è altro che mantenerla per l’intera giornata… anche se dirlo così fa un po’ ridere, perchè appare come un qualcosa di semplice, mentre non è detto che lo sia. Con la pratica, diventa più che possibile mantenere questa “sensazione”, anche svolgendo le normali attività quotidiane: durante l’attività lavorativa, mentre si parla con qualcuno, mentre ci si sposta a piedi o in macchina, persino se si guarda un film… o mentre si scrive al pc, fino a che non diventa lo stato naturale.

In quello stato non c’è più pensiero, né pensatore, non c’è più esperienza, né sperimentatore, non c’è più dualità, né problemi di qualsiasi tipo… c’è solamente Essere… Quiete, Silenzio, Pace… e spessissimo Allegria… lo stato di non-dualità fa veramente sorridere il Cuore.

Ma come sempre, L’ “Io Sono” lo puoi “conoscere” solamente Tu.

Con affetto, Sid… Love*

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