Riflessioni: Vedere? E che vuole dire?

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Riflessioni: Vedere? Ma che significa?

Chi legge libri, o articoli che trattano di consapevolezza, di conoscenza di sé, di risveglio, di spiritualità, si trova invariabilmente di fronte a questo genere di inviti: “Resta con la sensazione”, “Osserva l’emozione”, “Osserva la mente ed il pensiero”, “Sii ciò che sei”… Ma, in definitiva, cosa significa, o come si fa ad “osservare”?

Certamente, in queste circostanze, il “ vedere ” non ha nulla a che fare con gli occhi del corpo fisico. Ma, allora, di che “occhi” stiamo parlando? Stiamo parlando degli “occhi” dello Spirito. Ma anche dicendo così, la spiegazione non è di grande aiuto, vero?

Personalmente ho impiegato anni – ma questo, forse, è perché sono di testa particolarmente dura – prima di venire a capo del significato in questione. Ho ipotizzato tanto, immaginato ancora di più, tentando questo o quell’approccio, praticando diverse tecniche, ma niente! Il “ vedere ” restava comunque un miraggio lontano. Poi, la svolta. Improvvisa, non cercata, non pianificata, non aspettata.

E’ molto difficile spiegare, a parole, un qualcosa che, per la mente ordinaria, non ha nessun significato, ne’ alcuna consistenza. In effetti, non si tratta di esprimere concetti e nemmeno di propugnare teorie o credenze, semmai il contrario; non c’è proprio nulla da credere e niente da concettualizzare. Si sa, però, e molto bene, che la mente è avida di esperienze ed ingorda di un particolare “cibo”, quali i concetti e le teorie sono, per lei. Di conseguenza, se lasciamo fare a lei, l’unico risultato saranno infiniti concetti, teorie, supposizioni, ma nessuna “visione”. La mente, il “ vedere ”, proprio non lo digerisce. Ma perché poi?

Tutto Ciò che E’ – espressione altamente evocativa – è un contenuto della coscienza. Evito, di proposito, di riferirmi alla coscienza come ad un qualcosa di mio o di tuo, dal momento che la coscienza, semplicemente, è. La coscienza, quindi, contiene ed è formata, essa stessa, da oggetti – di coscienza, appunto. La mente ordinaria è in grado, esclusivamente, di percepire tali oggetti. Di conseguenza, ciò che non è oggetto di coscienza, o contenuto nella coscienza, non lo percepisce e, quindi, per essa è inesistente. Le neuroscienze lo hanno ampiamente dimostrato. Secondo la mente ordinaria, il vedere appartiene a questa “categoria” di oggetti inesistenti. Così è spiegato l’arcano, o almeno spero.

Da quanto appena detto, risulta evidente che la mente non è lo strumento “ottico” a cui affidarsi per “ vedere ”. Quindi?

La prendo un po’ alla larga. Un requisito fondamentale per “ vedere ” è, senza alcun dubbio, l’astenersi dal giudicare, valutare, comparare, giustificare, misurare, commentare, congetturare, descrivere… quello che c’è. Per “quello che c’è” intendo sia una situazione, sia una sensazione o un’emozione, sia la percezione fisica, sia il flusso del pensiero; questi sono tutti oggetti della coscienza e, per quanto alla mente ordinaria appaiano come “cose” diverse tra loro, nel “ vedere ” non lo sono affatto: sono esclusivamente “oggetti” della coscienza, punto e basta. In definitiva, una reale osservazione può accadere solo con una mente quieta… e, per di più, spontaneamente quieta, non certo indotta con lo sforzo, cioè dalla volontà, alla quiete. Ma la mente non se ne sta mai tranquilla, vero? E allora?

Non è una presa in giro, ma, allora… osservare la mente diventa fondamentale. Sì, è vero, ma così siamo alle solite… cosa significa osservare?

Chiudere gli occhi può risultare di grande aiuto, dal momento che la vista è, fin troppo spesso, foriera di grandi distrazioni. Dimmi, infatti, se guardare un tramonto, o un viso, o un qualsiasi altro oggetto, senza commentare interiormente, sia un fatto comune o spontaneo… ti torna? Ma tant’è.

Di conseguenza, almeno inizialmente, vale la pena di ritirarsi in un luogo tranquillo, solitario, chiudere gli occhi e lasciare che la percezione si amplifichi e si espanda spontaneamente, senza alcuna aspettativa. Nessun tentativo di incanalare, di modificare, di ottenere questo o quello… semplicemente restare con la percezione fisica di tutti i sensi contemporaneamente, cioè senza privilegiarne alcuni, a scapito di altri… vista a parte e solo per impratichirsi. Nessuna domanda, nessun “dovrebbe essere così”, “forse ci siamo”, “deve essere quello, oppure quell’altro”. Niente di niente.

Se si dovesse presentare un ricordo o un pensiero, o tanti, non importa, basta non alimentarli ulteriormente; ce ne restiamo lì e lasciamo che scorrano. Nessun tentativo di controllarli o di zittirli; niente. Se si presenta una sensazione o un’emozione ce la “sentiamo” tutta, così com’è, senza alcun tentativo di farci alcunché. L’emozione è un “movimento” nel corpo fisico, ma il regista del movimento è comunque e sempre il pensiero. Sentire la sensazione o l’emozione significa restarsene lì, in silenzio, e prestare attenzione piena a come il corpo si modifica nei suoi parametri e sensazioni… battito cardiaco, respiro, fremiti, dolori, nodi… la cosa bella è che l’emozione si palesa da sé e il corpo non può mentire; se si fa attenzione, nel silenzio mentale, percepirla non è per nulla complicato od esoterico.

La meditazione può risultare di grande aiuto per la quiete mentale, anche se non è certo detto che debba esserlo per forza, ne’ che sia sufficiente.

A proposito di meditazione, c’è chi sostiene che sia necessario assumere una determinata postura, piuttosto che un’altra; sedere nella posizione del loto, respirare con un determinato ritmo, mantenere un sutra con le mani, eccetera, eccetera. Può essere, come può anche non essere; dovremmo credere a qualcuno, piuttosto che a noi stessi, o ascoltare qualcuno, piuttosto che noi stessi? Sperimentare personalmente, come solo personalmente avviene la percezione di qualunque cosa, forse, lascia maggiore libertà… o no? Certo che, per chiunque senta di avere bisogno di una guida, questa non è cosa… allora fa benissimo a seguire chi gli pare e fare quello che gli viene detto di fare. Nessun problema, va benissimo così.

Mai sentito dire: < Porta la meditazione nella tua vita, se vuoi vivere in pace > ?
Bene, allora ascolta anche questa: < Porta la tua vita nella meditazione >; il che significa: sii la meditazione, non un “qualcuno” che decide di meditare. Alla luce di questo motto, l’osservazione può avvenire in qualsiasi situazione, in qualsiasi posizione, durante qualsiasi attività, divenendo una qualità, piuttosto che un’attività. L’attività è sempre frutto della mente, dell’io identificato con il complesso corpo-mente-desiderio… che fa sempre qualsiasi cosa cercando di ottenere qualcos’altro… quindi, perché insistere? Per tornaconto? Mi dispiace, ma questo è conflitto… non potrà mai condurre alla pace, né ad un silenzio che sia spontaneo.

Nel caso, invece, in cui fossero presenti la necessaria serietà e l’ancor più necessaria energia, praticando con passione e senza aspettative, potrebbe accadere che una “nuova” sensazione si palesasse. In realtà, non si tratta affatto di una “nuova” sensazione, ma potrebbe risultare tale per la semplice ragione che siamo, continuamente, troppo affaccendati con il dialogo interiore, il quale copre ogni cosa con il suo interminabile brusio. Si dovrebbe pertanto dire che, nel momento in cui non ci facessimo distrarre dal brusio, potremmo accorgerci di una sensazione di fondo… inequivocabile e sempre presente: L’ “Io Sono”.

Io Soonooo?
Se lo si sente con le “orecchie” della mente è, di sicuro, una fandonia!!! Se lo si percepisce come sensazione chiara… è la “nostra” verità, o meglio, è la Verità di ciò che siamo, Quello. Allora, tutto ciò che è necessario… è restare lì, silenziosamente, insieme a quella sensazione immota e inalterabile… il resto, se verrà, verrà da sé e solo nel caso in cui sia giunto il momento che arrivi… non possiamo certo essere “noi” a stabilirlo, ne’ a determinarlo con una qualsiasi azione, od un qualsiasi proposito.

Ma come! Come sarebbe a dire: “se è il momento che arrivi”? E perché mai non si potrebbe incidere con un proposito ben determinato?

Già, per quanto possa infastidire la personalità, o ego, Tu ed io non ci possiamo proprio fare niente, anche se ci spellassimo le ginocchia a forza di stare a meditare… brutta storia?

Guardiamoci bene dentro, perché, se è un risultato quello che si cerca… non lo si otterrà; molto semplicemente perché non c’è proprio nessuno che possa fare alcunché…

Ma questa “esperienza”, come sempre, la puoi vivere solamente Tu.

Con affetto, Sid… Love*

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