Robert Adams: Da dove arriva il problema?

Da dove arriva il problema?

 

Il “problema” appare quando le cose non vanno come ti aspetti. Da dove arriva il problema? Non è la situazione a crearlo, poiché la stessa cosa non affligge altre persone in quel modo. Deriva dunque dalla mente del singolo, cioè l’IO.

Che cos’è l’IO? Un composto di pensieri, memorie, associazioni, tra passato e presente, che vuole mantenersi e, così, teme il futuro, mentre i tre tempi esistono solo concettualmente (anche il presente).

Questo IO, che è solo un composto, un fantasma concettuale cui ci si identifica, dà la sensazione di essere un individuo separato e reagisce alle situazioni, in funzione della memoria. L’IO crede di poter risolvere i problemi e si dà da fare per timore che qualcosa di terribile possa succedere, basandosi sulla memoria emotiva dei fatti.

Non ottenendo ciò che vuole, si dispera e continua a ricreare le stesse situazioni, già sperimentate fin dalla nascita e anche prima di essa, in una ronda senza fine. E`importante indagare a fondo sulla ripetizione, sotto diverse apparenze, delle stesse situazioni.

Se, per esempio, ti hanno derubato o sei malato o in qualunque altra situazione, ciò avviene perché questo è già nel programma, anzi, una replica. Allora, perché reagire? Non ci sono errori: tutto è già “avvenuto” nel film di nascita-morte.

Come gestire tutto ciò? Chiedi a CHI succede? Poi insegui l’Io giù in fondo, fino alla sua sparizione. Aggrappati a quell’Io che ha il problema, vai alla sua sorgente ed esso sparisce come il problema, poiché è solo un concetto cristallizzato, che si può sciogliere con la ricerca.

Le cose non sempre cambiano, ma è il tuo atteggiamento, la reazione, che sparisce. Come uno schermo a cui non si attaccano le immagini del film o la foglia del loto che fa scivolar via l’acqua che vi cade sopra.

Quando si è ipnotizzati, si crede con certezza che qualcosa è reale, ma non è così. Non esiste nemmeno, eppure ci si crede. Ma finché sei ipnotizzato ci credi. Siamo tutti ipnotizzati e crediamo in un mondo reale, che il mio corpo è reale, che la mia mente è reale, che i miei amici e familiari sono reali e reagiamo di conseguenza.

Se analizziamo a fondo il valore del concetto, vediamo che è una finzione, pratica per comunicare, ma non una realtà. Praticando il metodo d’inchiesta sopra descritto: “Chi subisce questo?” “Io”. “Che cos’è Io? Chi vuol sopravvivere? Chi ha paura di morire?”

IO = pensiero = 0. Inseguiamolo finché si dilegua. Il che dimostra che non è reale.

Fino all’età di tre anni circa, non ci identificavamo al nome e al corpo, parlavamo alla terza persona e guardando lo specchio indicavamo un amico. Poi ci hanno inculcato che eravamo quel corpicino e, di colpo, ecco il senso di separazione e i terrori notturni e… diurni.

Ma … CHI o CHE COSA è nato? Questa è la domanda costante e senza risposta che si deve fare per uscire dalla ronda infernale. Chiedersi a “chi “ succede e inseguire quello che chiamiamo “Io” fino alla sparizione, poiché si rivela essere solo un nome fittizio.

“Io” sono depresso, “Io” sono arrabbiato, ecc.: è l’Io che reagisce, ma non Quello che sei e che non conosci, appunto, perché non potrà MAI essere un oggetto di conoscenza. Inseguendo l’Io non pensi più al problema, vai, senza accorgertene, alla vera Sorgente e l’Io sparisce totalmente e così naturalmente il problema legato solo ad esso.

Così per ogni situazione, per cancellare la memoria che vi si era incollata. Ogni volta che c’è un problema, un’emozione, chiediti a “Chi succede?” e poi insegui il fantasma, finché si dissolve assieme al problema.

“A chi saltano i nervi?” “A me.” Rimani in quell’Io e vai nel profondo, finché rimani nel puro senso di essere o coscienza. Ripetendo questo ogni volta, trascendi il concetto dell’Io e rimani nella coscienza senza oggetto, che poi sarà a sua volta trascesa, dal momento che il senso di essere o presenza è intimamente legato al fisico.

Anche se si parla di corpo sottile, astrale o causale, essi fanno sempre parte dell’individuo manifestato. Non sono la Realtà.

Dopo aver seriamente investigato sul “Chi sono?”, si arriva alla conclusione che non si è … NULLA!! Allora cosa vuoi conoscere per essere “nulla”? Essere nulla è ancora una falsa definizione (di cui parlano molti “maestri neo-advaita”, ma senza averlo integrato nel vissuto), perché trasformi il niente in qualcosa. Se tenti di essere “nulla” significa che sei qualcosa no?

Essere qualcosa o essere niente sono ancora concetti, quindi falsi. Se qualcosa non esiste e il niente non esiste, allora? La risposta è il Silenzio Assoluto. La mente non capirà mai il silenzio, perché descrivendolo, lo guasta. Senti profondamente che tutto è un miraggio costante.

Ma dire che tutto è illusione, “maya” è ancora un concetto da eliminare. Maya non esiste, in realtà. Allora tutto quello che deriva da Maya non esiste nemmeno. Se non resta neanche il niente allora? Rimane il Silenzio.

Lo stesso dicasi per la Realtà Ultima, l’Assoluto, il Divino: diventano solo porti rassicuranti, sono credenze. Provengono dalla mente. Sei tu a dare nomi a qualcosa che NON SAI e non capisci, per comunicare, ma anche per rassicurarti.

Cos’è la Realtà? Qualcosa che non cambia mai, ma potrebbe essere ancora un concetto al quale ti aggrappi. Non vi è Realtà Assoluta. Prima si parlava di Dio, di Coscienza. Si sono solo cambiati i nomi. Così come il silenzio: se puoi esprimerlo, non è Quello.

Nulla a cui aggrapparti: se lasci dietro di te anche le mie parole, allora ci sei.

Se cerchi di sbarazzarti di un’emozione, di una sofferenza, devi vedere che non sono mai esistite. Come liberarti di qualcosa che non ha alcuna realtà? Passi anni cercando di migliorarti, quando non c’è “nulla” da migliorare. Come migliorare un niente? Si migliora solo l’ego, che mantiene la sofferenza.

Così, anche quando proviamo ad aiutare il prossimo. Cerchiamo sempre di immergerci nelle azioni che a volte danno risultati. Qualcosa di terribile è successo e siamo riusciti a cambiare le cose, così almeno sembra temporaneamente. Tuttavia, una persona, qualunque cosa debba sopportare nella vita, dovrà subirlo un momento o l’altro. Il solo vero sollievo è risvegliarsi. Di conseguenza, se sei “sveglio” vedrai le cose in modo diverso. In questo modo aiuterai veramente la persona.

Allora dove siamo? Esattamente dove siamo ora. Qui e in nessun luogo. I fisici la chiamano “non-località”.

Qualunque cosa tu faccia, in realtà non fai nulla. Sei sempre stato dove era necessario. Se rifletti a ciò sei totalmente libero. Se non sei da nessuna parte, se non ti aggrappi a nessuna credenza, a nessun punto di riferimento o concetto, vi è silenzio.

Allora i pensieri si fermano e il silenzio sopraggiunge a tua insaputa. Il pensatore è totalmente distrutto. Rimangono solo quelli necessari, ma non vi è più alcuna identificazione.

Gate gate paragate parasamgate bodhi svaha = Aldilà dell’aldilà di ciò che esiste o non esiste, aldilà di ciò che appare o che non appare: Sei totalmente libero.

Fonte articolo completo: http://www.isabelladisoragna.com/articoli/articolo-robert-adams/

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