Rupert Spira: Cos’è ciò che chiamiamo Amore?

La continua ricerca della felicità … Cos’è ciò che chiamiamo amore?

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“La felicità è l’assenza di resistenza e di insoddisfazione, cioè lo stato naturale del sé, non qualcosa di diverso dal nostro essere. La felicità è ciò che siamo.

Se non interviene il pensiero, la presenza consapevole, che è il vero sé, non oppone mai nessuna resistenza alla situazione in atto, perché è profondamente fuso con essa. Dice sì a tutto ciò che si manifesta; o meglio, il fatto che una cosa si manifesta significa che la presenza ha già detto sì. Questo ‘sì’ è la felicità, perché non conosce resistenza e non desidera cambiare la situazione in atto. Questa felicità è presente in tutte le situazioni, è lo stato naturale dell’esperienza che precede il pensiero, che fa resistenza o che desidera il cambiamento […]. La felicità, come la pace, è intrinseca al sé, anzi, è il sé. […] È sempre presente al nucleo di tutte le esperienze, benché apparentemente velata da queste ultime […].

Il motivo per cui non la notiamo è che spesso rifiutiamo l’esperienza in atto e cerchiamo di sostituirla con un’altra migliore. […] Il desiderio di felicità che caratterizza gran parte delle nostre azioni è, in realtà, il desiderio di assaporare la felicità sempre presente nella nostra vera natura, ma temporaneamente velata dal rifiuto della situazione attuale, dal rifiuto del questo e dell’adesso.

La continua ricerca della felicità […] nega la felicità presente in questo momento nel nostro essere, ci condanna a continuare in eterno questa ricerca […].

L’esperienza dell’assenza di separazione tra il sé e ciò che viene percepito, è ciò che chiamiamo amore. In genere concepiamo l’amore come la vicinanza e l’intimità del rapporto tra due persone, dove è invece la condizione naturale di tutti i rapporti e tutte le esperienze.

L’amore non è selettivo, solo il pensiero lo è. L’amore è comprensione, profondamente sentita, che l’esperienza non è fatta di due cose separate […]. È la scomparsa di questa apparente dualità, o meglio, la comprensione profonda che tale separazione non è mai esistita e che è stata semplicemente sovrapposta dal pensiero sulla vera natura dell’esperienza. Liberata da questa erronea visione, ogni esperienza si rivela essere amore, un amore che è tutto ciò che abbiamo sempre conosciuto. […]

Se […] osserviamo da vicino e con sincerità i nostri pensieri e azioni, vediamo che sono quasi tutti orientati a ottenere pace, felicità e amore, ma attraverso la manipolazione delle situazioni e la ricerca di oggetti o rapporti futuri. Proprio questa proiezione in un immaginario futuro vela la pace, la felicità e l’amore già presenti al cuore di ogni esperienza attuale. […]

Il presente è il sé. Noi non siamo presenti adesso, noi siamo l’adesso. […] Il vero e unico sé è intrinsecamente libero da motivazioni, scopi o programmi, ma è ciò […] a cui si dirigono. […]

Possiamo definire l’illuminazione l’assenza di opposizione a ciò che è, la totale intimità con tutto ciò che avviene […].

Non è necessario, né possibile, ‘praticare’ per essere il sé: siamo già presenza consapevole, un tutt’uno con ogni esperienza. […]

Per anni ci siamo esercitati a essere un io separato e interno al corpo-mente, ripetendo continuamente questa parte e trasformandola in una seconda natura, per conto della quale pensiamo, agiamo e ci mettiamo in rapporto con le cose. Ma questo io separato era solo un prodotto dell’immaginazione; era il pensiero. […]

Non esiste nessun soggetto diverso dall’esperienza, che possa conoscerla rimanendone a distanza. L’esperienza è la massima intimità […]. L’esperienza non è divisa in un conoscitore e un conosciuto: c’è soltanto il puro fare esperienza. Io, la presenza consapevole e l’esperienza siamo una sola e identica cosa. […]

I problemi […] sono relativi soltanto all’io separato, immaginato dal pensiero. È il pensiero che divide l’esperienza in ‘me’ e ‘non me’ […]. Se non c’è questa divisione immaginaria dell’esperienza, c’è l’intimità dell’esperienza del vedere, udire, toccare, pensare, sentire e così via”.

Tratto da: “La presenza consapevole”, di Rupert Spira

Fonte del Post: http://www.lameditazionecomevia.it/spira2.htm

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