Salvatore Brizzi: La sensazione di esserci.

La sensazione di esserci.

La prima cosa di cui vi accorgete quando entrate in un differente livello di coscienza è che non siete voi a pensare, ma sono i pensieri ad apparire nella vostra testa e ad attirare la vostra attenzione.

Osservatevi bene, perché l’autentica auto-osservazione è la chiave per la liberazione. Quando sorgono i pensieri voi ci siete già, siete sullo sfondo, altrimenti A CHI apparirebbero i pensieri? Come fareste ad essere coscienti dei pensieri – come fareste ad accorgervi di essi – se voi non foste LO SCHERMO su cui essi appaiono?

Quando DIVENTATE quello schermo… tutto diviene straordinariamente chiaro.

Il dilemma – ancora irrisolto – dei neuroscienziati e di tutti gli studiosi della coscienza è proprio questo: i pensieri, le azioni, le esperienze della vita in generale… potrebbero esserci anche senza qualcuno che ne è cosciente. Allora perché esiste la consapevolezza di esistere?

Anche un robot può compiere azioni, fare calcoli e produrre frasi di senso compiuto, ma dentro non c’è nessuno che ne è cosciente. Un computer può anche giocare a scacchi e vincere… ma dentro non c’è nessuno a cui gliene importa qualcosa!

Da dove deriva – e cosa è – questa strana sensazione di essere coscienti? Nei neuroni non l’hanno ancora trovata.

Ciò che non potrà mai esserci – per definizione – in un computer, per quanto sofisticato esso sia, è l’INTENZIONALITÀ: vinco la partita di scacchi perché VOGLIO vincerla, perché mi interessa, perché PER ME è gratificante, non solo perché ho una capacità di calcolo che mi permette di superare in maniera meccanica un essere umano.

Altro aspetto che non potrà mai esserci – per definizione – in un computer è il PUNTO DI VISTA. Questo è un altro problema che rende insonni i neuroscienziati e i filosofi della coscienza.

Il software esegue calcoli, operazioni e, se si tratta di un robot, anche azioni nell’ambiente circostante (potrebbe arrivare a guidare una macchina nel traffico, fare sesso o dirigere un’azienda), ma non ha un punto di vista, ossia non c’è nessuno lì dentro che guarda il mondo da una prospettiva particolare. Non c’è un IO. L’io, ossia la sensazione di esistere, è il valore aggiunto dell’essere umano.

Avere un punto di vista non significa “pensare in un certo modo riguardo il mondo”, ma guardare il mondo a partire da una prospettiva che ha una sua collocazione topografica; in altre parole, non solo c’è un robot che compie azioni anche molto complesse e magari impartisce ordini a degli esseri umani che lavorano per lui, ma c’è QUALCUNO che guarda il mondo dall’interno di quello specifico robot, qualcuno che pensa: «Io esisto e sto impartendo ordini a un essere umano» e non lo pensa perché qualcun altro lo ha programmato per farlo, ma perché lo sente.

Torniamo a noi e al nostro lavoro su noi stessi. Il prossimo pensiero che apparirà sullo schermo della coscienza, lo avrete VOLUTO voi, oppure, semplicemente, vi limiterete a prenderne atto? Esiste un soggetto che vuole il pensiero, oppure esiste solo la COSCIENZA che testimonia l’attività autonoma e meccanica del pensiero?

La liberazione è l’identificazione con questa SENSAZIONE DI ESSERCI, che fa da sfondo alle azioni e ai pensieri. Quando l’identificazione è completa, l’attività dei pensieri meccanici cessa.

Salvatore Brizzi

Fonte: http://www.salvatorebrizzi.com/2021/01/la-sensazione-di-esserci.html

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