Scott Kiloby: “Tu” è solo una storia.

Terra x Blog + Nero 2015

“Tu” è solo una storia.

Il centro del sé viene creato e mantenuto con l’identificarsi ripetutamente e con l’enfatizzare i pensieri, invece di riconoscere la coscienza come la propria identità reale. Tu sei quello a cui appaiono e scompaiono i pensieri. Non sei i pensieri in se stessi (nè quello che li pensa. Digambara).

Prendi un momento, ora, e sii consapevole della voce nella tua testa. Fallo durante tutta la giornata, dimorando nella coscienza ogni volta che noti la voce. Che cosa ti dice la voce su chi sei, che cosa ti è successo e che cosa potrebbe accadere? Qualunque cosa ti stia dicendo quella è la tua storia, il tuo centro del sé. Qualunque sia il contenuto non è vero, in ultima analisi, e non è te (chi sei veramente – D.).

Rimani semplicemente come coscienza il più spesso possibile, lasciando che i pensieri siano esattamente come sono. Il movimento di aggiungere, analizzare, cambiare, neutralizzare o liberarsi dalla storia aggiungono solo più rumore alla voce nella tua testa. Rilassati e rimani quieto il più spesso possibile, rimanendo attento al contenuto della storia. Questa pratica di semplicemente vedere e rimanere quieto, da sola, è tremendamente potente nel risvegliarti dal senso di essere il centro del sé.

“Tu” è il passato nel pensiero.

Il passato è considerato “quello che sei”. Include tutto quello che sai concettualmente su chi sei e che cos’è la vita. Il passato include qualunque cosa sia apparentemente accaduta nel passato, o qualunque idea che si sia formata nel passato, ma che ora si è ridotta a una memoria (cioè un pensiero) ed è diventata una parte della storia concettuale chiamata “me e la mia vita” o “la vita come io la vedo”.

L’unico punto reale qui è che questi sono tutti concetti. Qualunque cosa tu pensi di te è solo questo… un pensiero. Un’idea appresa. Quando parliamo e agiamo, partendo da queste idee apprese, siamo come delle marionette condizionate che ripetono le idee che ci sono state date. Nulla di nuovo o di fresco entra in questo circolo vizioso. E quindi continuiamo ad agire entro gli stessi comportamenti ripetitivi. Continuiamo ad entrare negli stessi rapporti, ad arrabbiarci per le stesse cose, a discutere con le stesse persone e a cercare gli stessi piaceri e conquiste nel futuro. Non abbiamo scelta. Questo circolo vizioso di pensiero controlla ogni nostra mossa.

La fine di questo è: non importa che cosa pensi di te, non è quello che sei. La Living Realization (il metodo di Kiloby- D.) ti invita a smettere di guardare a concetti passati per cercare il senso di chi o che cosa sei adesso. Invece, proprio ora, prenditi un momento e riconosci quello che sta guardando, che è la Coscienza stessa. Nel fare così diventa chiaro e ovvio che la tua vera identità è la Coscienza in cui tutti questi pensieri appaiono e scompaiono.

Questa scoperta ha un effetto profondo sulle nostre vite. Fornisce in modo naturale una stabilità mentale ed emozionale. Risolve una crisi di identità di cui non pensavamo neanche di soffrire. Nel risolvere questa crisi la vita comincia a scorrere in modo naturale e senza sforzo. Viviamo in gioia ed accettazione, invece che in frustrazione, stress, tristezza, paura e resistenza. E, tuttavia, ogni cosa è permessa, inclusi frustrazione, stress, tristezza, paura e resistenza. Si vede ora che queste manifestazioni non appaiono più a una persona. Accadono nella Coscienza. Si vede che ogni apparenza si manifesta nello stesso modo, cioè appare, rimane per un po’ e poi scompare. E la Coscienza non ha nessun programma per aggiungere qualcosa, cambiare, neutralizzare o liberarsi delle apparenze. Nel riconoscimento della Coscienza tutto viene accettato, buono e cattivo, così come è.

Se cominci a provare difficoltà, frustrazione o sforzo nel riconoscere la Coscienza e a lasciare che tutti i pensieri siano come sono, chiediti: ci vuole forse sforzo per lasciare che il prossimo pensiero si manifesti e poi scompaia? Nel vedere che non ci vuole nessuno sforzo viene permesso al prossimo pensiero di essere così com’è. Non forzare i pensieri ad andarsene. Prenditi dei momenti per dimorare quietamente nella coscienza non-concettuale mentre noti un pensiero che viene ad acquietarsi naturalmente da solo, come un fiocco di neve che cade al suolo. Tu sei lo spazio in cui il senso di frustrazione, di difficoltà, e di sforzo affiorano e poi svaniscono.

“Tu” e il pensiero del futuro.

Il futuro viene considerato “chi diventerai”. Include tutto quello che sai o pensi concettualmente sul futuro “te”, storie sul prossimo momento, domani, prossima settimana, prossimo anno, e il resto della tua vita. Detto in modo semplice, è tutto quello che credi debba accadere nel tuo futuro per essere più pienamente te stesso o tutto quello che hai paura potrebbe accadere che possa minacciare il tuo senso del sé.

Noi cerchiamo di manipolare quello che si manifesta, credendo di essere questo centro del sé, nel tentativo di controllare i risultati futuri. Questa è una crisi di identità. La speranza ruota attorno al problema dell’identità. Guardiamo al futuro per sapere che il centro del sé sarà O.K. Questo cercare si ferma quando realizziamo chi siamo veramente, la Coscienza. Vediamo che il futuro non è altro che dei pensieri che si manifestano presentemente, che vengono e vanno nella Coscienza. Con questa realizzazione non abbiamo più bisogno della speranza. Scopriamo che siamo eternamente O.K. proprio ora e quindi sempre.

Il pensiero del futuro include anche qualunque pensiero di paura del futuro, incluso fallimento, perdita del lavoro, difficoltà finanziarie, divorzio, imbarazzo, malattia, sofferenza e morte. Siamo alla mercé di qualunque scenario pauroso il pensiero crea. Questo ci rende esausti, sia mentalmente che emotivamente. All’estremo, ci causa attacchi di profonda ansietà e di panico che ci rendono difficile funzionare nella vita.

Nel realizzare che il futuro è solo pensiero che si manifesta nel presente, venendo ed andando in quello che siamo realmente, coscienza, possiamo rilassarci naturalmente. Si vede allora che quando la paura si manifesta, si dissolve nella coscienza non lasciando alcuna traccia. Scopriamo di non aver nessun controllo sui risultati. Possiamo semplicemente lasciare che quello che si manifesta sia come è. La voce nella testa comincia ad acquietarsi.

Il punto qui è che non c’è nulla da analizzare, conoscere, neutralizzare, superare, comprendere, liberarsi, o da fare con qualunque pensiero appaia del futuro, sia che il pensiero riguardi la nozione di speranza o quella di paura. Riconosci che sono solo dei concetti. Tu non sei un concetto. Continuando a coinvolgersi nel fascio del futuro si mantiene il centro del sé.

Mantienilo semplice: come appare un pensiero sul futuro, notalo. Nel prenderne nota non lasci andare il pensiero. Se ne va in modo naturale, per conto suo, risolvendosi senza sforzo indietro nella coscienza presente. Non lascia alcuna traccia, perché non è inserito in una storia. E’ inserito nella coscienza, che è quello che sei. Riconoscere la coscienza come la tua vera identità risolve completamente la crisi di identità. La ricerca del futuro si dissolve in questo vedere. Non c’è più bisogno della speranza. Viene vista come una finzione, un qualcosa che era necessario solo fino a che non hai realizzato la libertà e la completezza inerente al riconoscimento della coscienza. La paura non domina più la tua vita. Viene vista come basata su una percezione errata, un futuro che esiste solo dentro a una storia personale, un centro del sé. Quando viene visto che il centro del sé non è la tua vera identità, la paura che ha dominato la tua vita si dissolve.

“Tu” e la resistenza al presente.

Il centro del sé mantiene vivo il suo senso di separazione, resistendo a quello che sta accadendo adesso. Questo pensiero include qualunque interpretazione mentale del momento presente, specialmente quelle che sono in resistenza all’esperienza presente, incluso dare la colpa, lamentarsi, giudicare, paragonare e ogni altro pensiero che faccia sembrare che quello che sta accadendo adesso non dovrebbe accadere. Nota semplicemente quello che sta accadendo nella tua esperienza presente. Qualcuno o qualcosa ti sta disturbando, frustrando, non si sta movendo abbastanza veloce o troppo veloce, non sta attento, ti taglia la strada, è meschino, è troppo carino, non ascolta o non fa quello che tu vuoi faccia. Tutti questo sono pensieri che vengono dal centro del sé, che crede che la separazione sia reale, che ci sia realmente una persona qui, separata da quello che sta accadendo “là fuori”. Una tale separazione non esiste. E’ solo una finzione mentale.

Il punto qui è che non c’è nulla da analizzare , conoscere, neutralizzare, superare, capire, da liberarsene, o da fare con nessuno dei pensieri che appaiono nel fascio della resistenza al presente. Riconosci soltanto che sono solo dei concetti. Tu (chi sei veramente- D.) non sei un concetto. Credendo continuamente ai pensieri di questo tipo si mantiene il centro del sé. Questo centro del sé viene mantenuto e rinforzato resistendo continuamente, con le interpretazioni mentali, a quello che sta accadendo nel momento presente.

Come appare un pensiero di resistenza al presente, notalo semplicemente. Nel prenderne nota non lasci andare il pensiero. Se ne va in modo naturale, Non lascia alcuna traccia. Nota che la coscienza è presente quando un pensiero se ne va. La coscienza presente è quello che sei. Nel riconoscere la coscienza presente vedi che la coscienza accetta naturalmente e senza sforzo qualunque cosa stia accadendo adesso. Vedi anche che qualunque cosa stia accadendo è un apparenza dentro alla coscienza. Vedi che nessuna apparenza può apparire senza coscienza. Questo è il vedere che le apparenze sono inseparabili dalla coscienza. Questo è il vero significato della accettazione (incondizionata – D.).

Scott Kiloby

Tratto da: http://www.kiloby.com/writings.php?offset=0&writingid=288

Commento: “Tu sei quello a cui appaiono e scompaiono i pensieri”, sostiene Kiloby. Ma anche chi fa l’esperienza di essere coscienza (con o senza oggetto di esperienza) è della stessa natura dell’esperienza – anche se invisibile a sé e quindi facilmente confondibile con il Vuoto. Infatti la neuroscienza ha dimostrato che non è corretto il modello (usato in alcune tradizioni spirituali) che differenzia tra pensiero e lo sfondo in cui viene pensato. Non c’è differenza tra substrato, funzionamento e contenuto del cervello – e di gran parte di esso la mente non può farne esperienza e quindi è “invisibile”. Tutto ciò che è generato dall’attività del cervello, anche se non ne posso fare esperienza perché invisibile alla mia coscienza, è mortale e nulla che può morire può liberarci dall’illusione e dalla paura. Ma chi sono adesso, in questa forma è la manifestazione temporanea (su questo piano di realtà) di una fonte immortale, Essenza, Coscienza universale – SatChitAnanda. Io individuo, risvegliato o non, come mente ma anche come coscienza individuale, sono riflesso di questo, in forma umana. Io individuo sono in transizione (anche se non “mortale” perchè posso spostarmi su diversi piani di manifestazione o altre vite), mentre qualunque qualità di SatChitAnanda, di cui comunque posso fare o non fare esperienza, non dipende dall’evoluzione e dal funzionamento del mio cervello, essendo in sè completa e perfetta, immacolata e incondizionata. Questo ti riporta immediatamente alla verità “oltre al riflesso” che è la Verità. Come posso conoscere ciò che è oltre la possibilità di esperienza diretta? Con il Riconoscimento: riconosci questo e ti riconosci libero, sei libero, anche dal tuo riflesso. Tu lo sai perché lo sei!

Digambara

Fonte del Post: http://laclassedelrisveglio.blogspot.it/2016/02/tu-e-solo-una-storia-scott-kiloby.html

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