Shakti: La fine del “me”.

Terra x Blog + Nero 2015

L’abbraccio finale o la fine del “me”.

Quando ti senti disperato perché hai perso tutti i tuoi sogni, può sorgere una profonda depressione. E’ arrivato il momento della resa, del cadere di trucchi e trabochetti della mente, così che la vita possa fluire totalmente attraverso di noi, in ogni momento, senza alcun piano, senza idee su nulla. E’ una resa che non puoi fare, perché “tu” sei parte di ciò che viene lasciato andare. E’ una resa che ti porta via, come un fiume in piena.

Perdere se stessi sarà però molto più doloroso del dissolversi di progetti o idee sul proprio futuro. Questa perdita di sè è spesso combattuta strenuamente. Persino il suicidio appare come un’alternativa, in quanto paradossalmente intuiamo che la fine di questo dolore arriverà se “noi” spariamo.

L’ultimo attaccamento in questo sogno che è la Vita è infatti quell’oggetto che crediamo di essere, il “me”. Il senso di esistere in quanto persona, l’ “Io sono”, è infatti ancora un qualcosa, il primo e ultimo oggetto dell’Esistenza. “Io Sono” sorge e nasce nel Silenzio dell’Essere, nel Nulla, ciò che siamo veramente. La mente intuisce e sente questo Nulla come Morte, come Abisso e scappa da essa fuggendo. Eppure quel puro Vuoto che osserva la Vita, è il MIstero, è l’Io, è Dio.

La Vita sorge da quel Mistero, ne è l’espressione e manifestazione. La Vita è l’espressione dell’Io e, proprio per questo motivo, quando sorge questa sensazione di Unità con ogni cosa si espande un amore profondo per tutto e tutti. Ma quella sensazione di radianza, che è in realtà l’esplodere del falso “me” in ogni cosa – il diventare ogni cosa – deve raggiungere il suo punto più alto che è lo sciogliersi nell’amore dell’ultimo oggetto, l ‘”io sono”. La morte del “me” nel Mistero del Sè.

Quest’ultimo salto quantico, dall’Uno allo Zero in un certo senso, non può avvenire, per definizione, con l’aiuto di un individuo immaginario, di un immaginario “me”. Il “me” è proprio ciò che si deve togliere di mezzo! Quella beatitudine quasi senza fine deve andarsi a dissolvere nella sua vibrazione più alta che è il Silenzio. Questa gratitudine che abbraccia ogni cosa deve espandersi in una sorta di silenziosa preghiera per l’esistenza stessa, con nessuno verso cui essere grati e nulla per cui si è grati.

Devi perdere il sogno che pensi di avere per esserlo e l’ultimo oggetto del sogno da perdere è se stessi. Il personaggio del sogno che immagini di incarnare è lasciato andare per riconoscere di essere il Sognatore. Quando questo accade il “me” non torna, se non come una specie di fantasma, senza un soggetto al suo centro che abbia una volontà indipendente.

Questa morte è solo la dissoluzione di un’idea e non la morte di un reale qualcuno, perchè non c’era mai stato nessuno. La Vita stessa, in modo apparentemente personale, si dispiega riflettendo ciò che siamo in ogni istante, dando quindi l’opportunità di risvegliarsi a se stessi e a ciò che si è. Fino a che il senso del “me” è presente, la vita con le sue illusorie vittorie e sconfitte accade in un certo senso con l’obiettivo, del tutto impersonale, di VEDERE che cosa siamo veramente. Il sogno di vita DEVE alla fine deluderti, tradirti, per scuoterci da questa illusione ipnotica di essere una persona. Finché ci si sente o si crede di essere separati dalla vita, quelle improvvise curve che l’esistenza può prendere sembrano dolorose e ingiuste, ma sono assolutamente necessarie per disfare quella rete di sogno in cui sembriamo essere intrappolati.

L’ultima illusione a cadere è che nessuno è in realtà intrappolato, in quanto non vi è mai nessuno. In altre parole, l’ultima illusione che cade è l’idea di essere il soggetto del sogno stesso e, nel momento in cui questo ultimo oggetto si dissolve, l’attenzione si muove da questo oggetto illusorio – il me – all’Io eterno.

Questo era il vero Soggetto da cui il sogno della vita stessa viene intessuto ed era ciò che in un certo senso dirigeva lo spettacolo tutto il tempo. Da questa cosiddetta prospettiva globale, niente sembra più ingiusto o giusto, ma necessario, inevitabile e, pertanto, assolutamente perfetto.

In realtà, anche prima che questo sia totalmente vero di se stessi, il sogno è già del tutto perfetto, in ogni momento. Saperlo o no è la differenza tra inferno e paradiso.

La vita non è giusta o ingiusta, la vita fa quello che fa. Quando vi è l’attaccamento al sogno o solo ad una minima parte di esso, le abili mani dell’Amore saranno impegnate a farci aprire le braccia di nuovo, in modo che possiamo abbracciare la vita nella sua totalità, per poterci dissolvere in quell’abbraccio finale.

Shakti Caterina Maggi

Fonte del Post: http://www.shakticaterinamaggi.com/index.php/2016/09/07/labbraccio-finale/

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