Thich Nhat Hanh: Lacci psichici.

Terra x Blog + Nero 2015

Lacci psichici.

“Vieni e guarda i fiori veri di questo mondo doloroso.”
Matsuo Basho

“C’è un termine nella psicologia buddista che si può tradurre con ‘formazioni psichiche’, ‘lacci’ oppure ‘nodi’. Quando riceviamo uno stimolo sensoriale, a seconda del nostro modo di riceverlo, si può formare un nodo dentro di noi. Quando qualcuno ci si rivolge in maniera sgarbata, se ne capiamo la ragione e non ce la prendiamo a male, non ci sentiamo affatto irritati e non si formerà alcun nodo. Ma se non capiamo il perché di quell’atteggiamento e ci irritiamo, si stringerà un nodo dentro di noi.

La mancanza di una chiara comprensione è la base di ogni tipo di nodo. Se coltiviamo una piena consapevolezza, saremo in grado di riconoscere le formazioni psichiche sul nascere e scopriremo in che modo trasformarle. Per esempio, una moglie vede il marito che si pavoneggia a una festa e sente venir meno la sua stima per lui. Se ne parla con lui, potranno arrivare a un chiarimento e il nodo si scioglierà facilmente. Perché sia facile trasformarle, le formazioni psichiche devono essere investite di tutta la nostra attenzione nel momento stesso in cui emergono, quando ancora sono deboli.

Se non sciogliamo i nostri nodi, non appena si formano, diventeranno più stretti e più forti. La mente conscia, raziocinante, sa che i sentimenti negativi come la rabbia, la paura e il rimorso non sono del tutto accettabili, individualmente e socialmente e quindi fa di tutto per reprimerli, per confinarli in un’area inaccessibile della coscienza, dove poterli dimenticare. Spinti dal desiderio di evitare la sofferenza, noi creiamo meccanismi di difesa che negano l’esistenza di questi sentimenti e ci danno l’impressione di essere in pace con noi stessi.

Ma le nostre formazioni psichiche tendono costantemente a manifestarsi sotto forma d’immagini, sentimenti, pensieri, parole e comportamenti distruttivi. Per lavorare con le formazioni psichiche inconsce occorre innanzitutto prenderne coscienza. La pratica dell’attenzione al respiro è uno strumento per accedere ad alcuni dei nodi presenti dentro di noi. Nel diventare consapevoli di immagini, sentimenti, pensieri, parole e comportamenti, possiamo chiederci, ad esempio: perché mi sono sentito a disagio quando gli ho sentito dire quelle parole?

Perché gli ho detto questo? Perché penso sempre a mia madre quando vedo quella donna? Perché detesto il protagonista di quel film? A quale figura odiata del mio passato assomiglia? A poco a poco questa esplorazione puntuale potrà far emergere alla coscienza le formazioni psichiche sepolte nel profondo. Nel corso della meditazione seduta, quando le porte e le finestre della percezione sensoriale sono chiuse, può succedere che le formazioni psichiche emergano dal profondo sotto forma di immagini, sentimenti o pensieri. Noteremo una sensazione di ansia, di paura, o di disagio apparentemente inspiegabile.

Quindi la mettiamo sotto la lampada della consapevolezza e ci prepariamo a vedere l’immagine, il sentimento o il pensiero in questione in tutta la sua complessità. Quando inizia a uscire allo scoperto, potrà crescere di forza e intensità. Potrà sembrarci così forte da derubarci della pace, della gioia e del rilassamento che avevamo e, forse, ci passerà la voglia di entrarci in contatto. Vorremo spostare la nostra attenzione su un altro oggetto di meditazione o addirittura interrompere la seduta; forse ci verrà sonno o concluderemo che è meglio rimandare a un altro momento. È quello che in psicologia si definisce resistenza.

Abbiamo paura di portare alla coscienza i sentimenti dolorosi sepolti dentro di noi, perché ci fanno soffrire. Ma se abbiamo qualche esperienza di pratica del respiro e del sorriso, avremo sviluppato la capacità di restare seduti tranquillamente a osservare le nostre paure. Senza perdere contatto con il respiro e continuando a sorridere, potremo dire: “Ciao, paura. Eccoti di nuovo.” Ci sono persone che praticano la meditazione seduta per molte ore al giorno, senza arrivare mai a un confronto diretto con le proprie emozioni. C’è chi afferma che le emozioni non sono importanti e preferisce concentrarsi su argomenti metafisici.

Non dico che gli altri soggetti di meditazione non contino nulla, ma se restano avulsi dai nostri problemi concreti non sarà una meditazione veramente valida e proficua. Se sapremo vivere ogni istante con mente risvegliata, saremo consapevoli delle vicissitudini delle nostre sensazioni e percezioni del presente, e non lasceremo che si formino o si stringano nodi nella nostra coscienza. E se non sapremo osservare le nostre emozioni, potremo scoprire le radici delle formazioni psichiche più inveterate e trasformarle, anche quelle che sono diventate molto forti.”

Thich Nhat Hanh

Fonte del Post: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2015/12/lacci-psichici.html

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