Mauro Bergonzi: Tu sei già ciò che cerchi.

Tu sei già ciò che cerchi.

Domanda: La meditazione e gli insegnamenti non-duali sono strumenti ottimali per ottenere il distacco dall’io e contattare il proprio Sé impersonale?

Mauro: Chi mai dovrebbe ‘distaccarsi dall’io’ e ‘contattare il proprio Sé impersonale’? Un altro ‘io’?

L’illusione dell’io separato sta proprio nel credere di dover usare ‘strumenti’ per raggiungere il Sé, quando invece la loro separazione è solo fittizia: al di là delle ingannevoli apparenze, l’io coincide con il Sé.

L’io separato che cerca di raggiungere il Sé è come un’onda che si sforza di raggiungere l’acqua di cui è fatta.

Se cerchi il tuo vero Sé, dove mai potrebbe essere se non già qui con te? Quanti passi ci vogliono per raggiungere il ‘qui’? Quanto tempo ci vuole per raggiungere l”adesso’?

Quando appare il miraggio dell’io separato, ti senti limitato, ‘finito’ e allora cerchi di raggiungere l’infinito. Ma finito e infinito non sono due opposti che si escludono a vicenda: se il finito fosse separato dall’infinito e dovesse raggiungerlo, allora l’infinito non sarebbe più infinito, perché ci sarebbe ancora qualcosa all’esterno che esso non contiene, appunto il finito.

Per essere tale, l’infinito deve includere il finito, per cui il finito non ha bisogno di fare assolutamente niente per essere l’infinito. Il problema si origina solo dal fatto che l’io vuole possedere l’infinito, restando però (illusoriamente) finito, il che è impossibile: come può infatti il finito contenere l’infinito?

La meditazione è uno strumento assai prezioso per evitare tante sofferenze inutili e migliorare le condizioni del corpo e della mente, ma non può portarti neanche di un millimetro più vicino o più lontano dal Sé, proprio come un’onda non può neanche di un millimetro avvicinarsi o allontanarsi dall’acqua di cui è fatta: anche quando mediti, chi medita non è altri che il Sé, per cui non ha alcun bisogno di ‘raggiungersi’.

La meditazione è come un’automobile onirica: può condurre il protagonista del sogno in luoghi bellissimi, ma non può mai portarlo fuori dal sogno, perché sia l’uno che l’altra non esistono all’esterno dei suoi confini.

Il non-dualismo è solo una comunicazione che espone l’illusione dell’io separato: è come se un altro personaggio del sogno rivelasse al protagonista che tutta la realtà onirica (compresi loro due) è interamente fatta di un’unica coscienza, quella del sognatore.

Se però a questo punto il protagonista del sogno si convince di dover ‘raggiungere’ la onnipresente coscienza del sognatore (cioè il suo vero e unico Sé), allora è ancora vittima dell’illusione, perché lui stesso (come tutto il resto del sogno) è sempre e comunque abitato e composto dall’unica coscienza del sognatore, per cui non ha alcun bisogno di raggiungerla.

L’io separato non potrà mai né raggiungere né comprendere il Sé, perché la sua separatezza è solo un miraggio. L’idea di dover ‘realizzare’, ‘conoscere’ o ‘raggiungere’ il Sé attraverso strumenti come la meditazione o il non-dualismo è l’unico ostacolo ad accorgerci che siamo già ciò che cerchiamo.

Mauro Bergonzi

Fonte: Il sorriso dell’Essere

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