Tu sei l’inferno ed il paradiso.

Terra x Blog + Nero 2015

Tu sei l’inferno ed il paradiso allo stesso tempo.

L’insieme di ciò che siamo come persone è molto più profondo di quanto mostriamo in apparenza, e va molto più in là di quello che noi stessi crediamo. Le nostre luci e le nostre ombre fanno parte di un tutt’uno a cui noi apparteniamo.

Cosa sono le nostre ombre? Esse sono il nostro inferno personale, tutti gli aspetti di noi stessi che non vogliamo riconoscere, quelli che ci sforziamo per non far emergere. Tutti i non dovrei, i non posso, i non mi permetto. Atteggiamenti, pensieri ed emozioni che ci appaiono fuori luogo, inaccettabili e inammissibili. Tutto quello che all’interno della nostra cultura percepiamo come non adeguato, la persona che reprimiamo perché pensiamo di non poter essere. Tutto ciò che rimproveriamo e giudichiamo negli altri.

Ci sforziamo per mostrare soltanto una parte di noi stessi, rifiutando in questo modo gli aspetti che fanno parte di noi, ma che non accettiamo. Tutto questo presuppone uno spreco di energie, che alla lunga finisce per rivoltarsi contro di noi.

“Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore.” Carl Jung

Il mondo non è fatto di sola luce.

Crediamo che la nostra forza consista nel far risplendere gli aspetti più piacevoli e allegri che abbiamo in noi. Ci mascheriamo dietro ad un sorriso costante e all’inesauribile predisposizione ad aiutare il prossimo. Eppure non è possibile mantenere un tale comportamento in eterno. Sono molte le circostanze in cui risulta necessario manifestare la propria tristezza, la propria rabbia, il proprio malessere e tutti quegli aspetti che appaiono “negativi” agli occhi della società.

Rispondere ad una serie di esperienze vitali reprimendo stati d’animo che fanno parte di noi in maniera naturale e spontanea, porta a negare l’espressione del [?] In questo modo non si fa altro che conferire a tali aspetti una maggiore intensità, facendoli fuoriuscire, infine, in modo inadeguato e sproporzionato.

Ecco un esempio: dopo aver accumulato grandi quantità di malessere, alla prima occasione saremo portati a esplodere, scaricando tutta la negatività accumulata in una volta sola, nei confronti di qualcuno in concreto. Quando ciò succede, le conseguenze sono spesso sgradevoli, oltre ad instaurarsi in noi un senso di colpa, legato all’aver reagito in modo sproporzionato.

Accettare la propria ombra.

Il senso di colpevolezza generato a causa della sproporzionata manifestazione di una condotta che abbiamo a lungo represso ci spinge a chiudere le porte in faccia a questo determinato aspetto di noi stessi, nella pretesa che non torni a rivelarsi. Ciò che non comprendiamo, è il fatto che in questo modo non facciamo altro che alimentarlo ulteriormente; infatti, aumenteremo le possibilità che si esprima d’improvviso in modo inadeguato. Riuscire a prendere consapevolezza di questo processo ci farà fare un passo avanti verso l’accettazione della nostra ombra; di ciò che siamo e che fa parte di noi, ma che non vogliamo riconoscere.

Perché ci sia luce è fondamentale riconoscere l’ombra, così da formare un equilibrio e scacciare il pendolo che oscilla da un estremo all’altro del nostro essere. Siate voi stessi senza sforzi, con naturalezza; completatevi. Accettandovi, risveglierete la vostra coscienza, così da aprirvi all’esperienza di scoprire voi stessi e di amarvi per ciò che siete.

La fusione degli opposti.

È così che il nostro mondo comincia a formarsi: grazie alla fusione degli opposti, la dicotomia del tutto e il niente, della vita e la morte. Si tratta di accettare di essere fatti di opposti, riconoscendo tutto quello che evitiamo e rifiutiamo negli altri. Tutto ciò ci porterà ad una condizione di maggiore umanità: raggiungeremo il rispetto e la comprensione verso coloro che rifiutiamo. Passeremo dal giudizio alla comprensione, sia nei confronti di noi stessi sia di coloro che ci circondano. E ciò implica il risveglio dell’armonia, l’equilibrio degli [?]

Non esistono il bene o il male, bensì l’integrazione dei poli opposti, l’equilibrio del loro essere complementari.

Essere costantemente in conflitto con un aspetto di sé stessi – come quando si è vittime della teoria “sono una persona responsabile e non posso permettermi di comportarmi in modo diverso” – comporta un impiego di energie che alla larga stanca e finisce per soffocare, fino al momento in cui, inevitabilmente, si raggiunge l’estremo opposto.

Quando avremo guarito il conflitto con uno dei nostri poli, potremo far spazio all’integrazione e alla possibilità di trovare l’equilibrio, così da vivere una vita proporzionata. Così da essere e lasciarsi essere.

“Se soffri, dipende da te. Se sei felice, dipende da te. Se sei triste, dipende da te. Nessun altro è responsabile di come ti senti, soltanto tu e nessun altro all’infuori di te. Tu sei l’inferno e il paradiso allo stesso tempo.” Osho

Articolo di: Rafael Healsoul

Fonte del Post: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=18546

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