Uscire dall’ Illusione ?

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Si può uscire dall’ illusione?

L’umanità affronta una grave crisi, dovuta al naturale declino dei vecchi valori e al sorgere di un più alto livello di coscienza. E’ un tempo burrascoso di distruzione e rinascita. E’ assai probabile che la specie umana sia irrimediabilmente sulla via dell’autodistruzione, a causa della sua stessa ottusità.

Come gli antichi abitanti dell’isola di Pasqua, che per erigere i loro idoli di pietra hanno distrutto la natura da cui dipendevano, l’uomo lotta per ideali e simboli che lui stesso ha creato, senza mai trovare un modo per uscire dal conflitto. Le rivoluzioni e le guerre ideologiche degli ultimi secoli hanno fatto versare tanto sangue promettendo un futuro migliore, ma non hanno risolto i problemi; le aspettative di sviluppo e di pace promesse dalle grandi religioni e dagli stati democratici, dal comunismo e dal capitalismo, sono andate tutte deluse, anzi, hanno condotto a una crisi globale di portata catastrofica, peggiore delle precedenti. Continuare a riproporre nuove ricette senza domandarsi perché nessuna di queste abbia sinora funzionato è un aspetto evidente dei nostri limiti mentali.

La mente umana che si è affinata al punto di poter scomporre l’atomo e di far atterrare una sonda su una cometa, non ha risolto il problema del conflitto e della sofferenza perché, come insegnano i saggi, la soluzione si trova a un livello sovramentale. C’è qualcosa nella prospettiva della mente che, nonostante tutte le straordinarie conoscenze acquisite a livello tecnico e scientifico e le esperienze accumulate nei secoli dall’umanità, inevitabilmente conduce a una catena di comportamenti distruttivi, che non permettono di risolvere i problemi più vitali e importanti.

La buona notizia è che, mentre vediamo che nel mondo si continuano a ripetere gli stessi errori, attraverso le generazioni, sempre più individui escono dal carosello del samsara e si risvegliano alla coscienza dell’Unità della Vita, emancipandosi dai condizionamenti costituiti dall’identificazione con l’io separato.

Il risveglio ha luogo in vari modi, spesso questo insight è innescato da una profonda crisi o da un’esperienza interiore fuori dall’ordinario, che accade spontaneamente; altre volte il processo inizia con l’incontro con un maestro risvegliato o con la pratica di opportuni metodi.

Dopo aver lottato invano per trovare se stessi, si giunge al punto in cui il cercatore si rende conto che sta cercando colui che cerca e non può più fingere di ignorare che il suo sforzo è un paradosso e la ricerca stessa un’illusione. A questo punto avviene un cambiamento della prospettiva, che potremmo davvero chiamare un salto quantico della coscienza a un diverso livello, che è oltre la portata della concettualizzazione e delle prigioni semantiche con cui cerchiamo invano di rinchiudere la Realtà. Il mondo esterno appare di secondaria importanza, rispetto allo schiudersi della consapevolezza non divisa. Per l’individuo è come rinascere a nuova vita quando, trasceso il personaggio, s’identifica nel Sé. Con il risveglio, il dualismo “cercatore-cercato” è annichilito dalla consapevolezza dell’Unità e solo allora percepiamo la realtà senza filtri mentali, in una nuova luce e un grande spazio di libertà e chiarezza.

La saggezza di Krishnamurti.

Jiddu Krishnamurti descrive molto bene nei suoi diari il manifestarsi di questa presenza senza ego: “Ogni sua descrizione è priva di senso, poiché la parola non potrà mai abbracciarne l’immensità e la bellezza. Ogni cosa cessa in sua presenza e stranamente il cervello, con tutte le sue risposte e attività, si scopre improvvisamente e spontaneamente quieto, senza una sola risposta, senza una sola memoria, né si ha alcuna registrazione di ciò che accade. È estremamente vivo ma totalmente quieto. E’ tutto troppo immenso per l’immaginazione, che è piuttosto immatura e stupida comunque. Ciò che avviene in concreto è così vitale e pregno di significato che tutta l’immaginazione e l’illusione non hanno più alcuna ragion d’essere”.

“C’è quella montagna illuminata dal sole della sera: vederla per la prima volta, vederla come se non la si fosse mai vista prima, vederla con innocenza, vederla con occhi che si sono bagnati nel vuoto, che non sono mai stati feriti dalla conoscenza, vederla in questa condizione è un’esperienza straordinaria. La parola esperienza ha un’accezione negativa, comporta emozione, conoscenza, riconoscimento e continuità; mentre quello non è nessuna di queste cose. È qualcosa di totalmente nuovo. Per vedere questo nuovo dev’esserci umiltà, quell’umiltà che non è stata mai contaminata dall’orgoglio, dalla vanità.

Con la presenza di questa particolare condizione, quel giorno, si realizzò il “vedere”: esattamente come con la presenza della cima della montagna, del sole della sera. C’era l’essere in tutta la sua totalità: vale a dire, non in uno stato di bisogno, conflitto e scelta; l’intero essere era passivo, e la sua passività era attiva. Vi sono due generi di attenzione: una è attiva, l’altra è senza moto. Ciò che accadeva era realmente nuovo, una cosa mai accaduta prima. Vedere accadere questo fu il miracolo dell’umiltà; il cervello era completamente silenzioso, senza alcuna reazione, sebbene fosse pienamente sveglio. Vedere quel picco montano così splendido col sole della sera, sebbene lo avessi visto migliaia di volte, vederlo con occhi che non possedevano la conoscenza, fu vedere la nascita del nuovo. Questo non è sciocco romanticismo o sentimentalismo con le sue crudeltà e i suoi umori, o emotività con le sue ondate di entusiasmo e di depressione. È qualcosa di così completamente nuovo, che in questa attenzione totale c’è silenzio. In questo vuoto ha vita il nuovo”

Jiddu Krishnamurti, Taccuino, Ediz. Adelphi, New York 1961.

La coscienza non duale: oltre lo spazio-tempo.

L’attenzione silenziosa dell’immedesimazione nel Sé conduce alla percezione della quiddità indivisa del presente, al di là di tutte le parole e dei pensieri, oltre dualismo e non-dualismo. L’immedesimazione nella coscienza non-duale conduce alla radice dell’essere e del sentire, cioè oltre lo spazio, il tempo e gli dei, in un inconcepibile “Tutto – nulla” da cui emerge la sensazione “Io Sono”. Quando emerge l’Io sono appare il mondo dei fenomeni e la mente, attraverso il pensiero, crea lo spazio e il tempo e la divisione. Il risveglio porta all’eterno presente, al primordiale stato naturale della consapevolezza che è il substrato invisibile del mondo apparente.

La mente umana ha ridotto la realtà immateriale e trascendente dello Spirito e di Dio a un’immagine che appartiene allo spazio-tempo dell’illusione e la proietta in mille idoli.
Immagina Dio e poi cerca di conoscerlo! Dio non può essere conosciuto perché è ciò che conosce, oltre i concetti e le categorie della mente. L’uomo chiede a questo Dio risposte per uscire dalla sofferenza, ma non ci possono essere risposte valide per un io inesistente.

L’io, il personaggio con cui l’uomo s’identifica, è prodotto dalla memoria, è un pensiero e un pensiero non potrà trovare in sé ciò che cerca. L’iniziazione alla conoscenza del Sé impersonale non consiste nel risolvere il grande mistero, ma nell’esserne consciamente partecipi. Consiste nel concepire l’ineffabilità del gioco cosmico, arrendersi ad esso e riconoscere nel Sé impersonale, lo Spirito che è sorgente e sostanza della Realtà.
La vita appare trasfigurata quando si riconosce che, rinunciando alle fascinazioni dell’io, siamo una cosa sola con l’Assoluto e la luce della Verità. Allora il mondo appare come una rappresentazione teatrale, uno straordinario spettacolo, cui partecipiamo con passione e nello stesso tempo con distacco, perché non prendiamo le cose personalmente e abbiamo smesso di pretendere di poter dirigere gli eventi secondo i desideri dell’io. Avendo riconosciuto che è una finzione della mente e che gli attori sono agenti del karma rinchiusi nella loro parte, possiamo godere nel comprendere gli insegnamenti del film che il destino ci mostra, sia esso divertente, drammatico, passionale, kafkiano, shakespeariano o pirandelliano, comico o tragico. Comunque, se siamo svegli, non sarà mai noioso.

Siamo solo illusoriamente imprigionati nella nostra parte, perché se lasciamo ogni sforzo tutto si svolge spontaneamente senza conflitto. La resa a questo sentire non diviso è la luce dell’equanimità e dell’amore. Allora possiamo cogliere il messaggio e il senso che il regista trasmette in questa sconfinata tragicommedia che si può interpretare a diversi livelli e seguirne con distacco il flusso armonico senza interferire, senza contrapporre ciò che è con ciò che dovrebbe essere. La vita stessa è il nostro Maestro e la nostra sadhana. La nostra parte è scritta nei nostri geni, come la quercia nella ghianda e si esprime spontaneamente in armonia se smettiamo di lottare con noi stessi per diventare altro.

La mente ordinaria che osserva la realtà senza investigare a fondo sulla su stessa natura, percepisce il mondo esterno a sé, solido e reale e non vede che senza qualcuno che lo percepisce tutta la rappresentazione non esiste. L’io-persona, come soggetto indipendente, è un’invenzione del pensiero, un oggetto nella coscienza, senza sostanza e non il Soggetto che lo percepisce, che è la Coscienza o la Suprema Identità. Se non si riconoscono gli inganni prospettici dell’io, non si può avvicinare la vera meditazione e tanto meno il silenzio dei piani translogici e transpersonali della Realtà Non-duale.

La mente produrrà mille illusioni spirituali per auto-gratificarsi le quali, invece di condurre alla liberazione, produrranno ancor più profondi conflitti e divisioni. La ragione può condurre solo sino ai limiti del pensiero e poi deve predisporsi a lasciare il campo, smettendo di porre ostacoli all’immedesimazione nel Sé. Con l’attenzione diretta alla sorgente e la mente non offuscata da desideri e paure, troviamo la via più diretta all’attimo eterno, in cui la mente sgombra di pensieri percepisce con chiarezza la realtà nella sua pienezza. E’ in questo modo che la consapevolezza impersonale della prospettiva transegoica fondata sul “non essere” conduce alla pienezza dell’Essere e alla liberazione.

La luce del domani.

Questo salto quantico della coscienza è la promessa di un mondo migliore. Ho cercato brevemente di descrivere l’emergente consapevolezza transpersonale che in verità non è nulla di nuovo, anzi sin dall’antichità questa Seconda Nascita è indicata da tutti maestri della Filosofia Perenne. Che la si chiami Liberazione, Illuminazione, Tao, Nirvana, Sahaja Samadhi, Risveglio, Consapevolezza dell’Atman-Brahman, Individuazione e integrazione dell’inconscio, Regno dei Cieli, Coscienza Cristica, Mente di Buddha, Autonatura, Grazia di Dio, Coscienza Cosmica, Realizzazione del Sé, è sempre la stessa cosa.

In questo periodo di crisi, la natura risveglia questo potenziale psichico, una volta riservato a pochi mistici, in un numero sempre crescente d’individui ed è la trasformazione interiore degli individui che porterà a una società migliore. La speranza è che le nuove generazioni possano risvegliarsi alla saggezza intuitiva e, dominando la mente e aprendo il cuore, vivere in connessione armonica con il Tutto.

Chi scrive, molto probabilmente, lascerà il corpo prima di vedere la Nuova Era e forse l’evoluzione della coscienza passerà attraverso molte altre generazioni e attraverso altri gravi conflitti, ma vivere seguendo il dharma spontaneo del Sé è liberazione e tale liberazione sarà manifesta in un futuro collettivo che già esiste nel continuo infinito presente. La vittoria sull’illusione è sia emancipazione individuale dalla sofferenza, sia un seme gettato nella coscienza collettiva per un mondo migliore.

Filippo Falzoni Gallerani

Fonte del Post: http://www.karmanews.it/5203/si-puo-uscire-dallillusione/

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