Vimala Thakar: Senza attrito interiore.

Vivere è muoversi senza attrito interiore.

“Se riusciamo a osservare il nostro modo di vivere in tutta umiltà, vedremo che non sappiamo vivere. Basta il più piccolo movimento e c’è esasperazione, irritazione, inibizione, paura. La più piccola necessità di entrare in rapporto con gli altri ed ecco che la mente si dà da fare […].

Vivere è muoversi con l’integrità del proprio essere, in armonia: vivere è muoversi senza attrito interiore, con la totalità del proprio essere in armonia. […]

La sfida della trasformazione è avvertita da chi sente che vivere è muoversi, totalmente, da una situazione all’altra, da un rapporto all’altro, con la totalità del proprio essere, in tale libertà e in tale armonia che l’atto di muoversi non è sentito come una prova tremenda, ma come una festa, come qualcosa da godere. […]

Non avere pregiudizi su nessuno degli aspetti della vita è assolutamente, estremamente necessario. Altrimenti la ricerca viene distorta e inquinata fin dall’inizio, perché considero la vita fisica materiale disprezzabile e guardo dall’alto in basso i rapporti fisici, come qualcosa di non religioso, di non spirituale. Non c’è nulla di non spirituale nella vita, tranne ciò che la mente crea e a cui indulge. […]

Perciò, un ricercatore deve entrare in contatto con la totalità e non permettere che la mente si faccia inquinare da questa sua idea che ci sia qualcosa di non spirituale. […]

Perché, vedete, è sempre la stessa cosa, sia che abbiate un pregiudizio verso qualcosa o che la veneriate, sia che la condanniate o che la vezzeggiate. Tenersi alla larga dai due estremi e dirsi: «Non ho mai considerato nulla in vita mia senza pregiudizi»; dirsi: «Ho sempre considerato le cose e reagito, o risposto, sull’onda del pregiudizio, di teorie o di ideologie»; dirsi questo e liberarsi dall’abitudine del pregiudizio e delle tendenze, significa porre le basi giuste per la ricerca. […]

Perché vi sia una trasformazione, nessun movimento dev’essere ripetitivo o meccanico. […] Quando vivo in modo ripetitivo e meccanico non mi serve la qualità della sensibilità, dell’attenzione.

Vedete qual è il gioco della mente? La mente non deve essere vigile e sensibile, quando ripete uno schema. Quando prende un’abitudine, non ha bisogno di essere attenta. Essere attenti richiede sensibilità, perciò l’uomo ha continuato a baloccarsi creando nuovi schemi abituali, splendidi modelli di schemi abituali.

Viaggiando per i vari continenti si potrebbe vedere tutta la cultura umana come una grande giardino pieno di modelli e schemi di comportamento: comportamento verbale, comportamento fisico, comportamento mentale e così via.

Perciò, dovrò imparare a liberarmi dall’azione ripetitiva, meccanica, in primo luogo sul piano fisico: a non fare nulla distrattamente, in modo meccanico o ripetitivo […]. Quando fare un movimento distrattamente, passivamente, non siete là. È l’abitudine che si muove nel tempo, non voi”.

Tratto da: “Il mistero del silenzio”, di Vimala Thakar

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/vimala3.htm

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