Riflessioni: Creatori inconsapevoli.

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Creatori inconsapevoli.

Riconosco di non conoscere, né di frequentare dei cosiddetti “Liberati in vita”. Ho letto molti libri e articoli, ho frequentato corsi, workshop, ho partecipato a seminari, conferenze, frequentato scuole “iniziatiche”… ma riaffermo di non aver conosciuto, personalmente, dei liberati in vita. D’altro canto, bisogna che ammetta anche che, non essendo un liberato, non conoscendo la verità, non mi è neppure possibile affermare che i diversi maestri che ho incontrato sul mio cammino lo fossero senz’altro, o non lo fossero affatto, che mentissero spudoratamente, o che offrissero Verità assoluta. Non posso comunque nemmeno dimenticare che il Maestro per antonomasia, almeno per la cultura occidentale, il Cristo, disse : “Come gratuitamente avete ricevuto, allo stesso modo, gratuitamente date”. Questo, già, mi pare un considerevole spartiacque: se il maestro tizio chiede 2000 euro per un seminario di due giorni… bè, secondo me… gatta ci cova, fermo restando che questa è una considerazione arbitraria, quindi, del tutto insignificante.

Fatta questa indispensabile premessa, vorrei fare notare quanto, attualmente, le Neuroscienze, la PNL, la Psico-Quantistica, il Transurfing, numerosi Consuelors e Guru ad ogni latitudine non facciano altro che portare alla nostra attenzione il concetto di: “noi siamo i creatori della nostra realtà e, grazie alla Legge dell’Attrazione, la possiamo manipolare”. Migliaia di libri, migliaia di corsi, migliaia di ritiri, migliaia di articoli vertono su questo argomento, in gran voga nel presente.

New Age, Nuova Era… di che, o per chi?

Ma da dove nasce il grande successo, prima di tutto commerciale, di questi messaggi? E’ veramente molto semplice: nasce dall’insoddisfazione, sempre crescente, che ha contagiato l’essere umano, ormai da millenni e che in questo inizio di secolo si è fatta ancora più molesta.

Dunque: Insoddisfazione. E come risponde all’insoddisfazione un essere umano inconsapevole di se stesso? Con il rifiuto della situazione, o della relazione, che è ritenuta essere la “causa” dell’insoddisfazione; dopodiché con il desiderio di cambiarla, sia che si tratti di un lavoro, di un compagno/a, di una casa, di un percorso spirituale, come se, assieme all’allontanamento fisico, si potesse allontanare anche il “movente” che l’ha determinata. In altre parole, la causa dell’insoddisfazione viene vista al di fuori di sé, come se fosse un oggetto e, conseguentemente, si cerca di eliminare quell’oggetto così fastidioso, sostituendolo con uno più “allettante”.

Ma come avviene, se avviene, il processo “creativo” della cosiddetta realtà? Siamo o non siamo i creatori, o i co-creatori della realtà? Come poter rispondere a questa domanda, senza tirare in ballo quello che ha detto il maestro tal dei tali, il libro così o cosà, la canalizzazione di pinco pallino, eccetera? Possiamo dare noi, da noi stessi, una risposta che sia autorevole, almeno per noi stessi? O dobbiamo continuare a credere a quello che altri, “ben più autorevoli di noi”, dicono? Allora, cominciamo a guardare da molto vicino, non da troppo lontano e, forse, qualcosa si manifesterà in noi.

Cominciamo, quindi, a guardare come avvengono gli eventi nella nostra quotidianità, cominciamo a fare un po’ caso a come noi, per primi, interagiamo con quella stessa realtà che accusiamo di accadere senza averci preventivamente interpellato. Potremmo rimanere piuttosto sorpresi da quello che troveremmo.

L’unico ostacolo vero e proprio a questa disclosure, è e resta il fatto di non essere interessati alla questione. E’ noto infatti che l’essere umano è un essere di desiderio e che il primo – e quasi sempre unico – e più potente stimolo che lo percorre è il trovare soddisfazione e piacere, restarci il più a lungo che si può, allontanando il più possibile tutto ciò che disturba. Ti torna? A me sì. Ma se nemmeno si sa, o si conosce, chi o che cosa siamo, come funzioniamo, come e da cosa siamo condizionati, in cosa crediamo e di cosa siamo fermamente convinti… come poter anche solo immaginare di cambiare qualcosa in positivo… ma anche di evitare il negativo? Direi che non è possibile. Di fatto, l’essere umano, per il 99% della permanenza nella carne, si comporta come un automa programmato, programmabile e inconsapevole, sia di sé, sia del programma che porta in sé. E poi giochiamo a fare dio e vogliamo cambiare la realtà!!! Ma figurati!!!

Ora, come poter osservare correttamente ciò di cui siamo convinti, o in cui crediamo ciecamente, a dispetto delle parole, più o meno vuote, con le quali ci si dà un atteggiamento? Come essere certi della presenza, o meno, di condizionamenti in noi? Come portare alla luce le credenze più nascoste, sepolte da qualche parte nel nostro inconscio? Non affermo che sia la cosa più semplice del mondo, ma che sia possibile… assolutamente sì; come? Osservando ogni pensiero, ogni parola detta, ogni atteggiamento, ogni emozione, ogni reazione, ogni desiderio… con il nostro lavoro personale e non certo mendicando risposte in giro, da chicchessia e, per giunta, a suon di quattrini.

Il corpo non mente mai; questa è una legge incontrovertibile, ormai universalmente riconosciuta e comprovata. In seguito ad un nostro “entrare in relazione” con qualcuno, o qualcosa, in noi si manifesta emozione. L’emozione viene generata dal pensiero. Se si è in uno stato di osservazione silenziosa, viene invariabilmente alla luce il pensiero responsabile dell’emozione esperita. Quindi, potrebbe accadere che ci si renda conto, che si verifichi il cosiddetto “insight”, che in un istante – quindi non nel tempo – “confessi” il giudizio – perché sempre di giudizio si tratta – responsabile dell’emozione osservata. Quando queste prese di coscienza accadono, il movente originario, se a sua volta non giudicato, generalmente si dissolve. Ciò che resta è una maggiore libertà, o una minore schiavitù, a seconda delle preferenze linguistiche. Non stiamo certo parlando di “liberazione in vita”, ma possiamo riconoscere che siamo sul sentiero.

E questo a cosa serve? E perché mai dovrebbe servire a qualcosa? Comunque serve. Se si cominciasse a mettere in relazione di “causa/effetto” ciò in cui crediamo, o di cui siamo convinti, con quello che vediamo manifestarsi nella quotidianità, forse ci interesseremmo maggiormente alla nostra interiorità, foriera di ogni realtà percepita. In parole povere, se ci rendessimo conto che più restiamo in compagnia di pensieri paurosi, apocalittici, pessimisti, conflittuali, ansiosi… più aumentano le probabilità di fare esperienza di ciò che si teme, forse ci staremmo un po’ più attenti, o no?

Il giorno in cui ci si rendesse conto che siamo sempre stati creatori e che la “nostra” creazione è sempre avvenuta inconsapevolmente, forse, potrebbe nascere in noi quella famosa spinta ad indagare, a mettere in dubbio, a voler conoscere in prima persona – e non per sentito dire da tizio o da caio – come stanno veramente le cose, cioè chi siamo veramente, come avviene e cosa comporta la “nostra” interattività con la cosiddetta realtà. Ma, soprattutto, potremmo avere un indizio prezioso sul “luogo” esatto in cui dimora e sulla “Vera natura” della Sorgente Creatrice.

Ma se quel giorno sia arrivato, oppure no, lo puoi sapere solamente Tu.

Con affetto, Sid… Love*

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