Il nostro “Pane quotidiano”.

Cosa è il pane quotidiano.

Una delle cose che mi ha sempre sorpreso della popolazione che si definisce “cristiana”, ma che, in realtà, sarebbe più corretto definire “cattolico-papista” e, suppongo, che la medesima considerazione possa svolgersi anche per le altre sette del cristianesimo, è la forte lontananza dagli insegnamenti di Gesù, persino da quelli più famosi e chiari.

Ad esempio, da “non giudicare” è derivata una società fortemente giudicante.

Da “sia fatta non la mia, ma la tua volontà” è derivata una società fortemente basata sull’ego e i desideri individuali.

Da “ama i tuoi nemici” è derivata una società fortemente discriminante, in cui le persone sono incasellate in amici, conoscenti, vicini, estranei, nemici, etc.

Da “beati i puri di spirito” è derivata una società fortemente materialista e per larghi tratti gretta. E via discorrendo.

Dal momento che persino gli insegnamenti più palesi e chiari sono stati inapplicati e, anzi, per buona parte stravolti, non dovrebbe sorprendere che nemmeno le metafore siano rimaste inascoltate e incomprese.

L’articolo di oggi si riferisce ad un simbolo assai famoso della predicazione di Gesù, ripetuto – solitamente inconsapevolmente – durante ogni messa: il pane quotidiano.

Son piuttosto sicuro che in tanti ripetano quelle parole in modo meccanico, come meccanica è l’intera loro vita, senza averle comprese e, anzi, pensando che si stia parlando di cibo. Qualcosa del tipo: “Ti prego, Signore, non farci morire di fame”.

In realtà, il cibo di cui si parla non è ovviamente un cibo materiale, ma è un cibo spirituale ed è quotidiano perché ci viene inviato ogni giorno: si tratta delle esperienze che il Cielo ha ritenuto perfette per il nostro percorso evolutivo.

La richieste di avere il proprio “pano quotidiano”, peraltro, è pleonastica, dal momento che l’Esistenza-Dio agisce in questo modo in ogni caso, sia che noi quel “pane” lo vogliamo o no.

Il ripetere quelle parole all’interno del “Padre nostro”, la preghiera che ha insegnato Gesù stesso ai suoi discepoli, non sono che un richiamo alla consapevolezza e al piegarsi alla volontà divina, che ci manda questo o quello, non in ragione di quel che vogliamo, ma in ragione di quel che ci serve: “sia fatta non la mia, ma la tua volontà”, per l’appunto.

Fa sorridere constatare, anche qui, come l’insegnamento sia andato completamente perduto, anche e soprattutto nel mondo occidentale, in cui si pensa che tante cose siano sbagliate e che alle persone capitino tante cose ingiuste. E in cui, quelle stesse persone che magari durante la messa invocano “il pane quotidiano”, quando quel pane arriva lo negano, cercano di sfuggirgli… e così sfuggono anche gli insegnamenti che quel pane contiene e costringono l’Esistenza-Dio a riproporlo ancora e ancora e in più vite, se necessario… come solitamente è.

Qual è la morale di questo articolo?

Morale nessuna, perché la moralità fa parte di un discorso dualistico di giusto e sbagliato.

Qualche suggerimento però c’è:

  • stare ben attenti alle cose che si dicono, specialmente a quelle che si dicono spesso,
  • stare ben attenti agli insegnamenti dei maestri, che, almeno loro, non parlano a caso,
  • constatare come tutto dipende dalla consapevolezza che si ha: con una consapevolezza addormentata persino la preghiera più bella diviene qualcosa di vuoto,
  • esser sicuri del fatto che ogni cosa che ci capita capita per un buon motivo e che in essa c’è un insegnamento per noi,
  • esser altrettanto ben sicuri che se quell’insegnamento non lo facciamo nostro, esso ritornerà e, spesso, in modi più “intensi”, affinché le volte successive non lo possiamo ignorare.

Fosco Del Nero

Fonte: https://www.bellezza-amore-gioia.com/cosa-e-il-pane-quotidiano/#

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