U. G. K.: Liberarsi dell’intero passato.

Bisogna liberarsi dell’intero passato.

“Ciò che è necessario per l’uomo è liberare se stesso dall’intero passato dell’umanità e non soltanto dal proprio passato individuale. Questo significa che occorre liberarsi da tutto quanto ogni uomo prima di voi abbia pensato, sentito e vissuto – solo così è possibile essere se stessi.

Lo scopo dei discorsi che faccio alla gente è di sottolineare l’unicità di ogni individuo. La cultura, la civiltà, o come volete chiamarla, ha sempre cercato di inserirci in un circuito ben preciso. L’uomo non è ancora un uomo; io lo definisco un «animale univoco»; e l’uomo resterà un animale univoco finché graverà su di lui il fardello della cultura. […]

Ciò che è necessario è che l’individuo possa liberare se stesso dal fardello del passato, del grande retaggio di cui parlate. A meno che l’individuo non si liberi dal fardello del passato, non può trovare nuove soluzioni ai suoi problemi; si limita a ripetere sempre le vecchie cose…

Bisogna liberarsi dall’intero passato, dall’intero retaggio della tradizione – vale a dire che occorre sbarazzarsi di tutta la saggezza accumulata nel tempo – solo allora sarà possibile trovare le soluzioni ai problemi attuali. […]

Domanda: Può [l’uomo libero dal passato] controllare gli eventi?
U.G.: No, non controlla gli eventi; cessa di cercare di controllare e di modellare gli eventi.

D.: Allora ci passa soltanto sopra?
U.G.: Passa sopra gli eventi. Voi e io non siamo stati chiamati a salvare il mondo. Chi ci avrebbe dato il mandato? Il mondo va avanti da millenni. Molti sono venuti e se ne sono andati. Il mondo procede a suo modo.

Così si diventa liberi da ogni problema – non soltanto dai propri problemi, ma da quelli del mondo intero. E se un individuo ha un impatto, ha un impatto; se non ce l’ha… È qualcosa che non può essere misurato.

L’uomo diventa davvero uomo soltanto quando si libera dal fardello del passato, dal retaggio dell’uomo nella sua totalità […]. Soltanto allora egli diventa un individuo. Per la prima volta egli diventa un individuo – questa è l’individualità di cui parlo.

Quell’individuo ha certamente un impatto sulla coscienza umana, perché quando accade qualcosa nella coscienza umana, diventa contagioso, magari anche solo in un dominio molto microscopico. È come quando gettate un sasso in uno stagno, che crea onde concentriche. Esattamente allo stesso modo, avviene un processo molto lento, molto lento, che non può essere misurabile con niente”

U.G. Krishnamurti

Considerazioni: Meditare è liberarsi dell’intero passato, che è il proprio io: ciò che ha imparato, le sue esperienze, i suoi incontri, i risultati cui è pervenuto, i suoi fallimenti, i suoi ricordi. La sua storia. Meditare è essere prima della storia, prima di qualsiasi discorso intorno a se stessi.

Ogni discorso restringe, incanala, direziona: nella meditazione invece c’è la fruizione di questo spazio libero, in cui vaghi vuoto. Vuoto nel vuoto. Spaziosità in spaziosità. La forma è il vuoto, il vuoto è la forma.

Non c’è più nessun controllore, tutto si produce da sé, capita ciò che capita. Ed è sempre ciò che è. Crolla l’illusorietà di ogni problema e da questa persona svincolata, risplende naturale la soluzione a qualsiasi non-problema.

Tratto da: “L’inganno dell’illuminazione”, di U.G. Krishnamurti

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/ug4.htm

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