Guarire dentro.

Guarire dentro.

Che cos’è la malattia? Soltanto un cattivo funzionamento della macchina fisica, ossia il nostro corpo, che all’improvviso s’inceppa a causa dell’intervento di agenti esterni, siano essi i batteri che respiriamo insieme all’aria o le sostanze nocive che ingeriamo attraverso il cibo? Oppure è anche e soprattutto un pensiero negativo che ci assilla, magari a livello inconscio, un’emozione triste o dolorosa, l’ansia e lo stress che ci impediscono di godere la vita?

Oriente e Occidente a confronto. 

Quest’ultimo è, in sostanza, il punto di vista delle dottrine spirituali antiche e moderne, delle medicine tradizionali dell’Oriente, come quella cinese o indiana, ma anche dei “padri” della medicina occidentale. Infatti, Ippocrate e Galeno, i più grandi medici dell’antica Grecia, ritenevano che pensieri ed emozioni si muovessero all’interno del corpo e influenzassero per contatto le condizioni di salute dei vari organi.

Di simile avviso erano anche i medici del Rinascimento, secondo i quali le emozioni erano in grado di stimolare particolari stati fisici. Nel Seicento, invece, con la divisione tra mente e materia, teorizzata dal filosofo francese René Descartes (Cartesio), cominciò ad affermarsi la concezione secondo cui la malattia avrebbe cause solo fisiche, che è rimasta a fondamento della medicina occidentale praticamente fino ai giorni nostri.

Dalla Medicina Psicosomatica a quella Olistica. 

Negli ultimi decenni, però, quest’idea è stata messa sempre più in discussione, dapprima con il progressivo affermarsi della medicina psicosomatica e con la riscoperta di terapie orientali, poi con la creazione di discipline mediche sempre più attente al ruolo di pensieri ed emozioni nel mantenimento della salute, fino ad arrivare ad un approccio “spirituale” alla malattia, che ha portato un numero crescente di specialisti ad inserire tra i loro metodi di cura antiche pratiche, soprattutto religiose, come la meditazione e la preghiera.

Insomma, sembra che finalmente la medicina occidentale, almeno quella più all’avanguardia, stia tornando ad una concezione unitaria dell’essere umano nella sua totalità psicofisica. Buona parte del merito di questo va ad alcuni medici “illuminati” che, dopo essere stati testimoni di “guarigioni miracolose”, soprattutto da parte di pazienti affetti da cancro e giudicati “incurabili”, si sono aperti ad un approccio olistico nei confronti della malattia.

E’ il caso, per esempio, dei celebri oncologi americani Carl e Stephanie Simonton che, già negli anni Settanta, riportavano notevoli successi curando gli ammalati di cancro con tecniche di visualizzazione e di pensiero positivo. Oppure del chirurgo Bernie Siegel, il quale, nel suo best-seller “Amore, medicina e miracoli”, afferma che la malattia nasce da pensieri e stati psicologici negativi e cita casi illuminanti in questo senso.

Uno di questi è quello di una sua paziente affetta da sclerosi multipla, che perse l’uso della mano destra, dopo che il suo collaboratore domestico se ne andò, lasciandola con cinque figli da curare (aveva letteralmente perso il suo braccio destro). Un’altra donna, invece, avendo perduto due mariti a
causa del cancro, aveva a sua volta sviluppato un cancro all’utero ed un fuoco di sant’Antonio alla mammella. “Non credo che fosse una coincidenza”, scrive Siegel. “Dopo due perdite di quel genere si era ammalata agli organi sessuali per evitare che altri uomini potessero avvicinarsi a lei”.

La “ricetta per la salute”.

Se dunque la malattia nasce da emozioni e pensieri negativi, il segreto per star bene, secondo il dottor Siegel, consiste nel vivere pienamente la propria vita, con gioia e senza rimpianti. Ecco dunque la sua meravigliosa “ricetta per la salute”:

“Vivi la tua vita. Dai ascolto alla tua splendida intelligenza interiore. In essa è contenuto il programma per essere veramente te stesso. In un senso mistico, il seme da cui sei cresciuto conteneva il progetto del tuo sviluppo fisico, intellettuale, emotivo e spirituale. Lascia che questo evento si realizzi pienamente; cresci e fiorisci. Fa’ che la gioia ti guidi e sii ciò che vuoi essere”.

Sembra il consiglio di una guida spirituale orientale, più che di un medico occidentale. Eppure, per quanto strano possa ancora sembrare, oggi ce ne sono molti di medici che parlano in modo analogo, facendo riferimento all’Oriente.

IL “Supersistema”.

Ecco, per esempio, cosa dice, nel suo libro “Superimmunità”, il celebre psichiatra americano Paul Pearsall, primario presso il Sinai Hospital di Detroit, a proposito del nostro sistema immunitario, che avrebbe il compito di “difenderci” dalle malattie:

“Fino a poco tempo fa, ritenevamo che il sistema immunitario fosse qualcosa di separato da noi, che eseguisse le sue funzioni in modo automatico, al di là del nostro controllo. Studi recenti rivelano invece che il sistema immunitario agisce all’interno di un Supersistema, che comprende sia la sfera fisica sia quella mentale. Questo Supersistema è contraddistinto da due modalità di funzionamento: quella ‘fredda’ (Yin) e quella ‘calda’ (Yang). Il sistema immunitario è fiacco se si verifica un iper-funzionamento della modalità fredda; risulta esageratamente attivo, invece, quando predomina la modalità calda”.

Sembra quasi di leggere il “Classico di Medicina Interna dell’Imperatore della Cina”, un testo risalente al 50 a.C., in cui si dice che la malattia altro non è che la perdita di equilibrio tra i due elementi fondamentali della vita: lo Yin e lo Yang. Lo Yin è l’energia femminile, ricettiva e un suo predominio causa malattie “fredde”, da deficienza, mentre l’eccesso di Yang, l’energia maschile, espansiva, produce malattie “calde”, da sovrabbondanza.

Secondo Pearsall, le malattie “fredde” sono infezioni, allergie e patologie autoimmuni, tra cui l’artrite reumatoide, il diabete, il lupus, la sclerosi multipla e la degenerazione cellulare (ossia le varie forme di cancro). Quelle “calde”, invece, sono le emicranie, le ulcere, le coliti spastiche, l’ipertensione, i disturbi cardiaci e le irritazioni intestinali.

Pensieri “Caldi e freddi”.

Per evitare questi disturbi è necessario, quindi, rimettere in equilibrio le energie Yin e Yang dentro di noi. Ma in che modo? Il professor Pearsall è convinto che si debba innanzitutto regolare la “temperatura” del nostro “dialogo interiore”; ossia, di tutti quei pensieri che ci passano per la testa ogni giorno, perché “frasi, pensieri e sentimenti sono più potenti di qualsiasi batterio”.

I pensieri “caldi”, ossia quelli che ci vengono quando siamo ansiosi e sotto stress e ci predispongono alle malattie “yang”, sono improntati ad impazienza, ostilità e competitività, mentre quelli “freddi”, che ci rendono più soggetti alle malattie “yin”, sono caratterizzati da un senso di passività, di inettitudine, di rinuncia e di sconfitta.

Sostanzialmente, i metodi consigliati da Pearsall per riequilibrare la temperatura del nostro dialogo interiore si possono ricondurre a sette elementi principali che, secondo lo studioso americano, rafforzano la nostra salute e ci guariscono.

Innanzitutto, la fiducia, perché credendo in se stessi, nella propria buona salute, si sostiene il morale del sistema immunitario. Poi l’atteggiamento, che — se orientato alla speranza, all’ottimismo e all’autostima – rafforza le difese dell’organismo.

Quindi, la possibilità di sperimentare, senza reprimerli, tutti i propri sentimenti, compresa rabbia e tristezza, cosa che lascia il sistema immunitario più libero di espletare le sue funzioni. E, ancora, la capacità di immaginarsi in perfetta salute ed armonia, magari attraverso esercizi di visualizzazione in grado di produrre una risposta positiva da parte dell’organismo.

Anche un modo di pensare responsabile e creativo contribuisce ad eliminare le sostanze chimiche nocive prodotte nel corpo dal rimuginare continuamente su torti e colpe. Inoltre, il miglioramento delle proprie esperienze ed abitudini di vita gratifica il sistema immunitario. E’, quindi, importante, secondo Pearsall, mangiare sano, non assumere sostanze eccitanti, respirare aria pulita e fare del movimento divertendosi.

Infine, si possono usare anche i ricordi: rievocando le gioie della propria vita, si offrono al sistema immunitario elementi positivi su cui fondare il proprio benessere. Certo, non è facile cambiare il proprio modo di pensare dall’oggi al domani. Se ci sono delle difficoltà, ossia se le vecchie e negative abitudini di pensiero e di azione continuano ad affiorare e a danneggiare la nostra salute psicofisica, può essere necessario “riprogrammare” la propria mente, soprattutto attraverso esercizi di meditazione.

La Meditazione per la Salute. 

E’ questo il parere di molti medici attenti alla dimensione mentale della malattia, ma soprattutto della biologa americana Joan Borysenko, autrice di numerosi testi divulgativi di successo (pubblicati, negli Stati Uniti, dalla casa editrice di Louise L. Hay) e fondatrice della Clinica Mente/Corpo del New England Deaconess Hospital. In questa clinica, la Borysenko ha messo a punto un programma di dieci settimane con tecniche fisiche e mentali volte a risvegliare la potentissima energia di guarigione che è dentro ognuno di noi.

La meditazione ha un ruolo preponderante all’interno del programma, perché fa emergere più facilmente i nostri vecchi modelli di pensiero e ricordi inconsci, affinché sia possibile prenderne coscienza e modificarli. “Questa situazione può risultare temporaneamente inquietante”, avverte la dottoressa Borysenko nel suo libro “Guarire con la mente” (Sperling & Kupfer), “poiché la vostra mente ha investito notevoli energie per reprimere il ricordo traumatico. Una volta usciti alla luce del giorno, però, questi ricordi sono solitamente meno spaventosi di quando, prima, sono stati relegati in un angolo recondito dell’inconscio”.

Una volta tolti dall’armadio del nostro inconscio i vecchi scheletri mentali, che altrimenti continuerebbero a creare problemi per la nostra salute psicofisica, è possibile, come dicevamo, “cambiare programma”. Il modo più semplice ed efficace di far questo è ricorrere alle affermazioni positive, almeno secondo la Borysenko, la quale consiglia di concentrarsi almeno su una o due di esse durante la meditazione quotidiana.

Una Preghiera per guarire. 

Un altro medico americano, lo specialista di medicina interna Larry Dossey, consiglia invece, quale strumento per attivare le nostre capacità di autoguarigione, la pratica religiosa della preghiera, attraverso la quale la mente umana diviene capace di sintonizzarsi con un’energia superiore e di affidarsi ad essa, ricevendone grandi benefici. Tali benefici, secondo il professor Dossey, sono documentati da numerosi studi scientifici; che, però, vengono ignorati dalla maggior parte dei medici.

Come esempio di questo, nel suo libro “Il potere curativo della preghiera” (Red Edizioni), Dossey cita la ricerca compiuta nel 1991 da due psichiatri americani, David e Susan Larson, i quali passarono in rassegna vent’anni di pubblicazioni dell’American Journal of Psychiatry e gli Archivi di Psichiatria Generale statunitensi, scoprendo che la partecipazione a cerimonie religiose, ma anche la preghiera privata ed il rapporto personale con Dio, erano spesso associati a benefici per la salute psichica: il 92% degli studi riportava effetti benefici, il 4% era neutro e un altro 4% riferiva effetti dannosi.

Un anno prima, un altro psichiatra americano, F.C. Cragie, aveva esaminato dieci anni di pubblicazioni di un altra importante rivista scientifica, il Journal of Family Practice, trovando risultati simili per la salute fisica: l’83% degli studi dimostrava effetti benefici, il 17% era neutro e nessuno riportava effetti dannosi.

Particolarmente significativo, tra quelli riportati da Dossey, è anche l’esperimento compiuto più di recentemente dal dottor Randolph Byrd, cardiologo dell’Università della California, il quale ha studiato 400 pazienti ammessi al reparto di assistenza coronarica del General Hospital di San Francisco. A tutti questi pazienti sono state offerte le normali cure mediche, ma per metà di loro sono stati incaricati di pregare dei gruppi di persone reclutati in tutti gli Stati Uniti. Né i medici curanti, né gli infermieri, né i pazienti sapevano però quali fossero esattamente i pazienti per cui tali gruppi stavano pregando.

I risultati? I pazienti “oggetto” di preghiera hanno fatto registrare un numero nettamente inferiore di decessi e di complicazioni cardiopolmonari, nonché una diminuzione nella quantità di diuretici e di antibiotici somministrati. Di fronte a tali risultati, anche il dottor William Nolen, un medico molto noto in America per il suo scetticismo nei confronti delle “guarigioni con la mente”, ha riconosciuto l’importanza dello studio, dicendo che forse sarebbe il caso che i medici scrivessero sulle loro prescrizioni: “Pregare per il paziente tre volte al giorno”.

Ma quale sarebbe il modo migliore di pregare? Anche per rispondere a questa domanda si sono compiuti degli studi scientifici. Per un decennio, la Spindrift Organization di Salem, nello stato americano dell’Oregon, ha condotto degli esperimenti sulla capacità di chi prega di provocare dei cambiamenti in semplici sistemi biologici come dei germogli o delle colture di lievito, oltre che sugli esseri umani, e i risultati ottenuti dimostrano che il modo di pregare più potente consiste nell’usare un approccio indiretto, ossia nel non dire specificamente all’entità pregata cosa fare, limitandosi a pronunciare frasi come “Sia fatta la Tua volontà” o “Possa accadere la cosa migliore per questa persona”.

“Queste scoperte”, conclude il professor Dossey, “dovrebbero essere rassicuranti per noi, poiché indicano che, in ogni caso di malattia, è all’opera una saggezza superiore alla nostra e quindi non sta a noi decidere quale risultato specifico sia il migliore. Insomma, si può dire sia dimostrato scientificamente che è meglio fidarsi della saggezza illimitata di Dio o dell’Universo, piuttosto che delle nostre limitate preferenze”.

La Saggezza che guarisce.

Ma la saggezza dell’universo, invocata attraverso la preghiera, è davvero qualcosa di diverso da noi ? La posizione del professor Dossey sembra risentire, in effetti, del vecchio concetto occidentale di una divinità esterna e superiore a noi. Ma un altro medico, che forse più di ogni altro ha abbracciato le dottrine del movimento New Age, l’endocrinologo Deepak Chopra, non è d’accordo.

Per spiegare la sua posizione, il dottor Chopra – che è nato e cresciuto in India, ma si è formato professionalmente negli Stati Uniti – si richiama alle Upanishad, in cui è scritto: “Poiché tutto nasce dalla nostra coscienza, non esiste nulla di esterno a noi nel creato”.

“Dunque, dentro di noi”, scrive Deepak Chopra sulla celebre rivista americana New Frontier, “c’è la capacità di dirigere qualsiasi forza della natura, di influenzare ogni atomo dell’universo. Tuttavia, lo stato di coscienza in cui attualmente si trova la maggior parte di noi ci ha convinto di essere piccoli ed impotenti. Accettare una simile realtà è la forma più penalizzante di ignoranza, perché si trasforma in una profezia. Se non conosciamo il nostro vero Io, questo Io si rimpicciolisce per adattarsi alla nostra concezione di esso. Ogni volta che gridiamo, la nostra voce non raggiunge altri che noi stessi. Quando abbiamo paura, siamo noi stessi a farci spaventare”.

Allora, se davvero non siamo separati da ciò che esiste nell’universo, perché Dio è in tutti noi, quando preghiamo è importante ricordare che, in sostanza, ci stiamo rivolgendo a noi stessi, ossia al Dio che è in noi. In questo senso, la saggezza dell’universo di cui parla Dossey è la nostra stessa saggezza più profonda, la cui voce, solitamente coperta dal frastuono dei nostri pensieri di paura, riesce a raggiungerci, magari soltanto nel silenzio interiore della meditazione, o della preghiera. Ma bastano questi momenti per portarci alla piena guarigione di mente e corpo, ossia della totalità di noi stessi. E il fatto che a dirlo siano dei medici occidentali fa davvero ben sperare per il futuro della scienza.

Giampiero Cara

Fonte: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=20574

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