Sister Ajahn Jitindriya: La natura della mente è…

La natura della mente è intrinsecamente pura.

Santi Forest Monastery - Kathina 2020 - Dhamma Talk by Ayya Jitindriya ...

«[…] In un altro insegnamento abbastanza noto, il Buddha disse che la mente è luminosa, che la sua vera natura è pura e luminosa e che è contaminata solo da contaminazioni transitorie e casuali.

Molto spesso afferriamo quello che accade nella nostra mente – tutto quello che proviamo, dalla rabbia al piacere in noi e in quello delle nostre relazioni, assumiamo il tutto per chi o che cosa siamo. “Sono profondamente arrabbiata” oppure “Sono schiava del desiderio” e ci crediamo profondamente.

In realtà, fare esperienza della vera natura della mente non ha niente a che vedere con chi crediamo essere o come pensiamo che sia la nostra personalità – il fatto di avere una personalità forte o debole, il fatto di essere più o meno intelligenti non c’entra niente. E persino il fatto di essere o non essere in grado di esprimere queste cose non ha alcuna importanza. Si tratta della nostra capacità di guardare onestamente dentro di noi, di sostenere quello che c’è e sviluppare il coraggio di continuare ad andare sempre più in fondo.

Questo non significa che dobbiamo ritirarci in una caverna o in una kuti anni, finché non troviamo la vera natura della nostra mente. Questo desiderio, di tanto in tanto, forse lo abbiamo tutti, ma nella realtà dobbiamo continuare ad affrontare ciò che la vita ci presenta.

Nella vita possiamo trovarci coinvolti in diverse situazioni, ma sono tutte parte della nostra particolare condizione karmica e tutto ciò in cui siamo coinvolti ci offre grandi possibilità di apprendimento. Non siamo qui coinvolti in quello che siamo senza un motivo; le situazioni difficili che incontriamo sono quelle che ci possono insegnare di più.

Ma, come prima, vi chiedo nuovamente: siamo disposti ad affrontare tutto questo?

Quando guardo me stessa e la mia pratica, spesso trovo che non c’è la volontà di affrontare quello che si presenta nel momento. C’è sempre una scrupolosa cernita in atto e l’idea che altrove si possa avere qualcosa di meglio; tutto il nostro atteggiamento è totalmente pervaso dalla ‘sindrome dell’erba del vicino’. Si tratta solo di insoddisfazione, della mancanza di capacità di essere pienamente con, di aprirsi al dispiacere, al dolore, a dukkha, proprio qui, proprio ora.

Penso che il modo di praticare che ho descritto contenga quasi tutte le forme di tecnica o di pratica che il Buddha ha insegnato; rientra tutto in questa pratica della consapevolezza di dukkha e nell’affrontarlo.

Se guardiamo con attenzione ed esaminiamo quanto sta accadendo, vediamo che stiamo sviluppando i quattro pilastri della consapevolezza, che stiamo praticando l’ottuplice sentiero, che stiamo coltivano la gentilezza amorevole e la compassione, la gioia indiscriminata e l’equanimità, che stiamo coltivando l’equilibrio della facoltà spirituali di fede e saggezza, energia e concentrazione, con consapevolezza. Lavoriamo costantemente su queste facoltà.»

Tratto da: “Consapevolezza di dukkha”, di Sister Ajahn Jitindriya

Fonte: https://www.pomodorozen.com/zen/consapevolezza-di-dukkha/

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