A.H. Almaas: La morte dell’ego.

La morte dell’ego come processo.

Molti autori dello sviluppo interiore scrivono sul vuoto, o morte dell’ego, come se fosse un’esperienza definita, che pone fine, una volta per tutte, all’identità dell’ego. Questo è falso e fuorviante. La morte dell’ego è ripetuta e, nel tempo, è un’esperienza continua.

Il vuoto è una percezione ripetuta e in continuo approfondimento. Scrivere di questo, come se fosse un’esperienza definitiva, che porrà fine all’identificazione dell’individuo e alla sofferenza che l’accompagna, in un solo colpo, è, non solo inaccurato, ma irresponsabile e crudele. Instillerà nel ricercatore dello sviluppo interiore un pregiudizio a cercare una perfezione o un genere di completezza che è irrealistico e che si aggiungerà all’attaccamento, alle identificazioni e alla sofferenza che già esistono.

Ogni essere umano realizzato continua a lavorare sullo sviluppo interiore. Non c’è fine allo sviluppo e al manifestarsi dell’essenza. Questo sviluppo procede con l’esporre sempre di più, nel tempo, aspetti molto sottili della personalità.

Dopo che l’identificazione di base della personalità è stata rotta, il processo del dissolvere gli aspetti più sottili dell’immagine di sé diventa in genere più facile. E’ un dissolvimento continuo dei confini dell’immagine di sé, che porta a una maggior espansione.

Non è che la personalità se ne va e poi si sviluppa l’essenza. Piuttosto, più l’essenza si sviluppa, più la personalità viene esposta e i suoi confini si dissolvono. La realizzazione e il completamento dell’essenza sono senza fine e senza limiti.

L’esperienza del vuoto è un momento importante. E’ necessario per la transizione dal reame della personalità al reame dell’essenza o dell’essere. Ma, in nessun caso, è la fine definitiva di tutta la personalità. E il vuoto stesso non è ancora l’essenza.

Il vuoto è un punto di transizione. Indica l’assenza di identificazione, l’assenza di immagine di sé. Questo è assolutamente necessario per poter scoprire e stabilirsi nell’essenza, ma non è ancora l’essenza e non è la fine del processo.

Il vuoto è l’assenza della personalità, ma, come abbiamo visto, l’essenza è una presenza pregnante. Il vuoto è l’assenza dell’identificazione che forma l’immagine di sé. L’insegnante buddista avanzato capisce che il vuoto è una transizione necessaria per la vita dell’essenza, dell’essere.

Da “Essenza” di A.H. Almaas

Fonte: http://laclassedelrisveglio.blogspot.com/2011/01/la-morte-dellego-come-processo-almaas.html

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