Aziz Kristof: Trascendere la mente attraverso la mente.

Natura della meditazione.

La meditazione è l’arte di trascendere la mente attraverso la mente. Con questo vogliamo indicare che la consapevolezza umana, utilizzando la sua inerente intelligenza, può raggiungere un livello molto più profondo di esperienza di Essere che nel territorio mentale. Alla fine, la Meditazione è uno stato dell’essere e non un fare, ma, per trascendere l’ignoranza della mente, alcuni elementi vanno introdotti.

La consapevolezza è una forma di attenzione. Di norma questa attenzione viene dispersa con l’attività mentale, che trasforma la bella intelligenza umana in un ammasso di caos inconscio, meccanico ed ignorante.

Per sviluppare la qualità dell’essere vigili, potremmo utilizzare diversi oggetti come punti da focalizzare. Per esempio: osservare il respiro, le sensazioni del corpo, il sorgere dei pensieri. Questo è chiamato attenzione all’oggetto.

In qualche modo, l’attenzione è connessa con il centro della consapevolezza nella mente. Ecco perché, quando è rafforzata e prolungata, colpisce direttamente il centro della testa e lentamente si innesca il processo di risveglio della persona dallo stato di sogno ad occhi aperti. Bisogna ricordare che è un percorso indiretto; nel caso di una persona matura, il centro della consapevolezza può essere risvegliato direttamente.

Ci sono due aspetti dell’attenzione: attenzione rivolta ad un oggetto e attenzione al centro.

Attenzione al centro è, ovviamente, la nostra meta. Qualsiasi osservazione sia scelta per la meditazione, è semplicemente uno strumento. Possiamo dire che qualsiasi meditazione con un oggetto, che sia il respiro, la mente, il corpo o un sentimento, è una meditazione a metà o meditazione negativa. “Negativa” perché si riferisce all’oggetto e non al soggetto. L’oggetto appartiene sempre al passato. È solo il soggetto, con l’attenzione a monte della percezione, che appartiene all’Adesso.

Quando la consapevolezza non è pronta a riconoscere il suo centro, bisogna prima preparare il terreno. L’osservazione del respiro, della mente e così via sviluppa alcune aree all’interno della mente conscia, infine, così può riversarsi nello stato di attenzione di se. Sviluppare la consapevolezza di cosa accade nella nostra mente e corpo ci trasforma alla fine in esseri consci. Dal robot umano, l’essere umano è risvegliato. Questo è lo stadio dove uno inizia ad essere conscio, ma non ancora consapevole di sé.

Cos’è che è conscio di un oggetto? Quando questa domanda è posta all’interno di noi stessi, la consapevolezza, per la prima volta, si riferisce a se stessa, l’attenzione diventa attenta a se stessa e la persona ritrova se stessa nel centro della consapevolezza.

Questo è come un vero Satori, come un Satori scientifico dovrebbe assomigliare. Chiarezza, saggezza e semplicità sono le qualità di questo stato. La vera meditazione inizia a questo punto. L’(auto)indagine è di supporto alla meditazione, ma la meditazione va sempre oltre ad essa, sempre oltre.

Quando l’“Io Sono” fiorisce nel centro del nostro essere, possiamo sentirci pienamente soddisfatti. Per lo meno, abbiamo un po’ di terreno sotto i piedi. Non brancoliamo più nel buio, in cerca di un’Illuminazione miracolosa. “Io Sono” è ciò che Io Sono. L’esperienza di me stesso si solidifica.

Ora si sta imparando a mantenere la sensazione di Io Sono nella meditazione ed in ogni occasione, in modo che lentamente diviene il vero centro della vita dell’individuo. Nella meditazione si sta imparando come mantenere il centro della Presenza, come tenerlo costantemente a mente. Questa consapevolezza sta aprendo il suo centro sempre più, così inizia automaticamente ad essere consapevole di sé.

Ecco perché viene anche chiamata “essere testimone”, per cui semplicemente “accade di essere qui”, sebbene nessuno l’abbia provocato. È come soffiare sul fuoco, finché all’improvviso prende fuoco da solo e resta “testimone” qualunque cosa facciamo. È così, semplicemente.

Lo stare consapevoli o vigilanza è un energia che ha un forte effetto sul centro della consapevolezza. Quando questo centro è risvegliato e la vigilanza è rivolta ad esso, lo influenza ancora più intensamente. La presenza del centro trasforma gradualmente il funzionamento della mente.

Con i tempi dovuti, man mano, diviene svuotata dal contenuto. Ma questo non è il nostro scopo, è ciò che accade naturalmente. L’economia interiore di silenzio e pensieri crea il giusto equilibrio. In questo equilibrio i pensieri continuano ad arrivare, come funzione naturale della mente, ma il loro movimento è molto lento, come se galleggiassero nel silenzio. Comunque, ci vuole del tempo perché la mente si adegui e, all’inizio di questo processo, il subconscio può produrre ancora più pensieri.

Da un lato, impariamo come mantenere lo stato di Presenza e dall’altro, come essere in questa condizione, come stare in esso (senza fare alcunché).

Ora entriamo nel regno di Shikan-taza, la meditazione pura. Quando si è consapevoli della Presenza, si ha come la sensazione di svegliarsi in questo preciso momento. C’è una specie di movimento gentile nel nostro stato interiore, come se l’intelligenza osservatrice stesse incontrando la sua Presenza interiore. È come se fossero singoli ed insieme allo stesso tempo.

Nello stato di meditazione, la consapevolezza che osserva si rilassa e lo stato di Presenza può riposarsi sopra ad essa. Questo è ciò che viene chiamato semplicemente stare seduti, o Shikan- taza. Il praticante controlla ogni tanto, delicatamente, se il centro interiore è presente e nel contempo si lascia cadere in un non- fare, in uno stato svuotato dalla volontà personale.

Nella realtà, non è tanto una questione di eliminare la volontà personale, quanto di accrescere quello che semplicemente sta nell’ombra, sullo sfondo. Lo stato di Presenza ha, di per se stesso, una sua volontà. Si tratta della volontà dell’energia dentro al silenzio, dentro al vuoto. Quando la volontà personale si arrende allo stato di Presenza, l’economia dell’attenzione viene trasformata immediatamente.

La mente continua a funzionare in modo sottile, ma la consapevolezza del restare nel centro della Presenza racchiude la volontà personale nello spazio di qualcosa di più grande. La mente è quasi timida di pensare in presenza della consapevolezza dell’“Io Sono” testimone di ogni cosa. Ma non si dovrebbe pensare che non esista una volontà nello stato di Shikan- taza.

Vi è volontà, ma è trasformata; la volontà della personalità è a riposo sulla volontà del silenzio.

Vediamo quali possono essere le possibili attività mentali nello stato di Shikan-taza.

Ci può essere un presentarsi passivo dei pensieri, che vanno e vengono; il meditatore è immobile nel silenzio dell’ “Io Sono”. Quando l’intelligenza del meditatore, consciamente o spontaneamente, sceglie di partecipare all’azione dei pensieri, la volontà si attiva di nuovo. Questo è assolutamente accettabile, fintantoché lo stato di Io Sono è presente.

Nella meditazione, scegliamo consciamente di minimizzare la volontà personale, arrendendoci alla quiete interiore, ma non la possiamo eliminare completamente, se desideriamo restare consapevoli. La volontà è una parte della consapevolezza e, come vedremo, anche lo stato di Presenza presenta elementi di sottile volontà.

Quando la Presenza è risvegliata, avviene una trasformazione immediata nel funzionamento della nostra consapevolezza. Sia che noi pensiamo consapevolmente o no, l’attività mentale non tocca la quiete del centro. Come usiamo le nostre energie mentali non cambia la presenza del centro, ma cambia assolutamente la sua qualità.

Lo stato di Presenza, sebbene testimone della dimensione mentale in modo naturalmente distaccato, allo stesso tempo, viene direttamente influenzato della direzione dell’attenzione personale. Ecco perché si hanno diversi livelli di concentrazione dell’attenzione, per esempio. Non è semplicemente la Presenza assorbita nella Presenza. Si tratta dell’energia cosciente della personalità che si arrende allo stato interiore che dà origine all’esperienza sempre più profonda dello Samadhi.

Si può dire che, in effetti, esistano due centri presenti nella realtà interiore di un meditatore. Uno è lo stato di Presenza, che nel caso di una persona che ha integrato questo stato, è costante. Il secondo è il centro della volontà personale. Questi due centri si influenzano l’un l’altro, costantemente.

Lo stato di Presenza fa sempre da testimone alla volontà personale. Di contro, il modo in cui l’attenzione personale si relaziona alla Presenza, cambia immediatamente la qualità di questo stato. Così nello Shikan- taza la volontà dell’intelligenza personale non è eliminata, ma minimizzata al livello in cui si fa esperienza di un profondo riposo e non- fare come fondamento. Viene chiamato minimum ego.

Perché accada il non-fare, l’energia della personalità deve avere un posto dove risiedere. Nella consapevolezza, il non-risiedere non può aver luogo. L’unico posto in cui la personalità può essere libera da sé stessa è nello sfondo silenzioso della Presenza. La personalità può riposare solo nell’ “Io Sono”. L’ Io Sono non è separato dalla personalità, ma sta oltre, al di là di essa.

Mantenere il senso dell’Io Sono, finché non diventa spontaneamente costante ed imparare come riposare in esso, sono i due fondamenti della meditazione, dello Shikan-taza.

Usando un’osservazione delicata, impariamo come la nostra mente e lo stato di Presenza coesistano e siano in relazione l’uno con l’altro. Impariamo l’economia dell’ attenzione e l’economia della volontà. Impariamo come la volontà personale e la quiete dell’Io Sono possano essere contemporaneamente presenti. Entriamo sempre più in contatto con la complessità e la bellezza del mondo interiore del Sé.

Questo mondo non è immoto. È una danza dinamica del silenzio, dell’energia e dell’intelligenza. Praticando la meditazione, l’individuo necessita di essere estremamente focalizzato e sensibile. La meditazione è una forma d’arte che ci porta al di là dell’ignoranza. È l’essenza della vita. Chiunque imbocchi questo sentiero, per la prima volta, veramente, entra nella vita.

Tratto da: “The Nature of Meditation”, di Aziz Kristof (Anadi) – traduzione a cura di Davni.

Fonte: https://www.meditare.net/wp/meditazione/natura-della-meditazione-aziz-kristof/

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