Citazioni da alcune Upanishad.
La Liberazione.
La liberazione è la distruzione della schiavitù, che consiste nella sensazione di possedere personalmente gli oggetti, concepiti come fonte di piacere o dolore. Questa distruzione si ottiene distinguendo tra ciò che è imperituro e ciò che è transeunte in quest’universo effimero. Niralambopanisad 31
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Eliminando la relazione tra soggetto percipiente ed oggetto percepito si consegue l’atarassia; divenendo stabile, quest’ultima prende il nome di liberazione. Samnyasopanisad II 42
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Il dominio di sé.
Colui il quale non si rallegra e non si affligge in seguito a sensazioni visive, acustiche, tattili, gustative o olfattive, ha conseguito la vittoria sui sensi. Naradarivrajalopanisad III 38
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La Fede.
La liberazione arride solo a coloro che sono liberi dal dubbio; per quelli la cui coscienza è in preda al dubbio la liberazione non arriva neppure dopo molte rinascite. Per questo bisogna sforzarsi di acquisire fiducia. Maitreyopanisad II 16
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La schiavitù consiste meramente nel desiderio di soddisfazione dei sensi; la liberazione nella rinuncia ad esso. Mahopanisad V 97
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Due parole stanno a indicare schiavitù e liberazione: “Mio” e “non mio”. “Mio” costringe l’uomo in schiavitù “, non mio” lo libera. Varohopanisad II 43/b44a
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Il liberato in vita.
E` detto liberato in vita colui che non percepisce un io nel corpo o nei sensi, e non percepisce un altro da sé in alcuna cosa. Costui, grazie alla propria capacità di discriminare, non percepisce differenza tra sé e l’Assoluto, né tra l’Assoluto e l’universo. E` riverito dai buoni ovvero disprezzato dai malvagi e la sua equanimità rifulge intatta. Chi ha compreso la vera realtà dell’Assoluto non è più soggetto a rinascita. Se così fosse, significherebbe che la sua pretesa conoscenza dell’Assoluto è puramente esteriore. Adhyatmopanisad II 45-48
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