Ipnosi collettiva e personale.

Ipnosi collettiva e personale.

Se è stato provato scientificamente che lo spazio-tempo non ha mai avuto un inizio definibile, non esiste realmente ed è solo una convenzione, è evidente che il concepimento, la nascita, la morte e dunque… la vita, sono immaginazioni, sogni fluttuanti che appaiono solo in sequenza lineare o causale, prodotti da quello che potremmo definire il nostro proiettore di video-game personale e collettivo: anche il ben noto qui ed ora (il vecchio nunc et semper del Requiem) si rivela solo un punto inventato, cioè ancora una convenzione.

Se si potesse osservare l’attimo del concepimento, esso rivelerebbe l’inizio fittizio di una linea, capace di formare un percorso ruotante sempre attorno a se stesso, come dimostra il DNA. Tuttavia l’ovulo e lo sperma lo contenevano già potenzialmente.

Prima l’uovo o la gallina? Si direbbe che tutto, nell’universo che ci circonda, avviene sotto forma circolare e di spirale ruotante, dal formarsi di gemme, alle stagioni, alle epoche storiche, ai flussi, alle maree, alle scale musicali. Il cosiddetto ‘’eterno ritorno’’. Un piccolo seme diventa una quercia millenaria, che poi muore e si riproduce.

Tornando all’ovulo fertilizzato, questo poi si allarga, senza nessuna interferenza volontaria (come del resto tutto avviene nel cosiddetto mondo dei sensi) esplicita l’informazione del connubio, ossia fotografa lo stato psichico dei genitori in quell’istante e si estende, come un elastico virtuale, nell’apparente spazio-tempo, continuando il gioco di riflessi, ingranditi, sfumati e variegati di quell’istante, fino alla morte.

Prendendo le distanze e vedendo l’accaduto non dal pianterreno, ma da un chilometro di altezza e poi da miliardi di chilometri, dov’è finito tutto questo? Se poi si cerca nel tempo, è la stessa cosa: indietreggiando nelle galassie, invisibili ad occhio nudo, oltre alle stelle ormai morte che ci mandano ancora la loro luce, si potrebbero ritrovare dinosauri e animaletti simili ancora vivi. Perché no? Retrocedendo ancora si ritorna allo zero, ma è più semplice prendere un microscopio elettronico potente e osservare un pezzo di materia, per arrivare al vuoto o per lo meno a una forma di energia, per non scoraggiarsi troppo!

Se poi illustri fisici quantistici sono arrivati alla conclusione che lo spazio-tempo è immaginario o una convenzione e che, in realtà, tutto il nostro mondo proviene dallo zero assoluto, che cosa rimane? Vibrazioni che sembrano materializzarsi o un film che appare dal nulla e poi scompare come nebbia al sole.

Parlando di semi, che siano di querce, di rane o di umani, si è potuto verificare che anche i pensieri sono semi creatori di memorie che si mantengono, si disperdono e si ricreano altrove in altro modo. Non solo. Come raccontava la nota storia dell’apprendista stregone che non riesce più a controllare la sua creazione magica o come si esercitavano a fare i dottori della kabala ebraica con i golem o i lama tibetani creatori dei tulpa, il pensiero concentrato e fissato in visualizzazioni costanti, dava origine a personaggi di cui molti estranei finivano per sentirne la presenza o addirittura vedevano – come racconta Alexandra David-Neel*- poiché queste forme si erano rese distinte e indipendenti: il che spesso diveniva insopportabile. Si trattava quindi di eseguire visualizzazioni intense e per parecchi mesi per farli sparire.

Del resto, avevo potuto verificare di persona (anche se lo scopo era diverso) come alcune di queste visualizzazioni del sistema tibetano, da praticare giornalmente con molti dettagli, servivano ad annullare vecchi schemi mentali, meglio di una psicoterapia o omeopatia: (il simile cura il simile o il veleno diluito fino all’immaterialità cura quel tipo di male). Da ultimo però era necessario far sparire la figura nella vacuità da dove proveniva!

Nel lontano Tibet succedeva a volte che alcuni alunni inesperti che si concentravano per giorni su forme che incutevano terrore, allorché esse acquistavano vita autonoma, questi poveretti morivano effettivamente di spavento. Qual’era il problema? CREDEVANO in quello che avevano creato di sana pianta. Lo scopo di questi esercizi era invece di verificare che l’attività mentale costruiva costantemente castelli di nuvole e che, all’infuori della nostra mente che li creava, questo mondo non era mai esistito.

Il processo assomiglia allo sviluppo dell’embrione, dapprima attaccato alla placenta materna, che diventa feto e poi si separa nascendo, emancipandosi dalla madre. I figli credono di emanciparsi, ma in realtà continuano a far parte del grembo materno, rappresentato dalla società, la coscienza collettiva o meglio l’ipnosi collettiva.

Allora cosa fa un figlio? Nomina o crea dei genitori (una madre crea un figlio e viceversa) e mostra loro costantemente quello che loro avevano in serbo al momento del concepimento, ingigantito, protratto linearmente nello spazio-tempo, in modo da poterlo percepire.

Si tratterebbe di accogliere questi codici mnemonici (in genere antichi traumi, aspettative e desideri insoddisfatti ecc.) senza interferenze di pensiero, di viverli e scioglierli poi con la visione della loro irrealtà. Solo la definizione, l’idea, fissa e separa, ma se il pensiero è assente, la separazione, la sofferenza si azzera.

Quando c’è felicità intensa, il pensiero non esiste: non così quando c’è dolore, che si cerca di evitare e quindi si crea una separazione mentale. Purtroppo la memoria resta, ben nascosta, come un seme al gelo dell’inverno, che poi si rianima a primavera. Il meccanismo abituale, dunque, è quello di reagire, di contrastare, di interferire o di risolvere intellettualmente il problema, ampliandolo in quel modo e conservandolo con le identificazioni: cemento o colla attacca-tutto?

Alla morte del corpo fisico, se queste memorie non sono state sciolte, il corpo sottile o mente conservatrice, dovrà creare un’altra forma per continuare a dare vita a quanto irrisolto. I pensieri creano la materia, in maniera consapevole o inconscia, lo affermano anche i fisici moderni.

L’osservatore, il primo senso di essere, crea il mondo (soprattutto i pensieri subconsci o semi): se non c’è osservatore il mondo non esiste. Significa quindi che lo spazio-tempo, creato subito dal primo pensiero – io sono – in cui tutto sembra avvenire, ha permesso al film di svolgersi (lo stesso film in salse diverse), ma se non ci identifichiamo più con tutto questo gioco virtuale, lo annulliamo e arriviamo alla conclusione dei lama tibetani e di altri saggi che NON è MAI SUCCESSO NULLA.

Del resto, negli insegnamenti tibetani dzog-chen e anche nell’advaita puro è chiaro che il samsara, il nirvana e il sat-chit-ananda sono solo MODI MENTALI per poter descrivere … L’INDESCRIVIBILE.

Come ho già scritto in altri articoli, lo stesso si può verificare per mezzo di altri sistemi di misura. Quando un bambino piccolo arriva nello studio di un medico con sintomi anche gravi, spesso il problema vero, se s’indaga a fondo nelle vicende della famiglia, si rivela essere quello inespresso dei genitori. Ecco perché le costellazioni familiari, gli psicodrammi e altre forme di ricerca nel vissuto di una famiglia, con la partecipazione di persone che non sono affatto al corrente, ma che incredibilmente lo esprimono spesso in modo spettacolare, danno un senso di liberazione. Dimostrano anche che siamo un unico campo di energia, inseparabile.

La separazione è solo fittizia. Viviamo nella non-località, ma continuiamo a credere di essere persone distinte, viventi in luoghi determinati e magari con un libero arbitrio che tutto decreta.

Voler “conoscere”, oggettivare la Realtà assoluta significa offuscarla. Significa incrementare il potere dell’intelletto, che teme di sparire e allontanarci dalla nostra vera natura. In tal modo la mente (o corpo sottile) ci mantiene nella divisione e nella paura di un “vuoto” che è solo un altro ostacolo concettuale, immaginario.

Abbiamo deciso noi di venire al mondo e in questa forma? Di incontrare l’anima gemella, o di subire un incidente o di vivere un determinato evento? Abbiamo scoperto chi è il macchinista del treno che ci porta a spasso? Se egli esiste veramente o è un’idea inventata, un’etichetta che si scolla facilmente dal prodotto?

Tolte tutte le etichette, cosa rimane? Il Testimone ultimo. Anch’esso deve sciogliersi come neve al sole. Il RIFLETTORE si spegne riassorbendo tutto il riflesso. Uomini, animali, piante, nuvole, stelle, galassie…

Il Nulla?

No, quello è ancora un’etichetta. È invece la REALTÀ, la Vera Natura in-conoscibile, in-dicibile che siamo prima, durante e dopo la parentesi del film, breve, lungo, bello o orrendo.

Quando si accendono le luci in sala, il film sbiadisce e diventa invisibile. Rimane solo la luce e, quando si È LUCE, NON MANCA PIÙ NULLA.

È successo qualcosa allora? Sono solo apparse ombre:

NON è MAI SUCCESSO ALCUNCHÉ.

Siamo la TRASPARENZA dell’acqua, ma ci identifichiamo con l’acqua.

Isabella di Soragna

Fonte: http://isabelladisoragna.com/articoli/ipnosi-collettiva-e-personale/

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