Jiddu Krishnamurti: Liberare la mente dell’umanità.

Freeing the mind of humanity.

«Allora, cosa si deve fare? Disperare? Vivere per il presente, divertirsi? Lasciare semplicemente andare le cose? Comprendi il problema?

Non puoi fare affidamento sull’esterno e nemmeno su te stesso. Il tuo sé è il risultato del mondo esterno in cui hai vissuto e che hai contribuito a creare. La società sei tu e tu sei la società; i due non sono separati. Se rifiuti quello, rifiuti anche questo; e devi.

Quindi, di che rifiuto si tratta? Stai seguendo?

Quando rifiuti il mondo esterno, l’autorità esterna, il sacerdote, la chiesa, l’intera struttura, non stai forse rifiutando anche te stesso, buttandolo via? Perché ciò che è fuori di te è parte di te. Sei cristiano, cattolico, protestante, buddista, indù, comunista, questo o quello. Sei condizionato e, quando lo rifiuti, devi anche rifiutare il tuo stesso condizionamento.

E si può essere liberi dai propri condizionamenti? Non in parte, qua e là, ma interamente, completamente, pienamente, sia il conscio che l’inconscio: dopo tutto, questa è libertà. Ed è solo in quella libertà che c’è un’azione giusta, un’azione totale, che risponderà interamente a questo vasto fenomeno.

Quindi questo è il problema: liberare la mente. La mente, non la tua mente o la mia mente, ma la mente dell’uomo – che sei tu – da tutti i suoi condizionamenti. Si può affrontare il problema in questo modo? Perché altrimenti non siamo liberi e, poiché non siamo liberi, c’è il caos nel mondo.

La libertà è questo assoluto non-condizionamento della mente. Se non lo facciamo, vivremo sempre in prigione; la decoreremo un po’ di più o un po’ di meno, magari diventeremo grandi tecnici, andremo sulla luna e oltre, metteremo la bandiera su Venere, o la croce su Marte, o la bandiera rossa da qualche altra parte e così via, ma resteremo sempre nel dolore e nella confusione.»

Tratto da: Jiddu Krishnamurti, Public Talk Rome, Italy – 04 November 1969.

Knowledge and Pure Observation.

«Cos’è l’apprendimento? Probabilmente la maggior parte di noi non si è nemmeno posta questa domanda, o se l’abbiamo posta, la nostra risposta è stata data dalla tradizione, che è conoscenza accumulata, una conoscenza che funziona con abilità o senza abilità per guadagnarci la vita quotidiana.

Questo è ciò che ci è stato insegnato, la ragione per cui esistono tutte le solite scuole, collegi, università, ecc.. Predomina la conoscenza, che è uno dei nostri più grandi condizionamenti e quindi il cervello non è mai libero dal conosciuto.

Si aggiunge sempre qualcosa a ciò che è già noto, ragion per cui il cervello viene imbrigliato nella camicia di forza del conosciuto e non è mai libero di scoprire un modo di vivere che potrebbe non essere affatto basato sul conosciuto.

Il conosciuto crea un solco largo o stretto e si rimane in quel solco, pensando che in esso si possa trovare una sicurezza. In realtà, quella sicurezza viene distrutta proprio dal conosciuto, che è sempre molto limitato. Fino ad ora, questo è stato il modo umano di vivere. 

La conoscenza è sempre il passato. Esiste un modo di agire senza l’enorme peso della conoscenza accumulata dall’umanità?

In effetti c’è. Non è l’apprendimento come l’abbiamo conosciuto; è una pura osservazione, un’osservazione di momento in momento, in quanto l’osservazione che non è continua, poi, diventa memoria.

L’osservatore è l’essenza della conoscenza, perché impone a ciò che osserva ciò che ha acquisito attraverso l’esperienza e le varie forme di reazione sensoriale. L’osservatore manipola sempre ciò che osserva e ciò che osserva viene sempre ridotto a conoscenza.

Quindi si è sempre intrappolati nell’antica tradizione dell’assuefazione. Quindi l’apprendimento è pura osservazione – non solo delle cose fuori di te, ma anche di ciò che accade interiormente; osservare senza l’osservatore.»

Tratto da: “Letters to the Schools”, Vol. I, pp. 28–29″, di Jiddu Krishnamurti

Fonte: http://legacy.jkrishnamurti.org/it/

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