Jon Kabat-Zinn: Panorami mentali.

Panorami mentali.

Il panorama in senso lato e i panorami visivi, uditivi, tattili, olfattivi, gustativi, alla fin fine convergono tutti in quello che chiameremmo, per estensione, panorama mentale. Senza la capacità di discernimento della mente non ci sarebbe conoscenza di nessun panorama, interiore o esteriore che sia.

Quando prendiamo consapevolezza, quando dimoriamo nella conoscenza, ci fermiamo nell’essenza profonda del panorama mentale, nella spaziosità ampia e vuota che è la consapevolezza stessa. La consapevolezza è il senso della mente, forse il supremo tra i sensi.

Non che sia facile arrivarci o dimorarvi. Coltivando la consapevolezza, però, scopriamo come essere disponibili a essa, come assaggiarla, odorarla, « esserla » e, quindi, rendercela disponibile quanto più possibile.

Ben presto osserviamo che ogni aspetto dell’esperienza va e viene.

Dimorando là, nella consapevolezza, pienamente svegli e sensibili all’intero campo dell’esperienza, per quanto aperto o chiuso abbiamo sistemato il diaframma dell’obiettivo, ben presto osserviamo che ogni aspetto dell’esperienza va e viene.

Di tutto ciò che sorge non c’è nulla che sia permanente, che duri nel tempo. Visioni, suoni, sensazioni fisiche (comprese questa inspirazione e questa espirazione), odori, sapori, percezioni, impulsi, pensieri, emozioni, umori, opinioni, preferenze, avversioni, nuove opinioni: tutto va e viene, un flusso in cambiamento continuo, che ci offre infinite, ricche opportunità di osservare l’impermanenza e la nostra abitudine di desiderare e di attaccarci agli oggetti del desiderio.

In ogni momento noi possiamo vedere, sentire, toccare, gustare e conoscere le cose così come sono. Non è un ideale per il quale lottare: è la realtà, ricca e a più dimensioni, a più consistenze, caleidoscopica, dell’esperienza di essere vivi; complessa, sì, eppure tanto semplice da poterci stare dentro… se solo vi portiamo la consapevolezza.

Quando coltiviamo con costanza l’intimità e la crescente familiarità con le cose così come sono realmente nel loro campo e, dunque, arriviamo a conoscere qualcosa del panorama mentale, siamo più capaci di lasciar andare, di momento in momento, la paura che le cose per noi non andranno come dovrebbero (il futuro) ; riusciamo meglio a lasciar cadere le varie lotte con cui cerchiamo di assicurarci che le cose funzioneranno come vogliamo noi e con cui proviamo, più o meno sottilmente, a forzarle in quella direzione (di nuovo, il futuro).

Qui e solo qui possiamo portare come contributo a coloro che amiamo e al mondo la nostra saggezza, le nostre energie e il nostro amore.

In quel momento, in ognuno di quei momenti, la spaziosità della consapevolezza che conosciamo e che abbiamo assaporato nella pratica […] può farci cambiare direzione nel panorama mentale verso un riconoscimento, se non verso la piena accettazione, delle cose così come sono.

In quel caso riusciamo a entrare realmente in contatto in qualunque momento con la nostra interezza, la nostra bellezza, al di là di nome e forma, al di là delle apparenze, al di là delle preferenze e avversioni, al di là del bene e del male.

Qui e solo qui si può trovare la pace. Qui e solo qui possiamo portare come contributo a coloro che amiamo e al mondo la nostra saggezza, le nostre energie e il nostro amore. E lo facciamo incantando la nostra intimità con il panorama mentale.

Così, potremmo dire che il panorama mentale comprende il panorama corporeo, il regno di tutti i sensi, il corpo stesso e viceversa. È un mistero, ma il panorama mentale è supremamente incarnato e, quindi, per ciò stesso, compassionevole e anche saggio.

Non c’è un ideale da raggiungere: il panorama mentale è solo e sempre quello che è.

Questo non significa, fra l’altro, che poi non ci possano essere conflitti o mancanza di accettazione, o lacerazioni e pulsioni opposte nella propria mente o nella propria vita. Certo che ci potranno essere! Fanno parte del panorama mentale degli esseri umani, anche di quelli che praticano la consapevolezza, come tutto il resto.

Ma può benissimo esserci uno spostamento graduale nell’equilibrio, con il tempo, dal conflitto interiore verso l’equanimità, dalla rabbia verso la compassione, dalla tendenza a vedere soprattutto le apparenze verso un apprendimento più profondo della realtà delle cose. Oppure qualche volta potrebbe essere così, un’altra volta in un altro modo.

In un dato momento può esserci un certo livello di equanimità, un certo livello di comprensione per se stessi, un certo livello di intuizione e visione profonda: occorre notarli e onorarli insieme a tutte le altre creature che abitano questo paesaggio interiore.

Alla fine, non c’è un ideale da raggiungere: il panorama mentale è solo e sempre quello che è. La sfida è questa: riusciamo a conoscerlo?  Riusciamo a non farcene intrappolare? Possiamo esserne liberi? Possiamo essere liberi entro il panorama stesso?

Tratto da: “Riprendere i sensi”, di Jon Kabat-Zinn

Fonte: https://zeninthecity.org/letture/autori-vari/jon-kabat-zinn-panorami-mentali/

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