Osho: Io appartengo all’universo.

Io appartengo all’universo.

“Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi cura di te. Parlo per esperienza: per trentadue anni sono stato il povero più ricco del mondo. E non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno di appartenere all’universo ha creato armonia da una grande contraddizione.”

Un ricercatore del Vero deve abbandonare tutto – e abbandonando tutto salva se stesso; altrimenti annegherebbe nel fango che gli si è accumulato intorno. I tuoi genitori, i tuoi insegnanti, i tuoi sacerdoti, la tua cultura, la religione, la società – tutti riversano fango su di te. Ed è un fango molto appiccicoso; ti resta incollato addosso.

La decisione di diventare un ricercatore del Vero è una decisione grande e importante, perché da quel momento in poi dovrai lasciare tutto ciò che pensavi fosse tuo e dovrai muoverti in una dimensione nuova, dove nulla ti appartiene. Al contrario, sei tu ad appartenere al Tutto.

Comprendi la differenza? Quando dici: “Questo mi appartiene”, è il linguaggio dell’ego. E quando dici: “Io appartengo all’universo”, è il linguaggio dell’assenza di ego; vuol dire che ti sei abbandonato completamente all’esistenza.

Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi cura di te. Parlo per esperienza: per trentadue anni sono stato il povero più ricco del mondo. E non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno di appartenere all’universo ha creato armonia da una grande contraddizione. Dal punto di vista dei beni materiali, sono l’uomo più povero che tu possa trovare. Anche un mendicante ha qualcosa che gli appartiene…

Anni fa insegnavo all’università e lungo la strada incontravo sempre un vecchio mendicante. La stazione ferroviaria si trovava proprio tra la mia casa e l’università; quel vecchio mendicava sempre nei pressi della stazione e sapeva a che ora sarei passato, così si metteva nel posto giusto e aspettava.

Un giorno fui sorpreso – al suo posto c’era un giovane mendicante! Gli dissi: “Cos’è successo al vecchio?”. Lui rispose: “Ho sposato sua figlia e ho ricevuto questo posto in dote. Nella nostra professione questa è un’ubicazione pregevole! La stazione ferroviaria, tante persone che vanno e vengono… L’università, tante persone che vanno e vengono… Nessun altro luogo può reggere il confronto”.

Così gli chiesi: “E di lui che ne è stato?”. Il giovane rispose: “Si è trasferito da un’altra parte”. Quella città aveva due stazioni ferroviarie, così il vecchio era andato a mendicare nei pressi dell’altra stazione. Era un tipo molto forte; doveva aver scacciato il mendicante che stava lì prima di lui, il quale era sicuro che quella stazione gli appartenesse.

Niente appartiene a nessuno, ma persino i mendicanti sono più ricchi di me. Dal momento che io non sono, come può appartenermi qualcosa?

Quando sono scomparso, la mia consapevolezza è diventata parte del Tutto. Ho perso tutto e ho guadagnato il Tutto; per questo dico di essere l’uomo più povero e quello più ricco.

In questi trentadue anni ho vissuto come un re e non ho guadagnato nemmeno un centesimo. L’universo si prende cura di me. L’universo è benevolo e voi siete i figli di questo universo.

Diventa nuovamente un bambino, allora i tuoi occhi saranno in grado di cogliere il senso di ciò che dico. E da quel momento in poi continuerai a crescere; andrai sempre avanti, e avanti e avanti ancora. Non ci sono confini all’esistenza e neppure ci sono confini alla tua crescita.

Tratto da: “From the False to the Truth”, Cap. 16, di Osho

Fonte: http://oshoite.blogspot.com/2018/06/essere-casa.html

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