Ramana Maharshi: Aforismi.

Aforismi di Ramana Maharshi (1879-1950)

Il sé pensò: “Come può essere tutto questo senza di me? Se l’eloquio è fatto dalla lingua, il respiro dai polmoni, la vista dagli occhi, l’udito dagli orecchi, l’odorato dal naso e la meditazione dalla mente, allora, chi sono io?” Aitareya Upanishad

In qualche momento della storia sopraggiunse Ramana Maharshi. Si pose un problema analogo e lo risolse in modo superbo ed egregio.

Chi sono io?

Così come tutti gli esseri viventi desiderano essere sempre felici, senza dolori, così avviene per chiunque osservi il supremo amore per il Sé e, poiché solo la felicità è la causa dell’amore, per ottenere questa felicità, che è la propria natura e che si sperimenta nello stato di sonno profondo, dove non c’è la mente, bisogna conoscere se stessi. Per fare questo – il cammino della conoscenza – il mezzo principale è il chiedersi “Chi sono io?”.

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Il beneficio dei vari metodi di Yoga: “Perché sprecare tempo su altre strade che, al massimo, condurranno al sentiero finale? Meglio essere su quel sentiero per tutto il tempo e non perdere momenti preziosi. Medita sul Sé, solo su Quello. Non c’è altra meta.”

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Tutte le altre pratiche spirituali richiedono oggetti esterni e un ambiente adatto, ma per l’investigazione (del Sé) non è richiesto niente di esterno a se stessi.

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Volgere la mente all’interno è tutto ciò che è necessario.

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Mentre si è impegnati nell’investigazione (del Sé) si può, con facilità, badare anche alle altre attività. Inoltre, l’investigazione, essendo puramente interiore, non distrae gli altri che sono intorno.

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La perseveranza in un’unica direzione è essenziale nella ricerca del Sé e quella è fatta soltanto interiormente, per tutto il tempo. Solo la vostra attenzione sul Sé interiore è essenziale.

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Se osservi unicamente il respiro, una tale attenzione ti condurrà spontaneamente alla ritenzione dello stesso (kumbhaka). Questo è jnana pranayama.

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Più umile ti fai, meglio è per te, in tutti i modi.

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Ritirando la mente all’interno, puoi vivere dappertutto e sotto qualsiasi circostanza.

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Dovresti considerare il mondo solo come un sogno.

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Non permettere alla tua mente di essere distratta dalle cose oggettive e dai pensieri. Ad eccezione del badare al tuo dovere quotidiano nella vita, il resto del tempo dovrebbe essere dedicato nell’Atma-nishta (dimora nel Sé); non sprecare nemmeno un secondo nella disattenzione, nel torpore.

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Non causare nemmeno il più piccolo ostacolo o disturbo agli altri. Inoltre, fai tutto il tuo lavoro tu stesso.

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Sia piaceri che dispiaceri dovrebbero esser ugualmente scartati ed evitati.

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Con l’attenzione focalizzata sulla prima persona e sul Cuore all’interno, si dovrebbe incessantemente praticare ‘Chi sono io’. Quando questo viene fatto con assoluta concentrazione, il respiro si calmerà da solo. Durante tale pratica controllata, la mente potrebbe improvvisamente balzar fuori; perciò si deve eseguire con vigilanza l’investigazione, ‘Chi sono io?’

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Rimanere in silenzio senza pensieri è il Tutto.
Rimanere senza pensieri è Nishta (permanere in ferma meditazione).
Rimanere senza pensieri è Jnana (saggezza).
Rimanere senza pensieri è Moksha (liberazione).
Rimanere senza pensieri è sahaja (spontaneità).
Perciò, lo stato senza nessuna traccia di pensiero è lo Stato Finale di Completezza, davvero!

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Per conoscere il tuo aspetto devi guardare in uno specchio, ma non scambiare quel riflesso con te stesso. Quello che è percepito dai nostri sensi e dalla nostra mente non è mai la verità. Tutte le visioni sono solo creazioni mentali; se credi ad esse, il tuo progresso si ferma. Chiedi per chi avvengono le visioni, chi è il loro testimone. Liberati da tutti i pensieri, rimani nella pura consapevolezza. Da quella non muoverti.

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C’è il bhakta, perché egli possa adorare, ci deve essere un Dio… Mediante la devozione egli si sviluppa fino a sentire che Dio solo esiste e che egli personalmente non conta. Arriva a uno stadio in cui dice: “non io, ma Tu” ; …nel bhakti marga si chiama abbandono completo… cancellare l’ego significa conseguire il Sé.

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Il Jnani, uomo di Saggezza, realizza attraverso l’Amore che Dio non è altro che il Sé. Il Bhakta, sebbene consideri Dio come separato (da sé), nondimeno si fonde e dimora nel Sé.

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Un discepolo chiese, “Cosa, riguardo a religioni, insegnanti, guru?”

La risposta: “Possono aiutare nella ricerca del Sé? Può una religione, che ti insegna a guardare fuori di te, che promette un paradiso e una ricompensa fuori di te, può aiutarti?

È solo immergendosi profondamente nel Cuore spirituale che uno può trovare il Sé.”

Pose la sua mano destra sul lato destro del petto e continuò, “Qui sta il Cuore, il dinamico cuore spirituale. È chiamato Hridaya ed è collocato sul lato destro del petto ed è chiaramente visibile all’occhio interiore di un esperto del sentiero spirituale. Attraverso la meditazione puoi imparare a trovare il Sé all’interno di questo Cuore.”

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Bhagavan mi disse che il Sé reale è senza tempo. “Ma, nonostante l’ignoranza, nessun uomo prende
seriamente il fatto della morte. Egli può vedere la morte intorno a lui, ma lui ancora non crede che morirà. Egli crede, o piuttosto, sente, in qualche strano modo, che la morte non è per lui. Solo quando il corpo è minacciato egli cade vittima della paura della morte. Ogni uomo crede di essere eterno e questa è, alla fine, la verità. Questa verità afferma se stessa, nonostante l’ignorante convinzione dell’uomo che il corpo sia il Sé.”

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Gli domandai come pregare per altre persone. Egli rispose, “Se tu dimori nel Sé, non ci sono altre persone. Tu e io siamo lo stesso. Quando io prego per te prego per me stesso e quando prego per me stesso, prego per te.

La vera preghiera è dimorare nel Sé. Questo è il significato di ‘Tu Sei Quello’, Tat Twam Asi. Non ci può essere separazione nel Sé. Non c’è bisogno di altra preghiera che dimorare nel Sé.”

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Io dissi, “Bhagavan, voi dite che devo intraprendere la ricerca del Sé attraverso l’investigazione, facendomi la domanda ‘Chi sono io?’ Posso chiedere ‘Chi siete Voi?’”

Bhagavan rispose, “Quando tu conosci il Sé, ‘Io’, ‘Tu’, ‘Lui’ e ‘Lei’ scompaiono. Essi si fondono insieme nella Coscienza Pura.”

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Notando una volta che c’erano alcuni preti dallo sguardo cattivo che erano venuti dal tempio, ne parlai a Bhagavan. Egli disse, “Cosa intendi per cattivo? Io non so la differenza tra quello che tu chiami bene e male. Per me sono la stessa cosa, come i lati opposti di una moneta.”

Avrei dovuto saperlo. Bhagavan era, naturalmente, oltre la dualità. Egli era oltre amore e odio, oltre bene e male, e oltre tutte le copie di opposti.

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La sostanza primordiale, la cui essenza è il silenzio, quello io sono. Perché prendersi il disturbo di pensare “quello sono io”? La meditazione è quiete; è l’estinzione dell’io; quando l’io è andato, dov’è il posto per il pensiero?

Aforismi di: Ramana Maharshi

Fonte: http://www.meditare.it/wp/aforismi-per-meditare/aforismi-di-ramana-maharshi-1879-1950/

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